“Tre giorni prima di morire|Borsellino era un altro uomo”

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10 Ottobre 2009, 12:15

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Anche il senatore Carlo Vizzini è intervenuto sulla vicenda delle trattative tra Stato e Cosa Nostra e la presunta connessione con l’attentato di via D’Amelio del 19 luglio 1992, argomento alla ribalta dopo la puntata di AnnoZero di giovedì scorso.

Il politico palermitano, intervistato dal giornalista del Tempo Fabrizio Dell’Orefice, ha dichiarato che “non c’è dubbio che di quella stagione, quella delle stragi del ’92-’93, vi sono ancora lati oscuri, parti buie. Che indubbiamente andrebbero chiarite”.

Vizzini ha raccontato di avere incontrato due volte Paolo Borsellino dopo la strage di Capaci. Innanzitutto, l’1 giugno, quando il giudice era “iperattivo, lucido, molto tosto e interessato alle nostre proposte e mi colpì per il fatto che chiese l’intera documentazione e se la fotocopiò. Fu un colloquio franco e leale”. Tra le proposte, la riapertura del carcere di Pianosa.

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Ma nell’incontro del 16 luglio, ovvero tre giorni prima la sua uccisione, Borsellino “non era lo stesso che avevo incontrato prima. Era un altro uomo. Come se avesse piena coscienza del fatto che in quei giorni la sua vita era veramente a rischio”.

Alla domanda, infine, sul motivo per il quale il giudice fu ucciso (“aveva scoperto qualcosa sulla trattativa mafia-politica o perché aveva compreso l’accordo mafia-imprese?”), il senatore Vizzini ha risposto così:

“Penso che andrebbe fatta luce su tutti i punti oscuri. Ma credo che le due cose possono essere concorrenti. E comunque una non esclude l’altra. Parliamoci chiaro, andrebbe fatta luce sulla strategia della tensione, sulla stagione delle stragi. Parliamoci chiaro, io non credo che un mafioso da solo si faccia venire in mente di mettere una bomba al Velabro, a via dei Georgofili o a via Palestro. Per il semplice motivo che io, che sono un docente universitario, a stento so dove si trovano quelle strade”.

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10 Ottobre 2009, 12:15

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