CATANIA – “Bergoglio è stato un grande Papa. Ma l’abbiamo conosciuto e visto all’opera anche da vescovo di Buenos Aires perché ha partecipato a tante cose di Sant’Egidio in Argentina”. Emiliano Abramo, presidente della Comunità egidiana di Catania, non nasconde tutta la sua ammirazione per un Pontefice che “è intervenuto sui grandi temi. La pace su tutti, ma anche la carità. È stato un grande compagno: uno che ci ha sostenuti in questo suo Pontificato”.
Ha un suo personale aneddoto legato a Papa Francesco?
“Io ricordo quando venne a trovarci a Trastevere, a Roma, e descrisse così Sant’Egidio: “Preghiera, poveri e pace”. Le tre “p”, proprio a voler sostenere questo mandato di Sant’Egidio. E vorrei raccontarti anche un altro episodio che oggi merita di essere conosciuto”.
Prego.
“Io ho avuto parecchie volte il piacere di incontrare Papa Francesco. Ma, tramite l’elemosiniere il Cardinal Konrad Krajewski che venne a Catania per inaugurare la lavanderia del Papa, il Pontefice voleva sapere cosa poter fare per i migranti che stavano al Cara di Mineo. Noi abbiamo risposto che, al di là delle cose materiali, il vero problema – alla luce di quanto avevano vissuto – era che vi fosse una grande domanda di preghiera. Ma nessuno aveva le bibbie”.
E che accadde?
“Il Papa ci regalò 300 bibbie in lingua francese e altre 300 in lingua inglese che distribuimmo a tutti i migranti in una grande giornata di festa. Ma c’era un patto”.
Quale?
“Quello che non lo sapesse nessuno. Tutto questo per dire che c’è una quantità di gesti che il Papa ha svolto nella carità, nell’attenzione, nella risposta all’ascolto delle persone che incontrava che rende lo ancora più grande. E molto altro lo scopriremo nel tempo a venire”.
Che pontificato è stato quello di Papa Francesco?
“È stato un Papa talmente simpatico ed empatico che, per esempio, è stato in grado di cancellare tutti i veleni del passato. È uno che ha voluto mantenere la propria personalità. Dal vestiario, che è un dettaglio, al modo in cui si è relazionato con le persone. Ha voluto traghettare la Chiesa, oltre.
Lui diceva di avviare dei processi. Ed io credo che non si tornerà più indietro. Il Papa ha avviato dei processi che, secondo me, saranno irreversibili”.
Che accade adesso nella corsa per il successore?
“Io credo che i tempi saranno, intanto, molto rapidi. Perché c’è bisogno di una guida della Chiesa in uno scenario mondiale troppo segnato dalla guerra e quindi dal bisogno di pace.
Dobbiamo però ricordare tutti una cosa: che i cardinali, al netto della curiosità e del toto-Papa, resteranno in conclave sotto il Giudizio universale di Michelangelo e non devono trovare chi loro credono sia più degno a essere successore di Pietro. Ma devono trovare chi suggerisce loro lo Spirito di essere più degno”.
È difficile però non immaginare ben più di una venatura politico-diplomatica in questo contesto.
“Certamente ci sono dei giochi in un conclave in cui i cardinali si conoscono poco perché sono tanti. È il conclave più internazionale che esista: ma, al contempo, la formula del conclave può tranquillamente fare saltare i giochi delle cordate e valorizzare chi agisce secondo coscienza. Ma questi saranno importanti giorni di conoscenza tra i cardinali”.
Si proseguirà nel percorso di Papa Francesco?
“La maggioranza del conclave è costituita da cardinali nominati da Bergoglio. Ma non significa che siano bergogliani. Quando c’era Papa Montini, si diceva montiniani: ma era quella era una scuola. Io non vedo una dimensione ricercatamente progressista: credo che si confronteranno idee di Chiesa perché non mancheranno neanche i critici all’operato di Bergoglio”.
E quei processi irreversibili?
“Rimangono. Uno è quello sul dialogo interreligioso: l’altro, i termini di contatto con la gente. Soprattutto con quella gente che è lontana dalla Chiesa, che non è credente. Ed alla quale Bergoglio ha guardato e parlato con una forza ed una leadership mai vista. E credo che queste siano indicazioni troppo importanti per la Chiesa del terzo millennio”.