Trent’anni per Antonino Marino |Bruciò vivo il cugino Marco Castro

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25 Marzo 2014, 16:16

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CATANIA – Trent’anni di reclusione. La sentenza è stata pronunciata dal Gup di Catania, Flavia Panzano, davanti a cui si è celebrato il processo, con il rito del giudizio abbreviato, nei confronti di Antonino Marino unico colpevole per l’uccisione del 25enne paternese Marco Castro arso vivo dal cugino: ovvero, l’imputato. Accolta dunque la richiesta dell’accusa, rappresentata dal pm Giuseppe Sturiale. La difesa era rappresentata dal legale Rosanna Natoli. Giuseppe Primaverile era invece il difensore delle parti civili. Le parti civili erano la madre ed il fratello Nicolas: il risarcimento è di 50 mila euro per la madre e 20 mila per il fratello. Alla sentenza erano presenti anche la madre, la nonna ed alcuni degli amici di Marco.

Marco Castro venne bruciato vivo dal cugino, Antonino Marino per l’appunto, senza alcun apparente motivo. Un alterco la sera prima e poi la “vendetta” consumata dal suo carnefice. I due vivevano nella stessa abitazione: Marino a pian terreno con la nonna, Marco al primo piano. Nel pomeriggio del 23 aprile Marino attese a casa l’arrivo del cugino, dopodiché gli svuotò addosso un bidone di benzina da dieci litri completando l’opera dandogli fuoco. Una scena straziante con Marco Castro che si accese come una torcia.

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Una morte atroce quella di Marco. Il suo cuore cessò di battere alle 8.30 del 26 aprile dello scorso anno a tre giorni dalla sciagura all’interno della sala rianimazione del Civico di Palermo dove era giunto in elisoccorso dal Cannizzaro di Catania. Venticinque anni, non ce l’ha fatta: il suo cuore ha smesso di battere intorno alle 8.30, alle 5 di questa mattina ha avuto un peggioramento. E’ morto nella sala rianimazione del Civico di Palermo. Al suo capezzale i familiari e l’allora fidanzata, rimasti sconvolti dall’accaduto. Così come sotto shock fu l’intera città di Paternò che assieme agli amici di Marco si strinse forte nel dolore e nel cordoglio per la perdita di un giovane “pieno di vita”. Una giovane promessa del calcio (vestì anche la maglia della sua squadra, la maglia del Paternò) ucciso da una furia senza giustificazioni.

Oggi, la giustizia si è pronunciata. Una giustizia terrena che, però, non potrà mai restituire Marco ai suoi amici. Ai suoi cari.

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25 Marzo 2014, 16:16

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