15 Febbraio 2019, 07:57
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PALERMO – Un bilancio fondato sulla fiducia. La manovra, approvata all’alba dopo una lunga giornata di rinvii e contrattazioni, poggia alla fine su un bel mucchio di soldi “congelati”. Ci sono, ma non ci sono allo stesso tempo. Li usano ora, ma ci saranno materialmente poi. E solo a una condizione, però: il governo nazionale dovrà dare il suo via libera, altrimenti i tagli che sono stati apparentemente scongiurati oggi, potrebbero tornare domani. E per arrivare all’ok definitivo al testo, su proposta del Pd, il governo ha deciso di prelevare qualche milione dalla cassaforte del Collegato: per gran parte dei fondi Esa, per gli stanziamenti destinati alle proroghe dei contratti dei consorzi di bonifica e per i vivai Paulsen. Questi ultimi, dunque, sono soldi “veri”.
L’Ars, insomma, ha trovato il modo per “passare la nottata” (nel vero senso della parola), spostando a un futuro prossimo la questione. Intanto, le varie categorie, dai Pip ai ai forestali, dai talassemici ai ciechi, dalle scuole paritarie ai teatri, vedranno rimpinguato il proprio capitolo di bilancio: verrà riportato alle origini, prima dei tagli. Con soldi che dovrebbero arrivare, forzando appunto un po’ la mano al governo nazionale, dall’accantonamento delle somme relative alla parte di disavanzo attualmente non ancora rateizzabili in trent’anni.
E dire che tutto sommato, per come si erano messe le cose, la scelta di governo e deputati sembra persino quella meno “azzardata” rispetto ad altre ipotesi che erano state fatte in giornata. Una aveva preso quota, in particolare: la decisione di tenere in Sicilia le quote di Iva che la Regione deve per legge trasferire allo Stato. Un azzardo, appunto, che avrebbe finito anche per incrinare i rapporti con lo stesso governo che avrebbe dovuto approvare la rateizzazione in trent’anni del disavanzo.
Nelle concitate ore in cui il governo cercava una via d’uscita, ecco fare capolino anche altre ipotesi: una clausola di salvaguardia legata a un possibile aumento dell’Irpef e il taglio lineare dell’un per cento o poco più di tutti i capitoli di bilancio. Alla fine, ha prevalso l’altra scelta, venendo anche a patti col Pd che, con Antonello Cracolici, ha chiesto in Aula di utilizzare i fondi del Collegato per rimediare ai tagli “dolorosi” della Finanziaria con una soluzione non fittizia. “Un massacro che abbiamo subito”, ha detto il presidente della Regione Nello Musumeci, ricordando la sua “pesante eredità” che però “non è imputabile solo a Crocetta, ma anche a chi c’è stato prima”. E così, via nella notte a riunioni su riunioni della Commissione Bilancio per trovare la quadra.
Tra le categorie i cui capitoli di bilancio vengono ripristinati, ecco quelle a cui tocca la fetta più grossa dei fondi ancora “congelati”: ai forestali vanno più di 53 milioni di euro; ai fondi per il trasporto pubblico locale, 48 milioni di euro; nove milioni di euro ciascuno per i capitoli relativi ai Pip e all’Esa. Poi, sette milioni di euro per i precari, due distinti finanziamenti da 8 milioni e mezzo e da 11 milioni ai consorzi di bonifica e due milioni di euro alle attività sportive.
Rimpinguati anche i fondi dei capitoli di bilancio relativi agli enti colpiti maggiormente dai tagli. Enti di cui LiveSicilia ha raccontato il travaglio e le paure. Le somme più sostanziose vanno ai vitalizi per i malati di talassemia (2.151.469), agli enti regionali per il diritto allo studio (2.400.000), al Fondo unico regionale per lo spettacolo (1.600.000), alla propaganda di prodotti siciliani (1.532.044), al Teatro Massimo Bellini di Catania (1.400.000). Un milione di euro per i percorsi dell’obbligo scolastico e un milione di euro per le spese di ricovero dei minori in detenzione. Fondi anche per le scuole paritarie, le sedi distaccate delle università, le associazioni dei non vedenti, l’istituto zootecnico (anche per il personale, e sono recenti le assunzioni dei dipendenti ex Aras) e l’istituto per l’incremento ippico di Catania, per l’Istituto della vite e degli oli, per il consorzio della ricerca sulla filiera casearia.
Un’operazione di recupero che si aggira attorno ai 160 milioni di euro, tra soldi “veri” e soldi “congelati”, ma che intanto un risultato lo ha ottenuto: la Sicilia è fuori dalla gestione provvisoria e molte categorie potranno tornare a lavorare e a tirare un sospiro di sollievo. Almeno per un altro po’. La palla adesso è di nuovo nelle mani di Roma.
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15 Febbraio 2019, 07:57