Truffa, inchiesta su Calatrasi| Sequestrata la "Vini del Sud" - Live Sicilia

Truffa, inchiesta su Calatrasi| Sequestrata la “Vini del Sud”

Antonio Miccichè

Bloccati beni per un milione e 200 mila euro. Nella foto l'imprenditore Antonio Miccichè

PALERMO – Anche i beni della “Vini del Sud ” di San Cipirello sono riconducibili ad Antonio Micciché e il gip ne ordina il sequestro. Si tratta dell’imprenditore coinvolto nell’inchiesta, assieme ad altre persone, sfociata nei mesi scorsi nel sequestro della più nota casa vinicola Calatrasi di cui la “Vini del Sud” è una sorta di propaggine.

La Procura avrebbe voluto che anche la “Vini del Sud” finisse sotto sequestro. Solo che il Riesame sostenne che la società, a differenza della testi accusatoria, non era “un mero schermo per l’amministratore Miccichè, alla stregua di un’intestazione fittizia di beni”. Insomma, la “Vini del Sud” aveva una vita propria e autonoma rispetto alla Calatrasi. A stoppare allora il sequestro intervenne anche la procedura di concordato preventivo avviata dalla “Vini del Sud” che, nel frattempo, però, è stata dichiarata fallita.

Secondo il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa, il fallimento ha fatto rientrare la “Vini del Sud nella sfera di titolarità della casa vinicola Calatrasi”. Da qui il sequestro preventivo che, scrive il giudice, vuole garantire che “i patrimoni non vadano dispersi o sottratti da chi, illecitamente, li ha conseguiti e ciò senza anticipare gli effetti di giudizi di merito penali o civili”.

Di parere opposto il legale della curatela fallimentare della “Vini del Sud”, l’avvocato Francesco Bertorotta, il quale ha fatto ricorso al Riesame per ottenere il dissequestro, convinto che il fallimento non faccia automaticamente rientrare i beni nella disponibilità di Calatrasi. L’ammontare del beni bloccati – conferiti dalla Calatrasi alla Vini del Sud – ammonta a quasi un milione e 200 mila euro fra magazzini e vigneti a San Cipirello.

L’inchiesta penale è in fase di udienza preliminare. Gli imprenditori Miccichè attraverso un meccanismo di false fatturazioni per giustificare spese mai sostenute avrebbero truffato la Regione Puglia ottenendo un contributo di fondi comunitari da oltre 1,5 milioni di euro per realizzare una cantina a Brindisi.


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