Truffa per annullare cartelle Serit |"Ecco come ci raggiravano" - Live Sicilia

Truffa per annullare cartelle Serit |”Ecco come ci raggiravano”

Sentiti in aula i 4 testi citati dall'accusa.

CATANIA – È iniziata con le testimonianze dei quattro testi citati dall’accusa l’ultima udienza sul processo scaturito dall’operazione Cleaner, l’inchiesta che nel 2014 svelò un presunto sistema di truffe ad opera di sei persone accusate di aver raggirato trecento “clienti” prospettando falsi sgravi fiscali dalle cartelle esattoriali della Serit. A sedere sul banco degli imputati rimangono solo Andrea Fischetti e Fabrizio Pappalardo, gli unici fra i sei arrestati finiti ai domiciliari, che hanno scelto il rito ordinario e per i quali la prima sezione del Tribunale etneo ha deciso di celebrare il rito riunito. Per Fischetti le accuse sono di associazione a delinquere e truffa, mentre per Pappalardo di falso e associazione. Per gli altri le posizioni hanno intrapreso strade giudiziarie differenti.

I testimoni interrogati dal Pm Fabio Regolo, hanno ripercorso tutte le fasi del presunto raggiro di cui sarebbero stati vittime. Secondo le versioni dei 4 imprenditori, gli imputati erano soliti recarsi personalmente nelle ditte con l’intento di “adescarli”. Si tratta di un particolare che ritorna in quasi tutte le deposizioni rese dai testi. “Quali sono oggi gli artigiani che non hanno debiti pendenti? E loro lo sapevano”, spiega uno degli imprenditori chiamati a testimoniare. L’imprenditore ha raccontato di aver avuto a che fare con Corrado Santonocito, l’imputato che, assieme a Livio Sorrentino e Maurizio Salvatore Affettaha optato invece per il patteggiamento della pena. “Si è presentato da me in officina Corrado Santonocito qualche anno fa – ha raccontato il fabbro ieri dinanzi al collegio presieduto dal giudice Grazia Anna Maria Concetta Caserta – sapeva che io e tutti gli altri artigiani eravamo nella stessa barca. Ci ha chiesto se avevamo cose da pagare alla Serit e ci ha detto che poteva farci applicare delle riduzioni e così ho consegnato delle somme nelle sue mani. Lui mi ha detto che aveva una persona all’interno della Serit ed erano capaci di annullare o ridurre l’importo di queste cartelle esattoriali. In cambio si trattenevano una percentuale. Tempo dopo mi sono accorto che alla Serit non è cambiato nulla, il mio debito è rimasto. Perché era tutto fasullo”. I fatti contestati per tutti sono fermi al 2012.

Ciascuno degli imputati secondo l’accusa aveva un preciso ruolo all’interno del presunto sodalizio criminoso. Alcuni di loro, fra cui Santonocito e Affetta avrebbero millantato conoscenze con i funzionari della Serit facendo credere ai clienti raggirati di poter accedere a soluzioni vantaggiose per far estinguere i debiti pendenti presso l’agenzia di riscossione. Stando agli esiti delle indagini, l’associazione a delinquere avrebbe ingannato i clienti ricavando illecitamente un totale di 700 mila euro. Le false riduzioni dei debiti avrebbero inoltre preso forma tramite la contraffazione delle cartelle esattoriali mostrate dagli imputati alle vittime che cadevano così nel tranello.

Altro artigiano ora in pensione, che all’epoca dei fatti si occupava di infissi metallici racconta al Pm come è finito nella rete del presunta consorteria criminale. “Corrado Santonocito è venuto da me per un lavoro chiedendo informazioni per degli infissi, e nel frattempo mi ha lasciato un bigliettino dicendo che lui era un ragioniere che si occupava di tasse. Io siccome avevo una causa contro il Comune l’ho chiamato. Lui diceva di poter controllare i conti e far prescrivere le somme o gli interessi che c’erano”. Il debito dell’ex imprenditore ammontava a 30 mila euro, somma poi ridotta a 6 mila euro tramite i falsi “sconti” che avrebbe applicato il Santonocito. “Mi mostrava poi delle cartelle con il marchio della Serit e un estratto conto sempre della Serit. Gli consegnai varie somme e mano a mano che mi portava gli estratti di ruolo, e non ho mai verificato agli uffici della Serit, se quelle somme fossero state davvero detratte. Poi ho capito che mi aveva fregato i soldi”, ha risposto l’imprenditore al pm.

In particolare il Pm ha cercato di capire cosa spingesse le vittime a fidarsi degli imputati al punto da consegnare nelle loro mani ingenti somme di denaro senza preoccuparsi di verificare che la Serit desse effettivamente la possibilità di usufruire di “sconti” per saldare le proprie posizioni con l’erario.

“Non ho pensato a un’istanza di rateizzazione da presentare direttamente alla Serit, io ero troppo impegnato con il mio lavoro, non avevo tempo e quindi visto che c’era l’amicizia con Affetta ho acconsentito che se ne occupasse lui così da evitarmi lunghe code alla Serit”, ha dichiarato un altro dei testi sentiti ieri in aula. Quest’ultimo era amico di lunga data con Maurizio Affetta. ”Avevo un debito di 8 mila euro – ha continuato – Affetta mi disse che poteva rottamare le schede, e che con due rate potevamo uscircene fuori. Gli diedi 1800 euro. Non gli chiesi ricevuta perché lo conoscevo, facevamo sport assieme da una vita. Poi mi fece avere queste cartelle esattoriali che erano perfettissime. Credevo dunque che il debito fosse estinto, ma in realtà è rimasto e lo sto rateizzando adesso”.

“Avevo un debito di 8mila euro – ha raccontato invece un altro giovane imprenditore dinanzi l’accusa – Conoscevo Andrea Fischetti tramite mio fratello, perché si occupava di finanziamenti. Gli raccontai dei miei debiti e lui mi presento Corrado e mi disse che poteva farmi dilazionare questo debito, siccome io avevo un’ipoteca sulla casa volevo risolvere quanto prima il problema. Gli feci un assegno circolare. Quando poi andai a controllare autonomamente la mia posizione alla Serit mi resi conto che il debito ancora c’era”.

Quasi tutte le vittime si sarebbero accorte di essere state truffate quando, dopo qualche tempo, giungevano loro nuove richieste di pagamento della “cartella” da parte della Serit. Tutte le false cartelle esattoriali, inoltre, che secondo l’accusa sarebbero state prodotte e realizzate da Pappalardo e Antonino Zullo, – quest’ultimo già assolto per il reato di associazione ma condannato per il reato di truffa – sono state tutte consegnate alla Guardia di finanza. 

Fabrizio Pappalardo, difeso dall’avvocato Antonio Giuffrida è stato scarcerato dopo il ricorso al Riesame nel luglio del 2014. “Da quanto emerso nel corso dell’udienza – ha dichiarato l’avvocato al termine dell’udienza di ieri – del materiale e le cartelle, poi rivelatosi contraffatto, e consegnato dalle vittime alla guardia di Finanza, nessuno di questi atti è stato mai rinvenuto nel computer in uso al mio assistito. Siamo certi dunque di poter dimostrare nel proseguo dell’attività processuale l’estraneità ai fatti contestati del mio cliente”.

A costituirsi parte civile nel processo è la Serit oggi Società riscossione Sicilia, che dalle indagini è risultata totalmente estranea alle accuse contestate. Nel corso della prossima udienza toccherà testimoniare proprio ai testi citati dalla parte civile.

 

 

 

 

 

 

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI