18 Febbraio 2021, 10:35
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AGRIGENTO – Villa con piscina e guadagni per oltre un milione di euro grazie a contributi e finanziamenti pubblici ottenuti fraudolentemente per la gestione dell’accoglienza dei migranti. Questa l’accusa mossa dalla procura di Agrigento, con le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dal sostituto procuratore Elenia Manno, nei confronti dei vertici della Omnia Academy con sede a Favara.
Gli indagati sono Francesco Morgante, 53 anni di Favara; Anna Maria Nobile, 50 anni di Favara; Giovanni Giglia, 57 anni di Favara; Giuseppe Butticè, 57 anni di Favara; Alessandro Chianetta, 37 anni di Favara e Massimo Accurso Tagano, 50 anni di Agrigento. A firmare il provvedimento è il gip del Tribunale di Agrigento, Franesco Provenzano.
Un’associazione culturale che negli anni è divenuta leader nel settore con oltre dieci centri di accoglienza tra le province di Agrigento e Caltanissetta. I sei indagati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di truffe ai danni dello Stato. E la guardia di finanza di Agrigento, guidata dal colonnello Rocco Lopane, ha eseguito questa mattina un sequestro preventivo che riguarda beni per oltre oltre un milione e trecentomila euro.
Secondo gli inquirenti la Omnia di Favara, i cui vertici erano principalmente disoccupati o ex insegnanti di Favara, avrebbe incassato le rette giornaliere per i servizi in favore dei migranti quando – in realtà – questi ultimi non erano più presenti nella struttura o addirittura in carcere. Agli indagati e’ stata inibita la possibilita’ di contrarre con la Pubblica Amministrazione e ed e’ stato imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le indagini prendono il via da un semplice controllo amministrativo effettuato dall’ufficio immigrazione della Questura di Agrigento.
Nel corso dell’operazione sono stati individuati e sottoposti a vincolo cautelare dalle Fiamme gialle decine di conti e rapporti bancari e finanziari riconducibili agli indagati, dieci unità immobiliari, tra cui due lussuose ville nel territorio agrigentino, e altri beni registrati, che in caso di condanna, sono suscettibili di confisca a ristoro del danno economico patito dall’erario pubblico.
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18 Febbraio 2021, 10:35