Truffe per annullare cartelle Serit |Parla l'imputato: "Anch'io vittima" - Live Sicilia

Truffe per annullare cartelle Serit |Parla l’imputato: “Anch’io vittima”

Il processo sembra avviarsi in dirittura d'arrivo.

CATANIA – Con l’esame di uno dei due imputati il processo ordinario sulle truffe per annullare i debiti alla Serit è entrato nel vivo. Andrea Fischetti dopo 4 anni dall’operazione eseguita dalle fiamme gialle ha parlato per la prima volta in aula rispondendo alle domande del pm Fabio Regolo e poi a quelle del suo avvocato, Giorgio Antoci. La deposizione si è concentrata sulla natura dei rapporti che lo legavano al promotore finanziario Livio Sorrentino e soprattutto a Corrado Santonocito. Questi ultimi, alla sbarra in un altro troncone del processo, hanno optato per il patteggiamento della pena. Ma anche sulla sua conoscenza con Antonio Zullo, assolto a conclusione del rito abbreviato dalle accuse di associazione a delinquere e condannato invece per il reato di truffa. Insieme a Fischetti è anche imputato Fabrizio Pappalardo. In tutto erano sei le persone, infatti, accusate di aver raggirato e spillato migliaia di euro a “dei clienti” tramite la falsificazione delle cartelle all’allora agenzia di riscossione Serit. L’istruttoria dibattimentale si chiuderà con le deposizione dell’ultimo teste dell’accusa e le discussioni di Pm e difesa. Il processo sembra così avvicinarsi verso la dirittura di arrivo.

Intanto, nel corso dell’ultima udienza il pm, come accennato, ha voluto approfondire la rete di relazioni intercorsa fra l’imputato e Zullo. “Era un mio cliente e amico – ha detto Fischetti – L’ho conosciuto nel 2011 mentre operavo per conto di una banca. Mi passava dei clienti da Messina. Io gestivo dei mutui“.

Quanto al collega Santonocito, “Sono stato anche io una vittima delle sue truffe, e fortunatamente ho le matrici di assegno che lo dimostrano”, ha detto Fischetti in aula rispondendo al suo legale. “Mi era stato presentato come un ragioniere, e occupandomi di mutui per conto di clienti, sapevo che tramite lui potevo far eliminare le ipoteche dalle case”. I due, ha spiegato ancora, si conoscevano avendo avuto Fischetti per un periodo un ufficio in via Teramo a Catania, i locali dove lavorava anche il promotore finanziario Maurizio Affetta (altro membro della presunta consorteria che ha patteggiato) e Sorrentino. Secondo l’accusa Fischetti insieme a Santonocito all’epoca dei fatti (2011) avrebbe verificato le posizioni debitorie dei clienti nonché millantato conoscenze privilegiate con i funzionari della Serit allo scopo di far credere alle vittime di poter estinguere i loro debiti. In realtà poi dalle indagini è emerso come nessuno di loro avesse effettivamente conoscenze con i dipendenti della Serit e meno ancora le somme pendenti all’erario fossero in alcun modo state estinte. E Fischetti – che si è sempre professato innocente – ha raccontato dinanzi al presidente del collegio della I sezione penale del Tribunale etneo, Grazia Anna Maria Caserta – i dettagli della truffa di cui sarebbe stato vittima. “Parlando con Santonocito mi disse che potevo effettuare degli sgravi sulle cartelle esattoriali di mia sorella. Gli consegnai degli assegni. A detta sua, gli sgravi dalle cartelle esattoriali avvenivano in materia del tutto lecita. Poi scoprii che quei debiti non erano mai stati annullati”. E su Sorrentino, “Lo conoscevo, essendo anche lui un collega promotore finanziario”.

Ma Fischetti ha risposto soprattutto in merito alla vicenda dell’imprenditore Giuffrida, già sentito nel processo come testimone. L’artigiano aveva raccontato di conoscere Fischetti che a sua volta gli presentò poi il Santonocito. A quest’ultimo l’imprenditore aveva consegnato un assegno circolare per “regolarizzare la sua posizione alla Serit” tramite la “rottamazione” delle cartelle esattoriali. “Questo mio amico, Giuffrida, aveva un’ipoteca sull’immobile – ha detto Fischetti – per cui gli veniva negato il mutuo. Io gli presentai in buona fede Santonocito perché risolvesse i suoi problemi, così come feci io”, ha concluso. Ma l’ipoteca e i debiti pendenti sarebbero stati successivamente estinti in maniera regolare. Santonocito avrebbe infatti poi restituito gli assegni al Giuffrida. 

Agli atti del processo c’è una sentenza della Cassazione, che in fase cautelare ha accolto il ricorso presentato dai difensori di Andrea Fischetti, gli avvocati Giorgio e Alessandro Antoci. La causa era stata intentata contro la decisione del Tribunale del Riesame che aveva respinto l’istanza di annullamento degli arresti domiciliari disposti dal Gip. Nel dettaglio, la sentenza del 2 marzo del 2015 emessa della Corte Suprema della Cassazione ha stabilito che in relazione al ruolo dell’imputato appare “insufficiente sul punto l’esposizione logico argomentativa delle ragioni che dovrebbero fondare, allo stato, l’attribuzione al Fischetti della rilevante qualifica organizzatore nell’ambito della contestata struttura dell’associazione criminale”. Per Fischetti e Pappalardo (accusato di aver contraffatto le cartelle) le accuse contestate sono di associazione a delinquere e truffa.

 

 


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