Tumori, allarme dal privato: "Così liste d'attesa infinite"

Tumori, allarme dal privato: “Così liste d’attesa infinite”

Intervista al dottore Triolo che esprime le preoccupazioni del settore.

“Ci dicono che la sanità è al centro dell’attenzione della politica, ma non mi pare che alle buone intenzioni corrisponda sempre un risultato adeguato, un esempio è evidente in una delle ultime disposizioni dell’assessorato alla Salute, del settembre scorso, che certamente non va in questa direzione”.

Il dottore Luigi Triolo (nella foto), ginecologo, titolare della casa di cura Triolo Zancla, segue le vicende del settore anche da presidente dell’Aiop (Associazione Ospedalità Privata) di Palermo. La sanità privata ha affrontato le ondate del Covid e adesso si trova in un periodo complicato di assestamento, sperando che non ci sia una nuova emergenza sanitaria.

A cosa si riferisce, dottore Triolo?
“Agli ultimi decreti che ho qui con me. Stabiliscono con i Pdta, percorsi diagnostico terapeutici, un elenco, una rete di centri specialistici, convenzionati e accreditati per la cura di certe categorie di tumori, indicando alcune strutture ed escludendone altre”.

E cosa c’è di strano?
“Parecchio, un esempio su tutti: io paziente, potrò farmi seguire in regime di convenzione solo nelle strutture indicate nel decreto, in quelle non incluse, se voglio accedere alle prestazioni, dovrò pagare di tasca mia. Sa qual è la contraddizione?”.

Quale?
“Che io, politica, non sto dicendo: andate qui, piuttosto che altrove, perché questi centri sono validi. Sarebbe legittimo, anche se successivamente discutibile, scegliere uno e non un altro, con un’idea di eccellenza, merito e sicurezza”.

Invece?
“Invece sto dicendo questo: qui siete in convenzione, lì potete pure andarci, però dovete pagare voi. Ma che ragionamento è? O gli esclusi vanno bene e devono poter continuare a lavorare, come per altro hanno fatto fino ad ora, permettendo a tutti i ceti sociali di esercitare il diritto della libertà di scelta, o non vanno bene e, allora, devono essere condotti ad un percorso di miglioramento come già avvenuto per i punti nascita, con dei percorsi concordati con le varie categorie che ne hanno competenza”.

E’ sicuro che sia proprio così? Non si tratta già, di fatto, di una scrematura, secondo criteri, sia pure non assoluti, di qualità?
“Le leggo una clausola che ho sotto gli occhi e che sarà in vigore dal prossimo luglio: ‘Tali prestazioni, se erogate da strutture pubbliche o private diverse da quelle accreditate, non saranno remunerate’. Mi sono sforzato di cercare una interpretazione diversa, ma non la trovo. Abbiamo chiesto chiarimenti, vedremo”.

Chiarimenti che, verosimilmente, saranno appannaggio del prossimo assessore. Nel frattempo?
“Nel frattempo, è evidente che, con una simile contrazione degli erogatori, le liste d’attesa andranno a crescere a dismisura, provocando ulteriori allarme ed emergenze. Ed è un altro aspetto che non capisco. Ma come, abbiamo il problema di attese enormi e facciamo in modo di aumentarle?”.

Il punto?
“C’è stata poca concertazione. Gli operatori della sanità devono essere ascoltati, anche quelli che agiscono in regime privato convenzionato. Siamo fondamentali e non abbiamo mai chiuso la porta in faccia a nessuno. Durante il Covid, nei momenti peggiori, siamo stati chiamati in causa per puntellare il sistema. Speriamo che il peggio sia passato, se così non fosse noi saremo sempre qui”.

Cosa chiedete?
“Che la politica sia davvero consapevole dei meccanismi e attenta alle esigenze di chi lavora in un settore difficile”. (Roberto Puglisi)


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