Turbativa d'asta e corruzione, nel mirino Fiera dei morti e di Sant'Agata

Turbativa e corruzione, nel mirino Fiera dei morti e di Sant’Agata

L'indagine della procura coinvolge dirigenti ed ex funzionari del Comune.
L'INCHIESTA
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CATANIA – Un’altra batosta per il Comune di Catania. E stavolta alla direzione Attività produttive. La procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio per un dirigente e un ex funzionario del municipio accusati entrambi di turbativa d’asta. Solo il secondo, invece, è accusato anche di corruzione. I fatti si riferiscono alle Fiere dei Morti e di Sant’Agata del 2019 e 2020, le ultime che si sono svolte prima della pandemia.

A essere coinvolti sono Giampaolo Adonia, all’epoca responsabile del procedimento e poi direttore delle Attività produttive, e Giuseppe Fichera, oggi in pensione, che nello stesso ufficio era il responsabile delle Aree mercatali. Secondo l’accusa Adonia, adesso messo a dirigere il Consiglio comunale su richiesta dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), e Fichera avrebbero “turbato” innanzitutto la gara per i servizi fieristici previsti tra ottobre e novembre 2019 nell’area dell’ex Mercato ortofrutticolo di San Giuseppe La Rena. Unica partecipante alla gara bandita dal municipio è stata, ai tempi, la società dei co-indagati: la Essece srl di cui Antonio Coglitore è legale rappresentante, mentre suo padre Arturo Coglitore è, per la procura, l’amministratore di fatto della società.

In mezzo all’inchiesta è finito anche il Comitato per i festeggiamenti di Sant’Agata, però per un caso di peculato in cui è coinvolto anche l’ex presidente Riccardo Tomasello.

Fiera dei Morti e di Sant’Agata

I Coglitore si occupano, almeno dal 2014, della Fiera dei Morti del Comune di Catania. Nell’anno incriminato, Palazzo degli elefanti aveva deciso di bandire una gara pubblica per affidare i servizi fieristici, sebbene l’importo fosse sotto la soglia per cui un appalto è obbligatorio. Base d’asta: poco più di 22mila euro. L’aggiudicazione sarebbe andata a chi, avendo i requisiti, avesse proposto il migliore rialzo. Essece srl, unica partecipante, aumentò la posta di tremila euro: con un’offerta di 25mila euro, si era aggiudicata l’appalto che, secondo la stessa amministrazione, servizi fieristici che avrebbero fruttato circa 38mila euro. Aggiudicazione avvenuta, secondo l’accusa, “previo accordo collusivo […] nonostante la società fosse inadempiente nei confronti del Comune di Catania per debiti pregressi e avesse attestato falsamente, tra l’altro, di non trovarsi in alcuna delle clausule di esclusione“.

Discorso simile per la Fiera di Sant’Agata 2020, quando Adonia avrebbe anche accettato che “gli stand fossero 31, anziché 60 quale minimo previsto dal bando di gara, senza che fossero formali modifiche degli atti, consentendo all’aggiudicataria di corrispondere un tributo Cosap (suolo pubblico, ndr) inferiore di circa 12.816 euro a quello che avrebbero dovuto versare alla tesoreria comunale”. Per dirla più semplicemente: quell’anno avrebbero dovuto esserci 60 espositori, da bando. Ne arrivarono 31, così il Comune avrebbe fatto uno sconto ai Coglitore.

Il caso di corruzione

Discorso a parte fa poi la procura per i rapporti tra Arturo Coglitore e Giuseppe Fichera. Quest’ultimo, ex funzionario del Comune di Catania, avrebbe assicurato all’imprenditore “il monopolio dei più importanti eventi fieristici promossi” da Palazzo degli elefanti. In cambio avrebbe ricevuto “indebitamente” alcune “utilità”: un contratto di lavoro per il figlio in un patronato Fiva-Confcommercio, la nomina dello stesso Fichera – dopo il pensionamento – come segretario proprio della Fiva Confcommercio (la divisione dell’associazione che si occupa dei venditori ambulanti, di cui Coglitore è presidente), e il pagamento di un viaggio in Germania. Il tutto spalmato in tre anni: dal 2017 al 2020.

Il caso di peculato

L’ultimo capo di imputazione riguarda, invece, il peculato. In concorso tra Riccardo Tomasello, ex presidente del Comitato per i festeggiamenti della festa di Sant’Agata, e ancora Giampaolo Adonia, che ai tempi del comitato era tesoriere. Tomasello si sarebbe appropriato di 2448 euro di fondi pubblici, “attribuendosi, senza alcuna autorizzazione degli altri membri del Comitato, rimborsi di denaro a titolo di spese personali non inerenti agli scopi del Comitato”. Il tutto in concorso con Adonia che, da tesoriere, avrebbe ratificato i citati pagamenti irregolari.

Secondo quanto appreso da LiveSicilia, si tratterebbe di spese per carburante e pasti, con ospiti, per i quali Riccardo Tomasello avrebbe presentato richieste di rimborso. Giampaolo Adonia, visto il suo ruolo, è indagato insieme al presidente.

Il procedimento penale

Il 12 aprile si terrà l’udienza nel corso della quale il giudice dovrebbe decidere sul rinvio a giudizio chiesto dalla procura per tutti gli indagati. Per due di loro, Arturo Coglitore e Giuseppe Fichera, la magistrata Alessandra Tasciotti ha chiesto al tribunale del Riesame l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, rigettata (e non appellata) nel caso di Giampaolo Adonia e Antonio Coglitore. Per Coglitore padre e Fichera si attende l’esito della Cassazione. Per Riccardo Tomasello, invece, è stata richiesta l’interdizione. Ma non è più presidente del Comitato per i festeggiamenti perché quest’ultimo è stato rinnovato alcuni mesi fa.

Le difese

“È importante sottolineare che, quando è stata richiesta e rigettata la misura cautelare, il tribunale del Riesame è entrato nel merito dell’accusa di turbativa d’asta per tutti gli indagati”, spiega a questa testata l’avvocato Simone Marchese, che difende il direttore Adonia. “Per quell’accusa non sono stati ritenuti sussistenti motivi di applicazione della misura cautelare nei confronti di nessuno degli indagati”. Il giudice, infatti, scrive che “non era prospettabile la violazione della libera concorrenza” poiché la Essece srl era stata l’unica a partecipare.

Tra l’altro, il requisito principe per la perpetrazione del monopolio – cioè quello di avere già svolto eventi simili nella città di Catania – era stato rimosso. Ne parlava l’assessore alle Attività produttive Ludovico Balsamo al telefono con un imprenditore interessato a partecipare alla gara, ma impossibilitato a farlo proprio per il requisito citato: “Ho levato quella cosa che mi hai chiesto“, diceva al telefono. Balsamo non risulta indagato.

Sulle “inadempienze amministrative”, invece, il giudice delle Libertà precisa che il Durc (Documento unico di regolarità contributiva) era regolare, ancorché acquisito in ritardo. E che il debito di Essece srl nei confronti del Comune di Catania riguardava il canone del suolo pubblico per la fiera del 2018, per il quale la società aveva fatto richiesta di rateizzazione.

Per il caso di corruzione, invece, il tribunale delle Libertà ritiene che sussista. Per la difesa, però, “non può ritenersi configurabile il delitto di corruzione, posto che il bando di gara viene predisposto da un ufficio diverso rispetto al quale Fichera non ha alcun potere decisorio né nessuna possibilità di intervenire“, si legge nelle memorie difensive depositate dall’avvocato Fabio Presenti, che difende Arturo e Antonio Coglitore. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la difesa di Giuseppe Fichera: “Affronteremo il giudizio ordinario – afferma Attilio Floresta, legale dell’ex dipendente comunale oggi in pensione – Sosteniamo che non c’è nessun collegamento tra l’attività d’ufficio svolta da Fichera e i suoi rapporti con Coglitore”.

Il viaggio in Germania sarebbe stato “un viaggio di tre giorni per vedere i mercatini di Natale, svoltosi dopo il pensionamento di Fichera dal Comune e mentre quest’ultimo era segretario provinciale della Fiva”. E l’assunzione del figlio al patronato “non è mai avvenuta: il figlio è un libero professionista“, conclude Floresta.

Per l’affaire del peculato, e dei quasi 2500 euro rimborsati a Tomasello, infine, replica l’avvocata Paola Lo Presti che, insieme al collega Salvo Leotta, difende l’ex presidente: “Il comitato non è un ente pubblico – dice Lo Presti – I fondi che riceve non sono solo di enti pubblici ma anche di donazioni private. E da statuto non è previsto che il presidente debba ottenere l’approvazione o la ratifica delle spese di cui chiede il rimborso”. Per lo più pasti e benzina, “di cui sono stati presentati gli appositi scontrini e che riguardano un anno intero delle attività di Tomasello nel periodo che precede e segue le festività agatine“.

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