23 Giugno 2013, 07:00
7 min di lettura
CATANIA – Una città a perenne vocazione turistica in cui, all’assenza di strategie mirate, si aggiunge una crisi economica prolungata. Mario Bevacqua, presidente UFTAA (United Federetion of travel Agent’s Associations Portal) e che da anni si batte per fare di Catania una meta privilegiata e non una città di transito, spiega a LivesiciliaCatania la situazione del settore, i trend per l’estate, rivolgendo al nuovo sindaco e alle istituzioni un appello affinchè si sfrutti tutto quello che c’è a disposizione, a cominciare dall’Etna, neo promosso dall’Unesco sito patrimonio dell’Umanità. Attentissimo e riflessivo osservatore dei dati che riguardano un settore in crisi da tempo, quello di Bevacqua è un punto di vista critico ma anche propositivo, una riflessione che va oltre l’analisi e tenta di offrire consigli e possibili soluzioni a quelli che definisce “signori pubblici funzionari” che poco hanno ascoltato negli anni.
In una scala da 1 a 10 quanto è turistica Catania?
Senza dare un numero, direi che il voto è insufficiente, ma non siamo noi a dirlo, sono i fatti. Ci sono due valutazioni da fare per quanto riguarda Catania. Una volta era nota per essere l’emporio della Sicilia orientale, quindi aveva una grossa attività commerciale e attirava gente da tutto l’hinterland e anche oltre. Poi, sono arrivate le grandi aree attrezzate, i centri commerciali. Tutto questo ha penalizzato fortemente la Catania storica e che produceva, quella delle piccole e medie imprese commerciali. Basta farsi una passeggiata per rendersi conto di quella che è la realtà. Negli anni si è tentato in qualche modo di puntare su un settore alternativo, mi riferisco al settore turistico, ma ancora non ci si è riusciti.
L’offerta alberghiera è sufficiente o sovradimensionata?
Decisamente sovradimensionata. Questo perché la politica regionale non ha guardato al turismo in un certo momento storico, ma all’imprenditoria edile che era in crisi. A questo punto però ce li abbiamo e potrebbero essere un investimento. Abbiamo in Sicilia oltre 200.000 posti letto. Ma si è creata una forma di concorrenza tra poveri, perché gli alberghi che danno un determinato tipo di servizio non possono vendere il loro servizio al livello di un Bed&Breakfast. In questo momento, come è stato dichiarato dalla Federalberghi, c’è il far-west.
Secondo la sua esperienza cosa manca a Catania per diventare una città turistica?
Bisogna, prima di ogni cosa, conoscere il prodotto turistico, per poterlo offrire. A Catania, il centro storico è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’Unesco e nessuno lo sa, neanche il Comune, neanche la Provincia, neanche la Regione. In nessuna pubblicazione ufficiale, parto dalla busta per arrivare alla carta intestata, c’è riportato un marchietto universalmente riconosciuto. Quindi la cosa è come se non esistesse. La promozione è alla base, noi dobbiamo essere consapevoli del prodotto e dobbiamo comunicarlo. Se questo non succede è come se non avessimo il prodotto. La situazione di Catania è proprio questa.
Quali pensa siano stati gli errori da parte delle amministrazioni in tema di turismo?
Negli ultimi cinque anni di amministrazione, ma anche prima, l’assessorato comunale al ramo era quasi inesistente. In ogni caso non ha avuto la dotazione economica per fare un minimo di programmazione a qualsiasi livello. Sono stati fatti tentativi di feste risultate molto provinciali. C’è da tenere conto di una cosa fondamentale nel settore del turismo, qualunque cosa si voglia fare, la si deve programmare e pianificare e, soprattutto, renderla un appuntamento fisso. Anche se ci inventassimo la passeggiata in via Etnea, la dovremmo promuovere costantemente almeno per cinque anni. Programmazione e promozione sono mancate. Con l’Etna appena proclamato patrimonio dell’Unesco, tra poco Catania sarà l’unica città metropolitana d’Italia ad avere due riconoscimenti così forti e questo va promosso, insieme al nostro Mediterraneo che è stato l’unico altro sito fotografato dallo spazio, oltre la Muraglia cinese. Il turismo è industria, è pianificazione, è commercio. Ma questa è una disattenzione nazionale.
L’ennesima estate in recessione avanza. Che vacanze faranno i catanesi? Insomma quanto potranno spendere e dove?
I catanesi hanno la difficoltà ad affittare la cabina balneare. Già sui lidi, si può soppesare la crisi del catanese che deve andare in vacanza. Questo è estremamente preoccupante, perché c’è la voglia di andare in vacanza, però non c’è la disponibilità economica. Inotre, oggi le fasce colpite sono tutte. Però permane la volontà di andare in vacanza, anche se noi sappiamo che la programmazione è stata tagliata già del 50%. Se l’anno scorso erano mille le persone a partire, quest’anno saranno cinquecento. Noi abbiamo la fortuna di avere un’isola che ci offre il mare, la collina, la montagna e così molti catanesi, stanno decidendo di restare in Sicilia, pur diminuendo il periodo. Altri scelgono il long weekend e quindi stanno in città durante la settimana e poi si spostano per questi giorni in posti di mare. Rimane comunque un decremento del 50% rispetto all’anno passato.
Viceversa, inveceIl, quanti saranno i turisti che sceglieranno Catania quest’anno?
Tanto per essere chiari, turisti che scelgono Catania non ce ne sono. Arriveranno dei flussi turistici, quelli portati dalle navi di crociera ad esempio, ma si tratta di “turisti di giornata” e non di “turisti di stay on”. Presso le agenzie di viaggio, ma anche attraverso internet, si vanno cercando le soluzioni e così non si cerca più la località, ma il risparmio e la convenienza. Ma questa è diventata una necessità.
Si sente di offrire a Enzo Bianco una consulenza gratuita per rilanciare il settore?
Per quello che mi risulta Bianco è una persona attenta al fenomeno del turismo. Anche Stancanelli, con gli Stati Generali, ha tentato di fare qualcosa, ma quanto emerso avrebbe avuto bisogno di essere applicato, anche se questo significava avere la disponibilità di risorse economiche che purtroppo il Comune non aveva. In ogni caso, se Bianco riuscirà a trovare delle risorse economiche, l’unica cosa che noi gli potremmo consigliare è di centrare l’attenzione su Catania come città metropolitana, quindi mettere al centro l’Etna, come maggiore attrazione. Ma per far questo lo dobbiamo fornire di servizi. Non c’è un collegamento. Dobbiamo creare un servizio che, in particolare nel periodo di alta stagione, possa far partire almeno un bus l’ora che da Catania, porti direttamente al Rifugio Sapienza. E poi, riservare maggiore attenzione al centro storico. Dovrebbero essere questi i punti focali attorno ai quali giocarci le nostre chance. Analizzare anche il plus valore del Teatro Massimo Bellini. Ai dirigenti che negli anni non mi hanno mai risposto al telefono, ho consigliato di mettere la Norma come musichetta d’attesa, quanto meno, chi cerca di contattarvi si sente una musica mondialmente conosciuta di un nostro concittadino che è Vincenzo Bellini. E non è una battuta.
Chiederete anche un tavolo di lavoro?
Di tavoli, ne abbiamo le scatole piene. Non possiamo ogni volta fare gli insegnanti, perché abbiamo insegnato a generazioni di pubblici funzionari quello che avrebbero dovuto fare e che non hanno fatto. Ai signori pubblici funzionari, basterebbe aprire i cassetti, perché è stato fatto tutto, comitati e contro comitati. L’ultimo in ordine di tempo, è il comitato che dovrebbe gestire la tassa di soggiorno. Questa tassa di soggiorno dovrebbe essere investita in promozione.
E invece dove è andata a finire?
Fino adesso, io non so dove sono andati questi fondi. Però so che non c’è stata una programmazione, perché il comune non ha soldi, non ha avuto soldi e continuerà a non avere soldi. A meno che Bianco, da Harry Potter, cercherà con la bacchetta magica, di fare piovere denari invece che acqua, la ripresa sarà difficile.
Una proposta per rilanciare il turismo?
Una cosa che io ho già proposto a livello regionale e che continuerò a ripetere con forza è di rendere le nostre strutture ricettive, uniche al mondo. Abbiamo migliaia di reperti archeologici sepolti nei sottoscala dei musei: basterebbe prenderli e metterli in tutte le hall degli alberghi. Utilizzare correttamente il nostro patrimonio è essenziale. Dobbiamo rendere la Sicilia un museo a cielo aperto. Questi beni culturali ce li abbiamo solamente noi.
Pubblicato il
23 Giugno 2013, 07:00