10 Gennaio 2015, 06:08
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CATANIA – “C’è tanto ancora da fare, ma molto è stato fatto”. L’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune, Orazio Licandro, risponde punto su punto a quanto affermato dal presidente regionale di Federalberghi, Nico Torrisi che, in un’intervista di fine anno, ha illustrato a LivesiciliaCatania la situazione del settore che, a Catania, sembrerebbe ancora lontana non solo dagli standard nazionali ed europei, ma anche dalla stessa idea professata dall’amministrazione sin dal suo insediamento. “Nessuna polemica – spiega Licandro- ma solo la volontà di illustrare quanto avviato dall’amministrazione per realizzare la vocazione turistica della città”.
Ieri avete presentato la card per i musei, una prima risposta a quella concretezza invocata dal presidente di Federalberghi?
Questa è sicuramente un’iniziativa con cui contiamo di compiere un altro bel passo in avanti. Catania ha una strategia precisa per il turismo e nella valorizzazione dei suoi beni culturali e questo è uno strumento importante e anche duttile. Io credo possa rappresentare un passo concreto in avanti nella promozione e valorizzazione della città. Non sono cose che si improvvisano. Hanno bisogno di lavoro e preparazione. Non abbiamo trascorso in vano questo tempo e ora siamo pronti con questo strumento che permette finalmente al turista di ragionare sulla possibilità di fermarsi a Catania. Fa parte di una strategia, come detto, che vuole cambiare la faccia del turismo mordi e fuggi, per crearne uno che permane.
Torrisi lamenta la bassa destination reputation, ovvero la reputazione di Catania come destinazione turistica. Cosa c’è in programma per aumentare l’appeal della città?
La reputazione nell’ultimo anno è cresciuta e anche sensibilmente. La reputazione non si dà a credito: la reputazione è qualcosa che si guadagna. Se fino a oggi Catania ha avuto una bassa reputazione, evidentemente una ragione ci sarà. Noi stiamo provando, e nell’anno e mezzo che abbiamo alle spalle l’inversione di tendenza è stata netta e la reputazione della città è migliorata. Basti pensare al maggior gettito della tassa di soggiorno nel 2014, dovuta al maggior numero di turisti giunti. Tuttavia, inutile nascondere i problemi. Questi ci sono e li conosciamo. Abbiamo lavorato per una programmazione a lungo termine. Non a caso abbiamo annunciato un primo pacchetto culturale consistente rivolto anche ai turisti, ed è solo una parte di quanto prevediamo per il 2015. Picasso farà di Catania una vetrina certamente nazionale ed è certamente un punto di partenza.
Grandi eventi e manifestazioni sportive hanno, nel recente passato, acceso i riflettori su Catania nonostante non ci fossero soldi. Voi che avete in mente?
Questo è un aspetto che stiamo valutando. Con l’assessore allo Sport, Valentina Scialfa, c’è assoluta sintonia e lei ha già avviato molto per quanto riguarda l’altra delega, quella alla Scuola, che è diventata un pezzo importante sul versante della fruizione culturale. Quello che noi stiamo mettendo in campo lo stiamo facendo anche per i giovani, gli studenti, per superare quella visione economicistica della Cultura che non deve essere vista solo in ottica economica ma anche come elemento di crescita della comunità.
Tassa di soggiorno. Lei, proprio a Livesicilia ha annunciato un incontro per programmare gli eventi nel 2015. Qualche anticipazione, oltre alle festività agatine?
La Commissione speciale è al lavoro per programmare le modalità della spesa relativa alla tassa di soggiorno. Le mostre che abbiamo presentato ieri, in ogni caso, sono state finanziate grazie a parte di quanto incassato nel 2014.
L’anfiteatro romano è spesso chiuso. Lo era il 6 gennaio e su Facebook è montata una polemica. Lei si è difeso affermando che il sito è gestito dalla Regione. Ma, in ottica di rete, non può nulla il Comune per pretendere la fruizione del bene culturale da parte dei catanesi? Sarà gestito da Palermo, ma la brutta figura con i visitatori la fa Catania.
Con il dipartimento regionale ai Beni culturali abbiamo già avviato un rapporto. L’idea è metterci in rete per superare questo gap, d’altronde, al cittadino-turista non importa nulla chi gestisca cosa. Si aspetta di trovare un sito aperto nella città che visita. Ma ci sono le sfere di competenza per cui possiamo fare poco. Il sincado, l’assessore, l’amministrazione tutta poco può fare rispetto alle sfere delle competenze, ma la card turistica può essere un primo passo, una sorta di leva per scardinare questo stato di cose. Poi, se la Regione non ha le risorse per tenere aperti i siti archeologici, mica lo può fare il Comune. Questo è un problema, e me ne rendo conto, sul quale possiamo fare poco. La card è un primo passo.
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10 Gennaio 2015, 06:08