27 Luglio 2016, 07:40
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PALERMO – Eseguì interventi all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta senza che fosse stato autorizzato dal Policlinico di Palermo. La Procura regionale della Corte dei conti cita in giudizio il chirurgo plastico Matteo Tutino. Il vice procuratore Gianluca Albo gli contesta un danno erariale di 28.700 euro.
Le grane per l’ex primario dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, e medico personale del governatore Rosario Crocetta, si spostano dal piano penale a quello contabile, ma è nelle stesse carte dell’inchiesta della Procura ordinaria che bisogna guardare per capire su cosa abbiano lavorato i pm di via Cordova.
A Tutino vengono contestate le ipotesi di peculato, truffa, calunnia e abuso d’ufficio. Uno dei presunti abusi lo avrebbe commesso in concorso con l’ex manager dell’ospedale palermitano, Giacomo Sampieri, che avrebbe volutamente tenuto nel cassetto, fino a farlo prescrivere, il fascicolo del procedimento disciplinare a carico di Tutino.
A ritenere che ci fossero delle irregolarità era stata per prima la direzione generale del Policlinico di Palermo dove Tutino nel 2012 era in servizio. Il chirurgo plastico non avrebbe potuto e dovuto entrare nella sala operatoria nissena perché risultava in servizio al Policlinico. Nell’ospedale universitario palermitano era arrivato nel novembre 1997. Successivamente, dal 10 settembre 2007 e fino al 9 settembre 2009, era stato comandato presso gli ospedali Galeazzi e San Raffaele di Milano. Ed ancora: dal 10 settembre 2009 risultava in aspettativa senza assegni per via di un impegno come consulente del Senato nella dodicesima commissione Igiene e Sanità presieduta dal senatore Antonio Tomassini. Infine, dal 4 ottobre 2012 era approdato all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta fino al giorno del trasferimento a Villa Sofia. Quando, nel settembre 2013, Tutino arrivò a Palermo, prima “in comando” chiamato da Sampieri, e poi assunto come vincitore di concorso, il provvedimento disciplinare si arenò. Il 23 gennaio 2013 sul tavolo di Sampieri arrivò il carteggio sul provvedimento disciplinare spedito da Caltanissetta. La competenza passava a Palermo. Solo tre mesi dopo, il 6 maggio, il fascicolo venne consegnato all’ufficio provvedimenti disciplinari di Villa Sofia. O meglio, il fascicolo non c’era. C’era solo la nota di trasmissione del Sant’Elia. Il 29 maggio fu chiesto il il perché del ritardo a Sampieri che disse di non averlo aperto perché sopra vi era la scritta “riservato”. Sampieri a quel punto decise di chiedere a un avvocato un parere per sapere se fosse sua competenza avviare il procedimento disciplinare visto che Tutino era ancora in comando. Nel frattempo Tutino divenne primario e l’avvocato arrivò alla conclusione che spettasse a Palermo trattare la questione. Il parere dell’avvocato doveva essere vagliato dall’ufficio disciplinare. Ci furono tre riunioni – 13 novembre, 11 e 16 dicembre – sempre con un nulla di fatto. Fino a quando i carabinieri del Nas non fecero irruzione nella stanza di Sampieri a Villa Sofia e vi trovarono il fascicolo del provvedimento disciplinare trasmesso da Caltanissetta a Palermo e mai aperto.
Da qui l’accusa di abuso d’ufficio piovuta addosso e in concorso a Sampieri e Tutino. Nel frattempo il vice procuratore Albo ha delegato gli accertamenti contabili ai carabinieri e ai finanzieri del nucleo di Polizia tributaria di Palermo e ne è venuta fuori la citazione a giudizio.
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27 Luglio 2016, 07:40