30 Giugno 2015, 06:17
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PALERMO – Quelle “occhiaie” erano un cruccio per l’uomo intercettato mentre parlava con Matteo Tutino. “Non le sopporto proprio”, diceva. “Farei questo… superiori Botulino”, gli consigliava il Chirurgo plastico, mostrandogli alcune fotografie al computer o facendo uno schizzo a penna su un foglio di carta. Alla conversazione partecipava pure una donna: “No, no il naso non lo voglio ritoccato, mi piace da morire, lo voglio lasciato così”. Tutino si rammaricava: “Staresti molto meglio”.
È solo uno degli incontri registrati dai carabinieri del Nucleo anti sofisticazione e inseriti nell’ordinanza di custodia cautelare che ha raggiunto Tutino, finito ieri agli arresti domiciliari. Le cimici erano state piazzate nella stanza del medico all’ospedale Villa Sofia. E avrebbero raccolto la prova che il primario di Chirurgia plastica avrebbe eseguito interventi estetici spacciandoli per funzionali e cioè necessari a salvaguardare la salute dei pazienti. Il tutto senza avere scelto il regime di attività intramuraria.
“Però… io farei un lifting medio frontale con un pilin”; “Ti faccio il corpo veramente bello”; “… io con la bodyjet ti definiscono tutto il gluteo… te lo faccio brasiliano”: frasi pure queste, dicono gli investigatori, dal significato inequivocabile. Tutino avrebbe dirottato i pazienti in ospedale, senza che per altro fossero mai passati dal centro di prenotazione di Villa Sofia. Si sarebbe fatto pagare per operazioni che non avrebbe potuto eseguire in ospedale, incassando soldi che non poteva incassare, falsificando le cartelle cliniche affinché i pazienti ottenessero un rimborso che non gli spettava dal servizio sanitario nazionale. I periti nominati dai pubblici ministeri – l’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Luca Battinieri – non hanno avuto dubbio alcuno a definirli “interventi chirurgici di natura estetica” per i quali lo stesso Tutino ha voluto che l’azienda sanitaria acquisisse, in comodato d’uso, un’apparecchiatura – il body jet – di proprietà privata dello stesso Tutino che lo avrebbe utilizzato per le liposuzioni, nonostante avesse detto che servisse per trattamenti con le cellule staminali.
E così nei suoi confronti vengono ipotizzati i reati di truffa, peculato e falso. Come falsa sarebbe stata l’autocertificazione con la quale Tutino, nel momento in cui presentò la domanda per diventare primario, dichiarò di non avere precedenti penali. Ed invece nel suo casellario giudiziale c’è una sentenza irrevocabile con la quale nel 1989 è stato condannato per omicidio colposo nel 1989.
E poi, ci sono gli abusi d’uffici: quello che avrebbe commesso assieme all’ex commissario Giacomo Sampieri per evitare che si completasse l’iter del procedimento disciplinare aperto a suo carico quando da Palermo si era trasferito a Caltanissetta e quello che ha avuto come “vittima” Francesco Mazzola. Mazzola è uno dei medici arrivati allo “scontro” con Tutino e Sampieri. Era stato pure sospeso per sei mesi, senza stipendio. L’inchiesta per abuso d’ufficio alla fine è stata archiviata. A Mazzola Sampieri contestò la violazione del contratto di lavoro. Il chirurgo era accusato di avere eseguito un intervento fuori dalle mura dell’ospedale senza alcuna autorizzazione. Si trattava dell’escarectomia eseguita sulla gamba di Giovanna Mesia, una donna che sarebbe poi deceduta in ospedale. Sul decesso l’indagine è ancora in corso. “Una prestazione occasionale urgente che non necessita di alcuna autorizzazione da parte dell’azienda”, si era difeso Mazzola, assistito dall’avvocato Giuseppe Gerbino, e il giudice gli ha dato ragione.
In un capitolo delle indagini sfociate nell’arresto di Tutino si fa riferimento ad un “pretestuoso” ordine di servizio: in pratica il primario e la direttrice sanitaria Maria Concetta Martorana si sarebbero messi d’accordo per trasformare la reperibilità di Mazzola durante la notte di capodanno in guardia attiva in reparto.
Infine c’è un altro falso legato ad un intervento chirurgico. Il 2 luglio 2013 la scheda di intervento segnalava la presenza in sala operatoria di “tale dottor Ochoa (dovrebbe trattarsi del chirurgo Enrique Ochoa)” in veste di “observer”, cioè di osservatore. In realtà, così hanno detto alcuni testimoni, il medico – “amico di Tutino e di fama internazionale” – avrebbe preso parte all’intervento senza alcuna autorizzazione”. Ce n’è abbastanza per parlare, come ha fatto il procuratore aggiunto Agueci, di “spaccato inquietante” e ipotizzare che l’arresto di Tutino sbloccherà una serie di indagini che lo vedono coinvolto.
Non è chiaro, ad esempio, a cosa potrà portare la valutazione giudiziaria sul curriculum di Tutino. Le attenzioni del militari del Nas si sono concentrate su una “sub specialità in Chirurgia cranio-facciale” conseguita fra aprile e settembre 1997 all’Ospedal General Gonzalez di Mexico City. Un “addestramento” per il quale la Procura ha chiesto lumi al ministero dell’Istruzione. Risposta: non si tratterebbe di un titolo valido in Italia. Anzi, non si tratterebbe neppure di un titolo, ma di un semplice attestato di partecipazione.
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30 Giugno 2015, 06:17