Tutte le scoperte della Signora dei libri

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03 Agosto 2010, 18:24

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L’indipendenza e la dimensione famigliare: queste le caratteristiche che hanno permesso alla Sellerio in questi 40 anni di storia di essere una vera star nel panorama librario italiano, fucina di autori al top delle classifiche: da Sciascia a Camilleri, senza dimenticare Gianrico Carofiglio, Carlo Lucarelli e, tra gli ultimi, Alicia Gimenez-Bartlett. Ma nel suo carnet può ascriversi anche di aver pubblicato per prima scrittori come Roberto Bolano, Antonio Tabucchi, Gesualdo Bufalino e Luisa Adorno. E soprattutto di averlo fatto all’insegna dei suoi famosi ‘quadernetti’: piccoli eleganti volumi blu, fatti apposta per essere letti agevolmente e ovunque. Una rivoluzione “nel grigiore metallico delle copertine di quegli anni”, l’irrompere “della macchia blu, della carta vergata, dell’immagine pittorica figurativa al centro della sovraccoperta, dentro una cornicetta colorata che richiamava il colore delle lettere del titolo”. Nata nel 1969 – poco più di quarant’anni fa e la ricorrenza fu festeggiata alla Fiera del libro di Torino del 2009 – da Elvira Giorgianni (allora funzionaria pubblica che si licenziò e investì la sua liquidazione nell’impresa) e suo marito Enzo Sellerio (fotografo), ebbe come ispiratori due numi tutelari della cultura siciliana e nazionale: Leonardo Sciascia e l’antropologo Antonino Buttitta. Il programma all’origine della casa editrice – spiegò all’epoca proprio Leonardo Sciascia – è il ritorno a una cultura “amena”, cioé una cultura in cui il cosiddetto “impegno è implicito e non esplicito, quindi una cultura della leggerezza, che non rinuncia all’eleganza, una cultura delle idee, sì, ma in forma di cose belle”. Dopo qualche titolo nella collana d’esordio, dal nome programmatico ‘La civilta’ perfezionatà, la casa editrice fa il salto a livello nazionale e internazionale con la pubblicazione nel 1978 de ‘L’affaire Morò di Sciascia. Le oltre 100 mila copie vendute fanno della Sellerio una presenza importante nel panorama librario italiano. Subito dopo appare la collana ‘La Memoria’, destinata a diventare la ‘cifra’ della produzione editoriale della casa. Antonio Sellerio, figlio di Elvira ed Enzo, nelle celebrazioni per i 40 anni della casa editrice riassunse così il segreto del successo: “La nostra caratteristica – spiegò – é l’indipendenza e la dimensione rimasta famigliare, che permette un correlazione stretta tra direzione editoriale, commerciale, amministrativa, così da sostenere la nostra politica culturale di scoperte e di ricerca del nuovo senza bisogno di forzature che snaturino la nostra immagine”. La consacrazione definitiva della Sellerio come casa editrice arriva nel 1981 con ‘La diceria dell’untoré di Gesualdo Bufalino che vinse un meritatissimo Campiello e segnò un cambiamento anche nella cultura italiana. Ecco allora Antonio Tabucchi, Maria Messina, Luisa Adorno: tutti non inediti, ma caduti nel dimenticatoio che Sellerio scopre e rilancia. Nel 1990 la casa editrice pubblica un librettino, ‘Carta Bianca’, che racconta di un commissario di polizia – De Luca – che indaga su un torbido delitto, nel passaggio dalla Repubblica di Salò alla Repubblica italiana. A scriverlo è un giovane autore, Carlo Lucarelli, e lo accusano di aver prodotto un giallo “revisionista”, in quanto presenta “il volto umano di un’epoca e un momento storicamente perversi”. Ovviamente un grande successo che apre la strada ad un profluvio di altri autori. Ma il re incontrastato è Andrea Camilleri: “Negli anni Novanta la Sellerio, che aveva cominciato a pubblicare i miei libri, era in gravi difficoltà finanziarie, quando arrivò, a salvarla, e me con lei, il commissario Montalbano, come il VII Cavalleggeri in un vecchio western”, ha ricordato recentemente lo scrittore siciliano. Sono passati 15 anni dall’uscita di quel primo Montalbano, ‘La forma dell’acquà, e 14 dal ‘Birraio di Preston’ che dette l’avvio alla fortuna di Camilleri: oltre cinque milioni di copie. Gli anni 2000 sono quelli di Margaret Doody che ha venduto oltre 100 mila copie del suo Aristotele detective, e poi Penelope Fitzgerald, il russo Dovlatov, Bolano, Carofiglio e per ultima Alicia Gimenez-Bartlett. Le altre collane sono Prisma, Biblioteca siciliana di storia e letteratura con i suoi Quaderni, La diagonale e La nuova diagonale. Poi, diretta da Adriano Sofri, Fine secolo e dal classicista Luciano Canfora La città antica. E ancora Il divano (con suggestioni eccentriche) e Il castello. Più di tremila titoli per quei ‘quadernetti’ blu con i colori delle lettere e della cornice che cambiavano di numero in numero: una volta gialli, una volta celesti, una volta grigi, una volta rossi, quasi mai bianchi. Insomma eleganti e “ameni” come piaceva a Sciascia.

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03 Agosto 2010, 18:24

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