17 Novembre 2016, 19:01
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PALERMO – “Se invece di Renzi, stessimo parlando di Berlusconi o di Grillo, le vostre parole sarebbero diverse”. Ha provato così, la deputata del Pd Valeria Sudano, a replicare alle critiche dell’opposizione. Ma il fatto, ieri, era sotto gli occhi di tutti: i parlamentari della maggioranza e i componenti del governo erano tutti – o quasi – a seguito del premier. Il risultato? La seduta dell’Ars è stata del tutto inutile. E così, addio alla discussione sull’assestamento di bilancio. Di fronte alla visita del presidente del consiglio e di fronte alle esigenze di una campagna referendaria e delle prossime campagne elettorali, sono finite in secondo piano le esigenze di tanti siciliani.
Insomma, mentre il premier lasciava il Politeama per recarsi a Cinisi, si svolgeva una seduta surreale. L’Aula quasi vuota (e non è una novità). E un po’ di lamentele. A cominciare dall’intervento del presidente della commissione bilancio, Vincenzo Vinciullo. Che, però, è un componente della maggioranza, visto che è un deputato di Ncd. Ma nel suo intervento, Vinciullo ha sollevato alcuni problemi tecnici, che rischiano di trasformarsi presto in problemi pratici. Non sono ancora arrivati in commissione bilancio, infatti, gli emendamenti alla manovra di assestamento. Le commissioni sono state disertate, con l’arrivo di Renzi. E la prossima settimana i lavori potrebbero essere sospesi in vista proprio del referendum. A quel punto, sarebbe molto vicina la chiusura delle tesorerie di tanti enti regionali. Insomma, molti siciliani rischiano di non vedere i propri stipendi prima dell’anno nuovo, anche a causa delle passerelle a fianco del premier.
E l’elenco dei cittadini “a rischio”, i cui stipendi sono legati al destino dell’assestamento, è molto lungo, e Vinciullo lo ha ricordato a un’Aula quasi vuota, dove il Pd era evaporato, a esclusione di un paio di parlamentari. “Se la discussione del disegno di legge si protrae per troppo tempo – ha detto Vicniullo in Aula – in Parlamento, è chiaro che vi sarà la chiusura della Cassa regionale, per cui avremmo potuto fare pure una manovra di 228 milioni di euro, ma poi di queste riso rse nulla andrà ai legittimi titolari. E chi sono i legittimi titolari? Innanzitutto – ha spiegato – coloro i quali vantano uno stipendio da parte dell’ente dove lavorano, in modo particolare le ex province, i precari delle ex province, i precari dei comuni in dissesto, i Pip per essere chiari, anche perché sono previsti un milione e 380 mila euro per i lavoratori PIP di Palermo e per una serie di soggetti che spesso appartenenti a fasce e categorie sociali deboli, non ultimo l’inizio dell’obbligo formativo per i ragazzi e le ragazze che ancora non hanno compiuto il sedicesimo anno di età, penso per esempio alla necessità di reintegrare le risorse per il Corfilac, occorre un impegno finanziario per quanto riguarda l’Università Kore di Enna”. E ancora, mancheranno i soldi per i lavoratori dell’Irsap e dell’Eas. Ma non solo. I ritardi rischiano di ricadere soprattutto sui più deboli, primi fra tutti “i ragazzi e le ragazze diversamente abili, che ad oggi, – ha raccontato Vinciullo – hanno iniziato solo in alcune province l’attività scolastica dal momento che alcune province non sono state ancora in grado di assecondare la loro volontà di andare a studiare”.
Ma l’intervento di Vinciullo è stato accolto dalle reazioni stizzite di molti “colleghi” dell’opposizione che hanno, in pratica, contestato che a mancare in Aula fosse proprio la maggioranza, impegnata nelle passerelle pro-referendum sia ieri che il giorno prima, quando alcuni parlamentari come Musumeci, Cordaro e Grasso hanno deciso di scattare una foto all’Aula tristemente deserta.
Un copione che, come detto, si è ripetuto ieri, quando il parlamentare di Forza Italia Milazzo ha ammesso durante il suo intervento: “L’Aula è vuota. Ora – ha aggiunto riferendosi a Vinciullo – lei dice: dobbiamo lavorare il sabato e la domenica, ma questo è un problema vostro. Fatevi una riunione di maggioranza voi, chiaritevi le idee voi”. “Dobbiamo riconoscere – ha ammesso il deputato centrista Pippo Sorbello – con onestà mentale che l’obiettivo principale di questa Assemblea e del Governo, che non vedo presente, forse è impegnato in altri lidi, non è quello di aiutare i siciliani e di lavorare per la Sicilia. Lo dico con amarezza – ha aggiunto – perché siamo di fronte a una bomba a orologeria in tutti i settori”.
Ma il governo a Sala d’Ercole non si è proprio visto. “Siamo qui dalla settimana scorsa – ha protestato la deputata Bernadette Grasso – e credo non sia più possibile e neanche corretto e onesto nei confronti dei siciliani che i lavori non vadano avanti”. Durissimo anche il capogruppo di Cantiere popolare, Toto Cordaro: “Questa maggioranza bulgara, – ha detto – così brava nella spartizione delle cariche, si dimostra talmente autoreferenziale da non essere in grado neanche di organizzare i lavori e ad esempio di suggerire ai tour del Presidente del Consiglio di non venire in Sicilia il martedì ed il mercoledì, quei due giorni in cui ogni tanto ci fate fare Aula. Bastava spiegare al Presidente del Consiglio che doveva venire giovedì, venerdì, sabato, domenica e, allora, tutti gli avremmo fatto l’applauso dicendo: ‘Bravi! State facendo una bella campagna referendaria, ma non state incidendo sull’attività del Parlamento’, invece, neanche questo sapete fare”. Per la capogruppo del Movimento cinque stelle, Angela Foti, poi, un’Aula così improduttiva rappresenta anche “uno spreco economico”. Parole al vento. Per la maggioranza ha preso la parola, come detto, una dei pochissimi presenti, Valeria Sudano: “Era uguale – ha detto – se c’era Berlusconi, se c’era Beppe Grillo, se c’era la Meloni, se c’era chiunque in Sicilia. Finitela di dire che non si lavora soltanto per il Partito Democratico perché oggi non è in Aula solo perché c’è il Presidente del Consiglio in Sicilia. Fate sempre – ha concluso – questi teatri”.
Non c’è bisogno di fare così, insomma. Perché fare questi “teatri”? Che male c’è a paralizzare la Sicilia per andare al seguito del presidente del Consiglio? Quali, in fondo le emergenze dell’Isola? Lo ha capito meglio di tutti, probabilmente, il presidente della Regione Rosario Crocetta: lui da Renzi non c’era. Ma non era nemmeno in Sicilia. Era in Marocco, invece, a partecipare, pare, a un evento sull’internazionalizzazione. A giudicare dagli ultimi dati sull’export siciliano diffusi da Bankitalia, però, forse sarebbe meglio che restasse in Sicilia.
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17 Novembre 2016, 19:01