I "no" di destra e i "no" di sinistra | Tutti contro il centro d'accoglienza - Live Sicilia

I “no” di destra e i “no” di sinistra | Tutti contro il centro d’accoglienza

Da FI a Sinistra Comune, Udc e M5s: no trasversale all'hotspot dello Zen. Ma deciderà Roma.

PALERMO – C’è chi annuncia le barricate, chi non lo vuole perché difende i diritti dei migranti e chi invece vi si oppone per tutelare lo Zen, c’è chi chiede di aspettare il nuovo governo nazionale e chi attacca la Sovrintendenza. Lo scontro politico attorno al centro di prima accoglienza che dovrebbe sorgere accanto al Velodromo tiene banco e anima lo scontro fra partiti, tutti concordi nell’opposizione al progetto ma per motivi diversi.

Un tema al centro del dibattito dalla settimana scorsa, quando a Sala delle Lapidi è arrivata la richiesta di parere urgente per un centro (che alcuni chiamano hotspot, con tanto di diatriba anche sul nome) che dovrebbe sorgere in un bene confiscato, il Fondo San Gabriele dal lato di via Patti. Un’area attualmente in pratica deserta che, per quasi 11 mila metri quadrati, dovrebbe ospitare tendostrutture per un paio d’anni, al costo di oltre 7 milioni di euro. Il progetto, voluto dal ministero dell’Interno e redatto da Invitalia, prevede di svolgere al coperto e in un luogo idoneo le operazioni di prima accoglienza e riconoscimento dei migranti che arrivano al porto del capoluogo siciliano: dopo varie ipotesi sul sito, la scelta è ricaduta sullo Zen al termine di un iter durato qualche anno.

L’ultima campagna elettorale ha dimostrato ancora una volta, però, come il tema dei migranti sia uno dei più sentiti e quindi era inevitabile che lo scontro diventasse tutto politico. Se il progetto è stato voluto da Roma, alla Sicilia (e in particolare all’assessorato al Territorio) tocca la variante urbanistica, con o senza l’accordo del Comune. Ed è proprio in città che gli animi si fanno roventi.

L'area su cui dovrebbe sorgere la struttura

I partiti, almeno stando agli annunci, sono tutti contrari al progetto. In realtà, anche gli uffici tecnici di Palazzo delle Aquile lo sono: quell’area è destinata agli impianti sportivi e inoltre presenta Qanat arabi e insediamenti antichissimi. Inoltre è proprio accanto al Velodromo che la relazione del ministero, incredibilmente, definisce una struttura “in disuso o usato solo occasionalmente”. Sta di fatto che il fronte dei contrari è trasversale, anche se per motivi diversi.

Il sindaco Orlando, in una nota inviata la stessa sera dell’invio della delibera, ha detto a chiare lettere di non voler alcun centro di espulsioni: “Fin quando resterà vigente un modello che non riconosce il diritto alla mobilità, il Comune continuerà la sua battaglia sul piano politico”. Una posizione condivisa dal suo assessore al Sociale Giuseppe Mattina che, intervistato oggi da Livesicilia, ha negato qualunque invasione di migranti: ad oggi in città ci sono 250 minori non accompagnati a 1800 migranti sbarcati, sparsi in centri piccoli e piccolissimi senza alcun problema sociale. Inoltre nell’ultimo anno gli sbarchi sono stati appena tre e tutti di dimensioni molto contenute.

E’ a sinistra, però, che si accendono maggiormente gli animi. Sinistra Comune ha convocato per domani pomeriggio in Aula Rostagno, a Palazzo delle Aquile, un’assemblea pubblica per dire no al progetto: “Contro l’istituzione dell’hotspot a Palermo faremo le barricate, in consiglio comunale e in piazza”. Ma la sinistra, per bocca di Giusto Catania e Claudio Fava, mette nel mirino anche la Sovrintendenza, “rea” di aver dato parere positivo per “motivi di ordine pubblico” e “spingendosi, cosa ancora più anomala – dice Fava – a suggerire al Comune le azioni per superare i vincoli di tutela dell’area”. “Credo che il gruppo consigliare Sinistra Comune debba uscire da quello che, a mio avviso, è un ambiguo sostegno ad un’amministrazione comunale a conduzione ‘renziana’”, suggerisce però Nadia Spallitta.

Un fermento di cui ha fatto le spese anche il sindaco Orlando che aveva precisato che si trattava di un centro di prima accoglienza e non di un hotspot: “Non è importante il nome che verrà attribuito, in ogni caso è un luogo è pensato per attuare politiche di criminalizzazione delle persone”, hanno puntualizzato i consiglieri di Sc.

Nella maggioranza ha fatto sentire la sua voce anche Paolo Caracausi del Mov139 (“Lo Zen, come lo Sperone o Brancaccio, meritano ben altre attenzioni e progetti su cui investire i soldi pubblici”), così come interviene Dario Chinnici, capogruppo del Pd: “Si tratta di un progetto bocciato dagli uffici e che è incompatibile con un quartiere come lo Zen, che invece meriterebbe ben altre attenzioni: il governo Salvini-Di Maio chiarisca cosa vuol fare, mentre invitiamo l’amministrazione a riqualificare in modo adeguato Fondo San Gabriele a servizio del quartiere”.

Il capogruppo di Forza Italia, Giulio Tantillo, ha convocato una riunione del centrodestra per domani alle 16.30 alla Sala Gialla di piazza Pretoria, ma ha già tuonato Mimmo Russo di Fratelli d’Italia: “Anche il campo Rom della Favorita doveva essere temporaneo e sappiamo tutti come è andata a finire”. “Volendo anche solo per un momento tralasciare il fatto che l’hotspot va contro il significato che diamo noi all’accoglienza – dice Andrea Mineo di Forza Italia, vicepresidente della commissione Bilancio – non mi pare che questa decisione vada nella direzione di voler rilanciare una zona come quella in questione, che necessiterebbe di ben altri interventi”.

Sabrina Figuccia dell’Udc questo pomeriggio parteciperà a una protesta in piazza dei residenti dello Zen: “Questa volta alzeremo le barricate e metteremo in campo tutte le azioni necessarie per fermare questo scempio ai danni dei palermitani che non intendono più rimanere in silenzio rispetto a scelte scellerate, in linea con una politica europea, che sono certa sarà respinta anche dal governo nazionale”.

Infine acque agitate nel Movimento cinque stelle, dove il gruppo guidato da Ugo Forello ha detto no perché “la tutela dei diritti umani per noi viene prima di tutto, per questo non crediamo che l’hotspot, struttura chiusa, caratterizzata da un forte controllo di polizia e con un divieto assoluto di ingresso, sia lo strumento adatto per accogliere e aiutare i migranti”, salvo registrare la presa di posizione di Igor Gelarda secondo cui invece bisogna opporsi “non in maniera ipocrita, come i millantatori di cultura dell’accoglienza globale o come coloro che ipotizzano l’abolizione del permesso di soggiorno”.

Un coro unanime ma in realtà variegato, che sulla carta unisce tutti ma in realtà spacca profondamente coalizioni, gruppi e partiti su un tema delicato come quello dei migranti e della loro accoglienza. Un dibattito che rischia di rivelarsi però superfluo non solo perché la decisione finale non è nelle mani del Comune, che in questo caso fa da semplice spettatore, ma soprattutto perché il centro rientrava in una politica nazionale che il nuovo governo tra Salvini e Di Maio (con il primo in pole per andare al Viminale) potrebbe cambiare radicalmente.

 


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