Tutti in fila per il rimpasto

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13 Giugno 2013, 06:00

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PALERMO – Davanti alla porta del governo regionale c’è una discreta folla. Apparentemente disinteressata. Ma attenta, in realtà, all’apertura di qualche spiraglio. “Non chiediamo nulla al presidente”, sembrano dire in coro i partiti che sostengono l’esecutivo di Rosario Crocetta, ma in realtà si attendono qualcosa. Il famoso rimpasto. Che oggi il presidente della Regione allontana, come si fa con le mosche, con un rapido gesto della mano: “Ma che rimpasto, io ho vinto le elezioni”.

Ma a vincerle, queste elezioni amministrative, sono stati in tanti. Almeno stando ai commenti post-voto. E quei “tanti”, al momento esclusi dalla presenza ai tavoli governativi, un posticino nell’esecutivo credono di meritarlo. Pur non “chiedendo nulla al presidente”. Per carità.

Eppure, ecco i numeri a rinvigorire le pretese degli alleati di Crocetta al momento fuori dalla porta. A cominciare dai Democratici e riformisti di Totò Cardinale. Capaci di ottenere, solo a Messina, oltre l’11%, sotto la spinta del capogruppo all’Ars Beppe Picciolo. “I Drs hanno ottenuto grossi risultati non solo a Messina, ma anche a Giarre con la grande affermazione dei candidati che facevano riferimento a Salvo Andò, e in molte Province. Numeri che ci incoraggiano molto ad andare avanti su questa strada”. Ma dove porta questa strada? “Noi – puntualizza Picciolo – non abbiamo mai richiesto nulla. Solo una attenzione politica per il nostro gruppo. Gruppo composto da persone che hanno compiuto una scelta di campo, voltando pagina rispetto al passato.

La gente – prosegue Picciolo – ha percepito che la nostra forza politica non è composta da trasformisti, ma per la maggior parte da politici che gravitano da sempre in un’area di centro che guarda a sinistra, che è il nostro minimo comune denominatore”. Insomma, i Drs non chiedono nulla. O quasi. “Quando noi diciamo che non chiediamo nulla – precisa però Picciolo – non vogliamo dire che non meritiamo nulla. Diciamo che – prosegue – non ‘chiediamo’ anche per una questione di garbo istituzionale. Ma i risultati ottenuti e il supporto dato alla coalizione ci spingono a pretendere qualcosa. Il governo- conclude – ha bisogno di avere un respiro politico”. Un po’ più cauto il presidente dei Drs Marco Forzese, che però spiega: “A noi interessa che il presidente porti a compimento tutti gli annunci della campagna elettorale. Se ci riesce con i tecnici, bene. Altrimenti servirà un innesto politico”.

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Ma sui tecnici ecco tornare Picciolo: “Alcuni di loro – dice – non avevano autorevolezza per ricoprire quel ruolo. Non erano pronti. Qualcuno sconta inevitabilmente un periodo di rodaggio. Se non hai esperienza, è difficile. Alcuni assessori – aggiunge Picciolo – hanno manifestato una vocazione assessoriale, altri invece hanno brillato poco, rispetto alle potenzialità di un ruolo assessoriale regionale. Condividiamo l’idea del governatore che, nell’atto della formazione del governo, ha deciso di rompere alcuni schemi della politica, indicando gente estranea ai partiti. Ma oggi, troppo spesso, a comandare negli assessorati sono i funzionari, nel bene e nel male”.

Così, si scopre che tra i deputati della maggioranza fuori dalla porta del governo, l’idea più di moda sia quella di chiedere non l’azzeramento totale dei tecnici, ma una drastica riduzione. A ricevere, infatti, il gradimento sarebbero certamente Lucia Borsellino e Luca Bianchi, ma anche Linda Vancheri (vista anche la necessità di mantenere solidi i rapporti con la Confindustria siciliana) e Nicolò Marino. “Spetta al governatore – commenta Lino Leanza – scegliere i propri compagni di viaggio, però…”. Anche l’esperto deputato ex Mpa e Udc smussa gli spigoli. Ma il suo discorso è puntellato dalla soddisfazione per il risultato ottenuto dalla sua nuova forza politica, addirittura il primo partito del centrosinistra a Catania. “Articolo 4 – spiega Leanza – è nato pochi giorni fa, ma in queste amministrative ha portato a casa circa 70 consiglieri. Credo che adesso –prosegue – serva un incontro per capire quali siano le prospettive del governo regionale, su questo non ci sono dubbi. E penso che ci sia qualcosa da cambiare. Noi nell’esecutivo? Abbiamo sempre dimostrato grande lealtà, anche durante la Finanziaria, siamo stati coerenti con le scelte del governo. Il nostro gruppo, composto da sei deputati, ha sposato un progetto politico. Poi, ovviamente, – conclude – spetta al governatore scegliersi i propri compagni di viaggio. Articolo 4, intanto, cresce ed entro fine mese darà il via alla propria assemblea costituente”.

Chi ha parlato molto chiaro, invece, sul tema del rimpasto, è stato l’Udc. Prima col capogruppo Lillo Firetto, quindi, a urne ancora calde, col segretario nazionale Cesa, che ha definito l’Udc “forza determinante per l’affermazione della coalizione di Rosario Crocetta”. Concetto ribadito oggi dal vicesegretario regionale Nicola d’Agostino: “Crediamo – spiega – di essere davanti a una fase cruciale per l’equilibrio sociale della Sicilia. Ci permettiamo di suggerire che questo governo potrebbe essere rinforzato politicamente, senza snaturarlo dal punto di vista della composizione tecnica. Sarebbe un bene anche per Crocetta e per la Sicilia. Noi non siamo per mutare la composizione dell’intero governo. Crediamo però – puntualizza – che questa opinione sia condivisa dalle altre forze politiche della maggioranza. Ragionamenti questi, tengo a precisarlo, che non mettono in discussione il nostro rapporto di lealtà col governatore”. Insomma, secondo D’Agostino il rimpasto non sarebbe indigesto alle altre forze politiche all’Ars. A dire il vero, alcune di quelle che non disdegnerebbero l’ingresso nel governo, “puntano” proprio ad almeno uno degli assessorati dell’Udc. Sono tre, al momento, i componenti della giunta espressione dei centristi. Assessori (Cartabellotta, Valenti e Bonafede) che adesso sembrano in bilico. Ma anche il numero degli assessori Udc, secondo qualcuno, dopo le scissioni del partito (da cui sono usciti Forzese, Leanza, Sammartino e Nicotra) appare “sovradimensionato”. Un gruppo nel quale è confluito proprio D’Agostino: “Sarei sorpreso – dice D’Agostino – se un’alleanza politica fondata su valori e programmi condivisi possa essere messa in discussione dalla presenza di un deputato in più o in meno in un partito che si è rivelato fondamentale per la vittoria. L’Udc chiede soltanto di essere ascoltata nelle decisioni importanti, in modo che le decisioni possano essere prese condividendole e non limitandosi a subirle”. Il rimpasto, insomma, nonostante i dubbi del governatore, trova un ampio consenso.

E nemmeno la forza maggiore della coalizione sembra affatto ostile. “E’ inutile nascondersi – dice il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi – l’Assemblea regionale, in questi mesi, ha cambiato fisionomia. Si sono costituiti nuovi gruppi che hanno allargato la maggioranza. Certamente, oggi, le priorità sono altre: dobbiamo fare in modo che il governo acceleri su punti e programmi, dopo avere affrontato mesi difficili e concitati, dai quali siamo usciti bene. Per questo ritengo – aggiunge – che una verifica sia ormai indispensabile e anche il presidente Crocetta alcuni giorni fa non aveva chiuso a un rimpasto. Certamente, il tema non è affatto un tabù”. “Altro che indispensabile – tuona invece Antonio Malafarina, deputato del Megafono – credo che il rimpasto non serva proprio a nulla. Che senso ha, infatti, – aggiunge – un ritocco al governo ad appena sei mesi dalla sua nascita? Senza contare – ricorda Malafarina – che alcuni assessori, che non avevano certamente brillato, sono già stati sostituiti”. Ma nonostante le parole di Malafarina, la ressa dietro la porta del governo aumenta. “Lo abbiamo detto anche nei giorni scorsi – ammetta il deputato del Partito dei Siciliani Vincenzo Figuccia – se il governo dovesse aprire una stagione di riforme vere, che noi condividiamo, perché dovremmo tirarci indietro? Il Pds non è né di destra né di sinistra”. Insomma, anche i lombardiani, dopo la positiva cena palermitana di qualche giorno fa, nel caso in cui il governatore decidesse nuovamente di sedersi a un tavolo, per rifare il governo, sarebbero pronti a cercarsi una sedia.

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13 Giugno 2013, 06:00

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