30 Ottobre 2012, 07:30

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CATANIA – Il voto delle regionali rimescola le carte per le elezioni comunali catanesi della prossima primavera. La candidatura di Nello Musumeci a Palazzo d’Orléans era, infatti, il frutto di un accordo ben preciso interno al centrodestra. Esso prevedeva Musumeci, appunto, presidente della Regione, ma coinvolgeva anche Salvo Pogliese, azionista di spessore del Pdl, essendo detentore di un patrimonio di voti più che cospicuo, quale futuro assessore regionale, Basilio Catanoso, deputato nazionale, quale candidato alla presidenza della Provincia (carica lasciata libera proprio ieri da Giuseppe Castiglione, dimessosi per tentare l’avventura romana) e Raffaele Stancanelli da ricandidare a sindaco di Catania.

Con Nello Musumeci battuto da Rosario Crocetta, però, il patto salta. Quali possono essere allora le conseguenze?

Di certo Musumeci potrebbe riproporsi quale candidato a Palazzo degli Elefanti. Eventualità che Stancanelli, suo tradizionale avversario già ai tempi della comune militanza missina, vede con apprensione. Il sindaco in carica sa bene che, se nel 2008, con una candidatura isolata, Musumeci si è fermato al 25% dei consensi, in primavera potrebbe rappresentare un ostacolo ben più ostico da affrontare senza disporre del possente apparato Pdl di cinque anni prima, oggi liquefatto.

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Ma un pensierino alla carica di sindaco di Catania potrebbe anche tornare a farlo Salvo Pogliese, giovane ex An con le carte in regola per pretendere in seno al Pdl (o a quel che sarà domani la formazione di centrodestra) un ruolo adeguato alle sue capacità e al suo peso elettorale. Pogliese potrebbe svolgere nel Pdl siciliano la funzione di Matteo Renzi nel Pd nazionale, chiedendo la “rottamazione” del gruppo dirigente regionale che, a torto o a ragione, è ritenuto responsabile della disfatta di domenica.

Insomma, la “pax musumeciana” è durata appena un paio di mesi. Ma, si sa, come la vittoria è un magnifico collante, la sconfitta è il miglior solvente dei rapporti politici. Nei prossimi mesi, quindi, a Catania è bene aspettarsi di tutto.

Nel centrosinistra etneo, però, avversioni e rancori personali sono così radicati che nemmeno l’arrivo di Crocetta alla presidenza della Regione potrà tenerli sopiti. Per la carica di sindaco, quindi, con buona probabilità, si riproporrà lo scontro interno fra Enzo Bianco (Pd assolutamente antilombardiano) e Giuseppe Berretta (Pd lombardiano, anche se non di strettissima osservanza). Berretta, deputato a Roma, esce dal voto regionale rafforzato dalla rielezione dell’amica Concetta Raia (Pd lombardiano di stretta osservanza in questo caso), mentre il senatore Bianco non è riuscito a fare eleggere né Daniele Capuana, né Giuseppe Galletta, a lui vicini. L’ex sindaco della Primavera, però, da molti è ormai visto a Catania come l’unico in grado di risollevare la città dalle condizioni in cui versa e, in caso decidesse di correre per sindaco, avrebbe dalla sua una consolidata notorietà che per il quasi sconosciuto Berretta è invece tutta da costruire. Anche in casa Pd le scintille non mancheranno, si può esserne certi.

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30 Ottobre 2012, 07:30

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