13 Gennaio 2013, 09:37
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PALERMO – Ricorre in questi giorni il cinquantatreesimo compleanno di “Tutto il calcio minuto per minuto”, storica trasmissione radiofonica cui sono legati i ricordi di tanti tifosi “diversamente giovani” come me. Per dare un’idea ai “giovani per davvero”, dico solo che negli anni ’70 la trasmissione toccò vette d’ascolto di 25 milioni di italiani sparsi per il mondo. Eh sì, perché quando non c’erano ancora satelliti e streaming, “Tutto il calcio” era l’unica trasmissione RAI in diretta mondiale sulle stazioni in onde corte. Quando ero ragazzino, “Tutto il calcio….” iniziava durante l’intervallo delle partite e ne descriveva solo i secondi tempi per evitare che i tifosi disertassero gli stadi. Prima dell’avvento delle “radio-libere”, che dalla fine degli anni ’70 iniziarono a trasmettere le radiocronache complete, per noi tifosi del Palermo la prima fonte di informazione domenicale era la RAI siciliana. Alla fine del primo tempo in coda ad un programma satirico condotto dal compianto Renzino Barbera (Don Totò), uno dei giornalisti della RAI di Via Cerda forniva a noi tifosi, ansiosi come un padre nell’anticamera della sala parto, le notizie sulla nostra “creatura”. Imparai così a riconoscere le voci di Tripisciano, di Campolmi e di Mario Vannini, un toscano incapace di perdere il proprio accento anche dopo decenni di pane e panelle. Le notizie erano spesso così vaghe da insinuarmi il sospetto che quei grandi professionisti le “costruissero” sulle poche informazioni di cui disponevano. Appreso il risultato del primo tempo, delicata rotazione della manopola della sintonia e via sulle frequenze del I canale, appena in tempo per ascoltare lo spot introduttivo: “La Stock di Trieste, famosa nel mondo per i suoi brandy, vi invita all’ascolto di Tutto il calcio minuto per minuto”.
Roberto Bortoluzzi coordinava dallo studio gli interventi: Enrico Ameri (campo principale), Sandro Ciotti (seconda partita) e via via tutti gli altri: Everardo dalla Noce da Milano, Piero Pasini da Bologna, Claudio Ferretti da Roma, Alfredo Provenzali da Genova, Mario Guerrini da Cagliari, Andrea Boscione da Torino e infine il molestissimo Ezio Luzzi cui era affidata l’unica partita di Serie B. Luzzi faceva spesso imbestialire Bortoluzzi per la sua prolissità: era capace di tenere la linea per descrivere i dettagli di un Catanzaro-Ascoli, quando magari Ameri la stava richiedendo per descrivere un rigore in un derby di Milano. Poiché la nostra squadra stava in B, il primo momento di reale suspense era quando Bortoluzzi annunciava la sequenza dei campi collegati e noi speravamo di “godere” dei racconti di Luzzi. Purtroppo, questa speranza andava il più delle volte delusa e noi ci dovevamo accontentare degli aggiornamenti di Bortoluzzi dallo studio centrale. E quando la sua voce stentorea irrompeva, trattenevamo il fiato sperando che ci portasse buone notizie. Ogni tanto Bortoluzzi faceva il riassunto generale ripetendo i risultati dei campi non collegati e fornendo i marcatori, ma solo per le partite di Serie A. Potevamo apprendere che il Palermo pareggiava a Terni, ma ignoravamo chi avesse segnato e, in genere, anche la sequenza delle reti.
Ma il vero clou della suspense era verso la fine della partita. Bortoluzzi faceva l’ultimo riassunto intorno al 40esimo della ripresa e, da lì in poi, ci dovevamo sorbire la cronaca degli ultimi minuti delle partite collegate, l’aggiornamento dai campi di Serie A non collegati e la prima analisi post-partita da tutti gli inviati. Incluso, il molestissimo Ezio Luzzi. Al termine della trasmissione, tutti con il cuore in gola per i risultati finali di Serie B che potevano cambiare in “Zona Cesarini” e che qualche volta (come in un Reggiana-Palermo) vennero forniti in modo erroneo per la precarietà dei collegamenti. E infine lo spot di coda: “La Stock di Trieste, famosa nel mondo per i suoi brandy, vi ringrazia per l’ascolto e vi ricorda Stock 84. Se la squadra del vostro cuore ha vinto, brindate con Stock; se ha perso, consolatevi con Stock”. “E se ha pareggiato ?” incalzava querula una voce femminile rappresentativa delle mogli italiane stufe di attendere col cappotto addosso l’agognata uscita della domenica pomeriggio. La risposta non ammetteva discussioni: “Sempre Stock 84”. Ah, se avessi seguito quei consigli tutte le volte che li ho ascoltati, oggi sarei cirrotico.
Quanti ricordi. Quanta nostalgia per quel calcio spesso romanzato da chi lo descriveva e immaginato da chi sorvolava gli stadi sulle ali della fantasia. Tanto che la partita sembrava sempre più bella di quanto non fosse stata realmente. Sta giocando Torero Camomillo o il Reuccio di Resuttana ? E che maglia avranno messo ? Attaccano verso destra o verso sinistra ? Chi ha segnato ? E chi gliel’ha passata a quello che ha segnato ?
In questo SKY-fo di calcio moderno, “Tutto il calcio” è in HD. Nulla da immaginare, nulla da sognare. Le partite si giocano solo qualche volta di domenica pomeriggio. I giocatori passano da una squadra all’altra a campionato in corso e raramente stanno nella stessa squadra per più di tre anni. La maglia è insozzata dalla pubblicità: sulla nostra il logo di un sito di biscazzieri autorizzati. Ma la cosa che più colpisce è l’assenza di pubblico. Che tutti imputano alla scomodità degli stadi, ma che è dovuta soprattutto alla concorrenza della TV. Come avevano capito oltre cinquanta anni fa quelli di “Tutto il calcio”. Certo, è bello seguire la tua squadra in tutte le trasferte e, per chi non può andare allo stadio, anche in casa. E’comodo rivedere fino alla nausea le azioni più belle o le più contestate (tutti tranne gli arbitri). E, quando ti scappa, fare pipì in un bagno pulito. E, durante l’intervallo, accendere il fuoco sotto la caffettiera già pronta dalla mattina. Ma la partita non è uno show televisivo: è tutt’altro. E’ smania che inizia la domenica mattina. E’ batticuore nel salire quei gradoni. E’ aggregazione e contrapposizione, lacrime di gioia e di dolore. Che tristezza quegli stadi vuoti in HD: Che squallore quelle maglie cambiate come fossero mutande. Ridatemi il mio calcio. Ridatemi Ezio Luzzi. Ridatemi il mio Stock 84. Anche se non l’ho mai bevuto in vita mia.
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13 Gennaio 2013, 09:37