31 Marzo 2010, 12:04
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Si potrebbe dire, forse, che tra gli effetti dell’indagine catanese che coinvolge il presidente della Regione ci sia stato quello di rimettere un po’ d’ordine nel caotico scenario politico siciliano. Il gioco di sponde incrociate, tradimenti, ammiccamenti, scissioni consumate o paventate, il confuso neomilazzismo del terzo millennio che con un gioco di equilibrismi ha mantenuto fin qui in vita la giunta senza una ben definita maggioranza politica, tutto sembra andare verso un redde rationem definitivo. Che, verosimilmente, riporterà tutti i personaggi della commedia al ritorno a casa. Con qualche scossa d’assestamento, certo, ma anche con il tramonto di suggestive ipotesi di scompaginare i vecchi poli.
La spinta dei democratici verso il grande abbraccio con Lombardo, con il neanche troppo segreto intento di ragionare a breve di un ingresso in giunta da parte del Pd, ha subito una frenata improvvisa. La linea sulla quale aveva puntato tutto il duo Lumia-Cracolici – e che aveva trovato buoni consensi nel partito – con la spada di Damocle dell’inchiesta a pendere sul capo del governatore, appare assai ridimensionata. Oggi Pierluigi Bersani ha convocato Cracolici e il segretario regionale Giuseppe Lupo, che non si è mai mostrato troppo entusiasta dei rapporti con Lombardo. “Intanto, il primo problema da porsi è quello del bilancio, per il resto è troppo presto, bisognerà capire e ragionare”, spiega Bernardo Mattarella, un’altra voce da sempre critica sull’inciucio con l’Mpa. I nodi verranno al pettine tra pochi giorni, con una scadenza obbligata, che è quella del 30 aprile, data entro la quale va approvato il bilancio per evitare il commissariamento. “Questo bilancio non lo voto”, ha già messo le mani avanti l’ipercritico Giovanni Barbagallo, citato oggi dai quotidiani. “Quella di bilancio non è una legge di riforma, ma politica”, osserva Mattarella. E allora, per votarla, il Pd dovrà essere messo dal governo in condizione di farlo. Cioè dovrà vedere accolte alcune sue battaglie degli ultimi mesi, come quella sul credito di imposta e quella per la riorganizzazione della giungla delle società partecipate. E poi, come aggiunge lo stesso Lupo, “ci vorrà un fortissimo consenso delle parti sociali”. A quel punto, con tutti i paletti del caso, il Pd tutto, irriducibili inclusi, potrebbe far passare la manovra. Ma poi, con ogni probabilità, scatterebbe il liberi tutti. E c’è già chi evoca l’innominabile (fino a ieri) spauracchio del voto anticipato.
Dall’altra parte, intanto, Miccichè e i suoi stanno accelerando sul Partito del Sud. I quotidiani oggi erano concordi nel rilevare il cambio di passo sul progetto del sottosegretario. Che potrebbe vedere la luce già entro la primavera. Miccichè ha avviato i motori e sembra ormai intenzionato a far presto. Tanto più dopo l’ennesimo exploit leghista delle regionali. Il partito del Sud diventerebbe un soggetto speculare al Carroccio e quindi comunque “un grande alleato di Silvio Berlusconi” (come scrive nel suo blog lo stesso Miccichè), per riequilibrare i rapporti “geografici” nella coalizione. In un progetto di questo tipo, ossia con un partito autonomista ma ben ancorato al centrodestra (nel quale potrebbe sciogliersi un Mpa indebolito dagli affanni giudiziari del leader), certe operazioni trasversali diverrebbero ben più complesse. Nei giorni scorsi i giornali hanno parlato di grandi manovre in vista della nascita del Partito del Sud tra lombardiani e miccicheiani da una parte ed ex margheritini (in particolare il gruppo di Totò Cardinale e Francantonio Genovese) dall’altra. Ma più il Partito del Sud si caratterizzerà come simmetrico al Carroccio di Bossi, più sarà impervia la strada di quanti da sinistra vorranno giocare di sponda continuando a tenere i piedi nelle scarpe del Pd. Tutto, insomma, lascerebbe presagire nei prossimi mesi un ritorno al vecchio bipolarismo anche in Sicilia. Ma le incognite sulla strada restano numerose e ingombranti. A partire dalle prossime mosse della procura di Catania, che potrebbero accelerare i tempi del terremoto. E così nel Palazzo nessuno si azzarda più a sbilanciarsi in previsioni a medio-lungo termine. Intanto, c’è da approvare il bilancio. Del domani, oggi più che mai, non v’è certezza.
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31 Marzo 2010, 12:04