Uccisa al cimitero di Catania |L’ultimo abbraccio a Maria Concetta

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17 Gennaio 2014, 06:00

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CATANIA – Per un giorno si spengono i riflettori sull’indagine, sul giallo, sul delitto. Questa è la mattina dedicata a Maria Concetta Velardi: una donna, una madre, una vedova. E’ il momento del dolore, del cordoglio e del ricordo. La salma è stata restituita ai familiari ieri al termine di tre giorni di esami nel reparto di medicina legale affidate dalla Procura al dottor Giuseppe Ragazzi.

Alle 10 sono stati celebrati i funerali, a Canalicchio, nella Chiesa del Carmine: lo stesso luogo dove quindici anni fa fu dato l’estremo saluto a Angelo Matà, il marito della 59enne, e cinque anni fa invece si svolsero le esequie del figlio appena trentenne Lorenzo. Due vite spezzate da un male inguaribile e a cui Maria Concetta Velardi non aveva mai saputo staccarsi: tanto da trasformare la cappella al cimitero nella sua seconda casa.

Tanta commozione nei volti di parenti e amici: lacrime trattenute, occhi lucidi ma anche grida di angoscia e di rabbia. Ad attendere il feretro all’uscita i militari della marina militari schierati, un gesto quello dei colleghi di Fabio Matà per dimostrare la loro vicinanza in questo momento di dolore. Vicino al figlio per tutta la funzione la fidanzata che lo sta accompagnando in questo calvario di lutto e indagini.

“E’ giusto sistemare mia madre”. Per ben due volte il figlio Fabio Matà nell’intervista rilasciata a LiveSiciliaCatania ad una settimana esatta dall’efferato omicidio lo aveva chiesto, ed oggi, finalmente, Maria Concetta avrà la sua degna sepoltura. Strano il destino: perchè quel cimitero dove delle mani atroci e assassine hanno deciso di scrivere l’epilogo della sua esistenza diventerà la dimora del suo riposo eterno.

“Non posso crederci che non c’è più”. Anna, la sua più cara amica e madrina di Fabio, ancora non si è resa conto che Maria Concetta è morta, anzi è stata assassinata. E così i suoi vicini di casa e i suoi parenti non si spiegano come una donna “riservata, mite e gentile” possa aver avuto una fine così tragica.

Quel 7 gennaio Fabio aveva accompagnato la madre presto al mattino al cimitero. “Era serena – ha detto più volte ai giornalisti – doveva togliere gli addobbi natalizi”. Nella tomba di famiglia Maria Concetta aveva allestito il presepe, l’alberello, ogni particolarieper celebrare il Natale e il giorno dopo l’Epifania era giusto riporre tutto nel cassetto. Tutto era stato pulito e riordinato, alle 16 il figlio, un militare, si è allontanato, è andato da un amico e poi è passato al bar per il solito caffè, quel bicchiere di plastica che è rimasto sul gradino della cappella per giorni. Segno e simbolo del silenzio di Maria Concetta.

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In quel viottolo, dove Fabio ha trovato la madre con un masso nero di venti chili sul volto con il cranio fracassato, ci sono le tracce del sangue di Maria Concetta: gli schizzi e le macchie ancora rosse nonostante siano passati ormai quasi due settimane. L’autopsia ha portato a una certezza: la vedova aveva diverse ferite sulla testa, non solo nella parte anteriore ma anche posteriore. Elemento che potrebbe far pensare ad un primo ferimento al capo con una pietra di medie dimensioni, poi il tentativo di fuga tracciato dalle macchie di sangue sull’asfalto ed il colpo finale con l’enorme masso di lava in pieno viso, quando già Maria Concetta era caduta. La dinamica insomma sembra quasi ricostruita dagli inquirenti.

Il medico legale ha stabilito che la morte può essere avvenuta dalle 16 alle 17, impossibile stabilire il minuto preciso. Il margine va dai 30 ai 60 minuti. Mezz’ora in cui qualcuno ha avuto il tempo di avvicinare, colpire e allontanarsi. Ma chi è? Dallo studio di Giuseppe Lipera, avvocato del figlio della vittima, parte offesa nel procedimento si profilano ipotesi e scenari: è stata ingaggiata una criminologa che ha parlato di un erotomane, ma non esclude anche la pista del maniaco. Gli investigatori privati a cui i legali hanno affidato gli accertamenti sono cauti. “Non possiamo sostituirci alla polizia – precisano – stiamo lavorando e soprattutto stiamo ascoltando diverse persone che erano vicine alla vittima”.  La Squadra Mobile che si sta occupando dell’inchiesta è stretta nel massimo riserbo: nessuna pista privilegiata, ma questo è quello che dicono ai giornalisti.

Oggi Catania dice addio a Maria Concetta, ma la città aspetta che su quella lapide venga scritta presto la parola giustizia.

 

 

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17 Gennaio 2014, 06:00

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