03 Marzo 2021, 16:06
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PALERMO – È uno dei tanti delitti di cui Gaspare Spatuzza si è autoaccusato. Era il 1991 quando ammazzava Giuseppe Mandalà, “colpevole” di essere parente di Totuccio Contorno.
Per Spatuzza, killer di don Pino Puglisi, è arrivata una condanna a otto anni di carcere. Il pubblico ministero Dario Scaletta aveva chiesto cinque anni e due mesi in continuazione con le attenuanti previste per i collaboratori, ma il giudice per l’udienza preliminare Fabio Pilato non ha concesso le attenuanti generiche all’imputato. Il giudice ha riconosciuto una provvisionale di cinquantamila euro ciascuno alla moglie e ai due figli della vittima per il risarcimento del danno.
Contorno si era pentito e andava punito. Se la presero con in suoi parenti. Di morti ammazzati con il cognome Mandalà è tristemente zeppa la cronaca nera di quegli anni. Erano accecati dall’odio verso Contorno che in gran segreto, quando era già sotto programma di protezione, tornò a Palermo per vendicarsi dello sterminio corleonese.
“Nel 1991 avvenne l’omicidio di Mandalà Giuseppe – ha messo a verbale Spatuzza – per il quale utilizzammo come base logistica la casa di mia zia dove macinammo l’esplosivo nell’aprile del 1992”. E cioè il tritolo usato per la strage di via D’Amelio.
“Fissammo l’appuntamento nell’abitazione, dove Giuseppe Graviano – ha aggiunto – anche se non sono certo accompagnato da Tranchina (Fabio Tranchina, altro pentito di Brancaccio ndr).
Quando il Graviano giunse non credo che ancora erano arrivati gli altri che parteciparono cioè Tagliavia, Barranca, Tinnirello, Benigno Salvatore, Lo Bianco Pietro. Il Mandalà era parente di Contorno ed all’epoca dell’omicidio era pensionato”.
Tanti nomi, un solo colpevole: Spatuzza. Per gli altri non sono mai stati trovati i necessari riscontri.
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03 Marzo 2021, 16:06