Kirill, Polina e gli altri bimbi uccisi: 'Putin, guarda queste foto'

Kirill, Polina e gli altri bimbi uccisi: ‘Putin, guarda queste foto’

Le tragiche immagini.
LA GUERRA IN UCRAINA
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Forse ci vorrebbe un pifferaio magico, come nella favola. Qualcuno che, in ogni modo, portasse via i bambini dall’Ucraina. Tutti i figli e le figlie che muoiono, nella disperazione impotente dei genitori. Come è accaduto a Mariupol, città Ucraina devastata dalle bombe russe, al piccolo Kirill di diciotto mesi. Una coperta macchiata di sangue. Un padre che regge in braccio un fagottino. E la giovane mamma che corre dietro, con un passo meno veloce ma altrettanto disperato. Non c’è niente nell’ospedale. Non c’è la corrente elettrica. Ci sono solo i medici con la loro abnegazione.

E i medici tentano il tutto per tutto, ma non possono fare altro, se non constatare che in quel piccolo corpicino la vita si è spenta. Ecco perché altre immagini, tra quelle raccolte da chi opera sul campo, (dai fotografi dell’Associated Press e poi diffuse da tutti) condensano la frustrazione di chi ha soltanto le mani per salvare vite straziate dall’orrore della guerra. E’ una tragedia nella tragedia: vedersi scorrere davanti il nastro di una fabbrica che produce morte. E non potere intervenire, se non per annotare che non c’è più alcuna speranza.


Si chiamano Marina e Fedor,
secondo le notizie che arrivano, il papà e la mamma di Kirill. Gli scatti li colgono nell’acme del dolore. Pare che un medico abbia detto a chi fotografava questo e altri bambini colpiti dalla guerra: “Mostra le foto a Putin”. Ma a che servirebbe? La strage dei bambini, infatti, non si è mai fermata. I nomi e le storie si affastellano.

“Alle ore 12 del 6 marzo 2022 dall’inizio dell’invasione della Federazione Russa in Ucraina sono morti 38 bambini, 71 feriti”. Lo scrive Lyudmyla Denysova, l’incaricato per i diritti umani nel Parlamento dell’Ucraina sul canale telegram, citata da una agenzia Adnkronos.

Anche Polina, qualche giorno fa, è morta sotto le bombe, a Kiev, con tutta la sua famiglia, aveva dieci anni. Il fratellino Seymon, di cinque anni, è spirato nel reparto di terapia intensiva. Forse, Sofia, la figlia più grande, è riuscita a sopravvivere. Frammenti labili di esistenze dissolte. Notizie del disastro di ogni giorno. L’innocenza calpestata e distrutta da un’invasione criminale. Chi porterà via i bambini ucraini dal loro inferno in terra?


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