20 Marzo 2022, 17:58
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CATANIA – La guerra, la Chiesa e la sua posizione non neutrale, di aiuto verso chi soffre e chi è vittima di menzogne e violenza: Monsignor Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale, interviene a un convegno sulla guerra in Ucraina che si svolge all’Università di Catania e sottolinea alcuni punti che la Chiesa segue in questo periodo difficile. Dall’aiuto ai profughi alla necessità di costruire e difendere la pace, Raspanti offre un quadro delle strade da seguire per avvicinarsi il più possibile alla fine delle ostilità.
Monsignor Raspanti parla nel suo discorso del ruolo della Chiesa nei conflitti umani: “La Chiesa – dice Raspanti – è fatta da uomini, persone che creano, lavorano, vivono e tutto questo inevitabilmente crea interessi e frizioni. La natura umana è corrotta al suo interno, e dunque gli egoismi entrano nella vita quotidiana, anche della Chiesa. Per questo non sempre gli uomini della Chiesa riescono a essere autonomi e asettici rispetto al gareggiare umano che a volte significa scontro, lotta”.
“Pur non essendo esente da queste dinamiche – procede Raspanti – la Chiesa ha comunque sempre cercato di mantenere un atteggiamento al di sopra delle parti, ma sempre dalla parte dei più deboli e di chi soffre. Oggi la nostra diocesi assiste le diverse Caritas, sia cattolica che ortodossa. Ma soprattutto piangiamo allo stesso modo anche i soldati russi, ingannati per andare in guerra, e i loro genitori. La guerra è una tragedia, e la religione di Gesù Cristo vuole la pace ma sa che la pace va costruita e difesa con il contributo di tutti“.
“Non esistono posizioni assolutamente neutrali – dice ancora Raspanti – ma è possibile essere terzi per aiutare chi soffre e chi è vittima di menzogna e violenza. Chiaramente è il popolo ucraino a essere aggredito, e senza entrare nelle dinamiche politiche il fatto è che si deve discutere, non ammazzare come vediamo fare giorno dopo giorno”.
Monsignor Raspanti fa poi delle considerazioni storiche sulle diverse Chiese esistenti in est Europa, e sul modo in cui intrattengono relazioni con gli stati: “Abbiamo studiato tutti un po’ di storia e ricordiamo il percorso diverso della Chiesa cattolica dalla Chiesa ortodossa. Soprattutto nei primi secoli del millennio la Chiesa unita era parte integrante dell’Impero d’Oriente, era l’imperatore a dirigere la Chiesa e ingerirsi in questioni pratiche e amministrative come la nomina dei vescovi, oltre che dottrinali. Lentamente il percorso si è differenziato: la Chiesa occidentale, in assenza di un potere come l’Impero, ha assunto compiti sociali e secolari diversi, fino alla divisione della Chiesa d’oriente e d’occidente. Da allora la Chiesa ortodossa non ha avuto più un capo unico. L’arcivescovo di Costantinopoli aveva un primato d’onore ma di fatto erano sempre chiese nazionali, controllate dai poteri nazionali che si diffondevano”.
“Dopo la caduta dell’Urss – continua Raspanti – c’è stato il processo inverso a quello dell’ateizzazione di stato, ma sempre sulla linea di una sudditanza con il potere politico. Questo spiega secondo me anche molte delle mosse della Chiesa russa: al di là delle dichiarazioni del Patriarca Kirill, nell’ultimo anno si è avuta una quasi rottura tra il patriarcato di Mosca e quello di Costantinopoli, e questo ha avuto ripercussioni anche in Ucraina, dove c’è una Chiesa legata al papa, ma anche una Chiesa ortodossa legata a Mosca e una a Costantinopoli. Questo ha causato delle rotture, perché è chiaro che ci sono commistioni tra interessi politici e sociali e la Chiesa“.
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20 Marzo 2022, 17:58