Udc al voto in ordine sparso | E con Crocetta è alta tensione

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07 Giugno 2013, 06:00

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PALERMO –Tra Rosario Crocetta e l’Udc siciliano non è esattamente un momento idilliaco. E dopo le amministrative la questione si riproporrà con forza. I centristi battibeccano ormai quotidianamente col governatore e il momento ricorda molto le tensioni che precedettero l’uscita dal governo Lombardo di D’Alia e compagni. Dopo la doccia fredda delle Politiche, che ha visto il partito di Casini precipitare a percentuali drammatiche anche in Sicilia, l’Udc cerca un riscatto alle amministrative e incalza il governatore quotidianamente. Se ieri è toccato al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone dare giudizi così così sulla giunta (Il governo Crocetta? “Ha dimostrato molta buona volontà, ma i risultati si devono ancora vedere), ieri in un’intervista al Giornale di Sicilia è tornato alla carica Gianpiero D’Alia, che accosta Crocetta a Lombardo, ribadisce la richiesta di un governo politico lanciata nei giorni scorsi a Livesicilia dal suo capogruppo Lillo Firetto, e al presidente che aveva liquidato come sovrastimata l’Udc, risponde: “L’Udc ha la stessa forza di sempre. Forse è Crocetta ed il suo Megafono ad essere sovradimensionato in giunta. Ha più assessori che voti”.

Insomma, l’aria non è delle migliori. Il partito non apprezza l’eccessivo spago che il governatore dà ad altri movimenti nati dopo il voto da operazioni d’Aula, come Drs e Articolo 4, il partito di Lino Leanza che a Catania ha messo in seria difficoltà i centristi, tanto da spingerli a non presentare una lista. In prevalenza, alle amministrative di domenica il partito di D’Alia si presenta in coalizione con i partiti alleati nella maggioranza di Palazzo dei Normanni per un verso. Ma non mancano i tentennamenti con ritorni a schemi precedenti nelle realtà locali. L’Udc, infatti, in parecchi comuni non affianca la coalizione di centrosinistra. E sembra tornare a quell’ambizione di equidistanza dai due poli che fu il cavallo di battaglia del partito nei tempi d’oro, e che potrebbe essere legata anche a un possibile avvicinamento al centrodestra a livello nazionale, di cui si sussurra a Roma.

La pattuglia centrista sta con Felice Calabrò a Messina, con Giovanni Cosentini a Ragusa e con Enzo Bianco a Catania. Nel capoluogo etneo però di fatto non presenta una propria lista. “L’uscita dal partito di Lino Leanza a quattro giorni dalla presentazione delle liste non ci ha permesso di riorganizzarci in tempo”, sottolinea Nicola D’Agostino, vice-segretario regionale dell’Udc. Eppure lo schema regionale non è ripreso in uno dei quattro capoluoghi. A Siracusa infatti a concorrere per la poltrona di primo cittadino è Edy Bandiera, ex presidente del consiglio comunale e segretario cittadino dell’Unione di centro, sostenuto dal Pdl, ma anche da Grande Sud, da La Destra e dal Centro democratico di Pippo Gianni. “Lì è stato il Partito democratico a non volerci appoggiare”, dice D’Agostino. Lo stesso deputato regionale però non ci sta a parlare di una rottura dello schema regionale: “Le elezioni amministrative seguono logiche diverse rispetto a quelle nazionali – continua – e anche rispetto a quelle regionali. Abbiamo dato massima libertà e autonomia ai nostri riferimenti locali, non avrebbe avuto senso imporre schemi rigidi, anche perché viviamo in un momento di crisi del sistema partitico, dunque della stessa Udc”.

A Partinico, in provincia di Palermo, i democratici candidano Chiara Gibilaro, i crocettiani l’uscente Salvo Lo Biundo e gli udc Enzo Briganò, ex autonomista e vicepresidente del consiglio provinciale. Ad appoggiare Briganò è pure Amo Partinico, forza centrista che fa riferimento all’ex pid Marianna Caronia. A Licata invece l’Unione di centro ha come proprio candidato l’avvocato Domenico Falzone, dirigente dell’Inps, mentre il Pd si divide a sua volta su due candidati, Daniele Cammilleri e Giuseppe Fragapani. Anche a Modica l’Unione di centro presenta un suo riferimento senza badare alle beghe di democratici e Megafono che incrociano le armi. Si rompe la logica di Palazzo dei Normanni anche a Piazza Armerina. Nel centro ennese l’Udc sostiene Filippo Miroddi, già primo cittadino di Aidone, crocettiani e Sel sono invece con Ranieri Ferrara mentre il Pd di Crisafulli sostiene Carmelo Nigrelli.

L’asse del partito di Gianpiero D’Alia converge verso destra in altre realtà, in particolare nel Trapanese. A Castellammare del Golfo a insistere sull’appoggio all’uscente Pietro Russo è stato il deputato regionale Mimmo Turano. E nel popoloso centro a metà strada fra Palermo e Trapani infatti va di scena la riedizione della coalizione di centrodestra con Pdl, Mpa e lista Musumeci. Nello stesso Comune però non vanno d’accordo Pd e Megafono, i democratici sostengono Nicolò Coppola e i crocettiani Maria Tesè.

Il quadro è molto particolareggiato. Ed il sindaco di Agrigento e dirigente regionale del partito Marco Zambuto non si nasconde. “Serve porre in modo significativo la questione della nostra identità – afferma il primo cittadino di Agrigento – ancor di più dopo un risultato negativo come quello delle Politiche. Il percorso che abbiamo tracciato è quello del legame con il territorio, ci sono tanti esponenti del partito presenti in liste civiche”. Zambuto sottolinea un tema caldo, che sarà affrontato dopo le elezioni: “Ritengo che in passato abbiamo commesso degli errori, ora serve interrogarci sulla nostra capacità rappresentativa. Certo il momento non è facile…”. Intanto si avvicina il congresso di autunno, alleanze e strategie saranno all’ordine del giorno. All’orizzonte parecchi cambiamenti.

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07 Giugno 2013, 06:00

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