Uffici fiscali e cittadini lontani: la tax compliance è un miraggio - Live Sicilia

Uffici fiscali e cittadini lontani: la tax compliance è un miraggio

Una sfilza di divieti alza un muro tra amministrazione e cittadini

VIETATO ENTRARE – PRENOTAZIONI A LUNGHISSIMA SCADENZA – VIETATO DISCUTERE CON I FUNZIONARI FUORI DALL’APPPUNTAMEMNTO

Purtroppo sono queste le regole che vigono attualmente negli uffici fiscali e che, al contrario dei principi da sempre espressi dai Vertici del Ministero e dell’Agenzia, ossia la tax compliance, l’adesione spontanea e la fiducia tra fisco e cittadini, allontanano sempre di più il contribuente dai suoi interlocutori e, molto spesso, dagli obblighi fiscali ai quali risulta effettivamente tenuto.

Non c’è dubbio che se ricevo una cartella di pagamento datata da più di dieci anni, il sospetto della prescrizione è legittimo, per cui, prima di iniziare una contestazione (prima in autotutela e poi in Corte di Giustizia), sarebbe molto utile che si sapesse se durante questo lungo periodo ci siano stati atti interruttivi o meno.

Se ricevo dal Comune un invito a pagare la TARI per tre immobili, quando ne posseggo solo uno, che ha avuto però la sfortuna di cambiare per tre volte il nome, far capire “de visu” al funzionario la banalità della questione , senza attese impossibili, sarebbe cosa buona e giustissima.

Se ricevo dall’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate un “avviso di compliance” (così lo chiamano) con il quale mi si chiede di pagare il tributo che, secondo l‘ufficio, sarebbe stato evaso per non avere indicato il “reddito di fabbricati” relativo ad un immobile che non è più di mia proprietà da lunghissimo periodo, avere la possibilità di chiarire immediatamente l’esistenza o meno di un qualsiasi problema agevolerebbe certamente sia il malcapitato cittadino che lo stesso Ufficio.

Se chiedo all’ufficio di conoscere la data presunta di un rimborso, riconosciuto dallo stesso ufficio assolutamente legittimo, senza dovere attendere tempi lunghissimi con la paura che qualcuno si possa “offendere”, anche questa volta sarebbe cosa buona e giusta.

Ma purtroppo le cose vanno così.

Inutili (anche se meno frequenti a causa delle difficoltà di ottenere risposte positive, nonostante l’impegno dei funzionari dell’Ufficio del Garante), sono le richieste al Garante del Contribuente. Un ufficio che andrebbe maggiormente valorizzato, anche attribuendogli poteri maggiori di quelli, quasi inesistenti, di oggi.

Inutili sono le proteste ai Direttori degli Uffici.

Inutili sono le proteste che appaiono sulla stampa.

Lamentele giungono pure dai Sindacati che, rivolgendosi al Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini, chiedono con forza non solo la semplificazione fiscale da troppo tempo promessa, ma anche una “decente” comunicazione tra gli uffici fiscali ed i cittadini.

Secondo le Organizzazioni sindacali, le criticità della comunicazione sono quotidiane, rendendo difficilissimo il lavoro dei Professionisti del settore.

Sembra proprio che la situazione è questa e che, forse per mancanza di personale, il rapporto tra cittadino e fisco debba essere sempre una lotta continua ed estenuante. Quasi che ci sia chi speri che la questione si possa sanare da se, o con l’oblio o con il pagamento di qualcosa che in realtà non è dovuta.

L’anno scorso è stato predisposto un progetto di legge che dava maggiore spazio all’autotutela, in quanto ipotizzava, dopo novanta giorni, l’automatica estinzione dei rilievi “ingiusti” (evidentemente non gli accertamenti veri e propri), ossia di quelle piccole ma fastidiose contestazioni che, se sono frutto di errore dell’Ufficio, possono facilmente trovare conferma dopo semplici riscontri a seguito dell’istanza di annullamento dei cittadini (con autocertificazione e sotto pena di responsabilità penali), non trovano riscontro nell’istanza di annullamento dei cittadini.

Questa soluzione prospettata sarebbe veramente “compliance”. Questo favorirebbe veramente l’adesione spontanea. Questo ridurrebbe il lavoro degli Uffici. Questo ridurrebbe il contenzioso tributario.

Ma da qualche anno, la compliance sembra solo utopia. Il dialogo con gli uffici quasi impossibile. Il contraddittorio preventivo qualcosa di irrealizzabile (tranne che nei casi previsti dalla legge).

Ed allora che fare ?. Si lamentano pure i commercialisti e gli avvocati che avrebbero l’interesse a portare avanti tutte le difese, anche quelle che risultano ictu oculi assolutamente legittime.

Ma il “muro” resta tale e le uniche soluzioni del problema, come già detto, sono il ricorso o pagare l’indebito.

Non è cosa buona e giusta !

Ma speriamo che un incremento di personale negli uffici, una normativa più semplice, un utilizzo più attento delle banche dati esistenti ed un dialogo un poco più umano, possa migliorare le cose.

Se ciò non accadrà, i contribuenti onesti continueranno ad osservare tutte le leggi esistenti. Ma molti altri cercheranno in tutti i modi di evitare qualsiasi rogna, e non mi riferisco alla rogna di dovere pagare quanto è giustamente dovuto all’Erario, ma alle difficoltà di capire e sapere con esattezza la legittimità della pretesa.

Confidiamo, comunque, nella presenza nel Governo di un vero tecnico, il Prof. On.le Maurizio Leo, già dirigente generale del Dipartimento Finanze del Ministero delle Finanze (con tantissima esperienza sul campo) ed oggi Vice Ministro del Ministero dell’Economia e delle Finanze, al quale il Ministro ha dato delega di firma sui provvedimenti riguardanti la riforma tributaria e, più in generale, su tutti i provvedimenti di politica fiscale del nostro Paese. A lui il più affettuoso “in bocca al lupo”.


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