Ufficio stampa, non c’è pace | Carabinieri a Palazzo d’Orleans

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16 Gennaio 2013, 14:06

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PALERMO – I carabinieri a Palazzo d’Orleans. È, questa, solo l’ultima “scena” della storia riguardante l’Ufficio stampa della Regione siciliana. Una storia che oggi, appunto, si “arricchisce” della visita dell’Arma nel palazzo della Presidenza, dopo la chiamata di Piero Messina, l’ex (?) coordinatore del gruppone di 21 giornalisti licenziati in tronco dal governatore Crocetta.

Messina ha contattato le forze dell’ordine, infatti, dopo che gli è stato impedito l’ingresso negli uffici. Un “divieto d’accesso”, sventolato sotto il naso del giornalista, che aveva ripreso servizio pochi giorni fa, dopo la notifica di un nuovo decreto di nomina, firmato dal presidente Crocetta il 6 dicembre, contestualmente alle lettere di licenziamento inviate a tutti gli addetti stampa, ma notificato a Messina solo l’11 gennaio. Da quel momento, Messina è tornato a lavoro, come l’atto firmato dal presidente Crocetta gli chiedeva.

Ma è proprio su quel decreto che starebbe il “problema”, come racconta lo stesso governatore a Live Sicilia: “Quell’atto è stato inviato per un mero errore materiale. Io ho revocato l’incarico di Piero Messina. Quando ho saputo che era tornato a lavoro, non ho potuto fare altro che chiedergli di non tornare”. In realtà, la vicenda è assai ingarbugliata. La proposta di Crocetta per il “reintegro” di Messina, infatti, sarebbe stata rifiutata dallo stesso giornalista. “E’ successo – racconta Crocetta – durante una riunione, davanti a diversi testimoni. Io gli ho proposto di rientrare a lavoro, ma attraverso un nuovo contratto, a termine. Da caporedattore, tra l’altro, visto che lui quel ruolo lo aveva svolto davvero. E ho scelto lui, e non altri, proprio perché fino a quel punto aveva rivestito il ruolo di coordinatore e a me serviva qualcuno che comunque garantisse quel servizio di comunicazione. Messina però pretendeva che gli venisse riconosciuta la continuità lavorativa e ha rifiutato la mia proposta, lasciando sguarnito l’ufficio per oltre un mese”. Una ricostruzione non condivisa dal giornalista: “Io ho e ho sempre avuto il massimo rispetto nei confronti di Crocetta: sia dell’uomo che dell’istituzione che rappresenta. E non è vero che ho lasciato sguarnito l’ufficio, visto che ho organizzato in quei giorni conferenze stampa e interviste su quotidiani nazionali. Non capisco i motivi, e sono molto dispiaciuto di essermi trovato in questa situazione. Anche perché non ho mai mosso un dito, né battuto un ciglio contro il Presidente Crocetta. Non comprendo, quindi, questa reazione nei miei confronti”.

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A sorprendere ancor più il giornalista, però, è il fatto che il “divieto d’accesso” notificato stamattina sia arrivato dopo quel decreto di nomina, notificato l’11 gennaio scorso. “Io ho sempre saputo – puntualizza oggi Messina – che la Pubblica amministrazione parla attraverso i suoi atti. E a me ne è stato notificato uno col quale mi veniva richiesto di tornare a lavoro”.

Per Crocetta, però, alla base di quella richiesta di reintegro, come detto, ci sarebbe semplicemente un “errore”: “E’ stato inviato a Messina – racconta – lo stesso decreto del 6 dicembre. Quello, insomma, che prevedeva la proposta di reintegro rifiutata dal giornalista, che mi ha annunciato che avrebbe fatto ricorso contro il licenziamento. Evidentemente – aggiunge – oggi, che l’Assostampa ha perso una causa sul comportamento antisindacale della Regione e considerato che il giudice ha confermato ancora una volta il carattere ‘fiduciario’ dell’incarico e la natura di ‘collaborazione professionale’ di quel rapporto di lavoro, il giornalista ci ha ripensato. Ma ormai è troppo tardi”. Perché per il governatore, ormai, il rapporto con i 21 addetti stampa, sarebbe definitivamente compromesso: “Hanno tutti fatto ricorso, quindi hanno fatto causa contro la Regione. Secondo lei – puntualizza – posso mai reintegrare persone che hanno un contenzioso nei confronti della pubblica amministrazione? E il discorso vale anche per Messina”. Così, l’Ufficio stampa rimane vuoto. Oltre che inaccessibile per i “vecchi” giornalisti. Ma la soluzione sarebbe già dietro l’angolo: “Sto valutando una serie di curricula che mi sono stai inviati – ha detto Crocetta – e tra poco potrò scegliere 5-6 persone, come ho ripetutamente annunciato. Queste persone mi consentiranno di portare avanti le attività di comunicazione, nelle more della predisposizione di un concorso aperto agli interessati. Ma perché tutto l’iter si concluda, credo passeranno almeno due anni”.

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16 Gennaio 2013, 14:06

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