“Rinvio a giudizio? | Mi dimetterò”

di

29 Marzo 2012, 12:34

7 min di lettura

(di Antonio Condorelli) Imputazione coatta. Così ha deciso il Gip Luigi Barone che, con la sua valutazione, obbliga la Procura di Catania, che ne aveva sollecitato l’archiviazione, a chiedere, forzatamente, il rinvio a giudizio del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa, per concorso esterno all’associazione mafiosa e voto di scambio aggravato. Entro 10 giorni dalla notifica del decreto i pm dovranno attivarsi e un nuovo Gip dovrà fissare un’udienza preliminare.

E’ l’evoluzione dell’inchiesta Iblis, il nome del Diavolo in arabo, scattata il 3 novembre del 2010 con decine di arresti tra esponenti di spicco della mafia di Catania, imprenditori e uomini politici. E’ una Cosa nostra moderna quella svelata dalle indagini di carabinieri del Ros, che si insinua negli appalti e si fa imprenditrice. E per questo avrebbe cercato di avvicinare, anche tramite un ‘colletto bianco’ come il geometra Michele Barbagallo, i vertici del Mpa: Raffaele e Angelo Lombardo. Indagati per concorso esterno la loro posizione crea una diversificazione di vedute nella Procura tra chi chiede il rinvio a giudizio dei fratelli Lombardo e chi, invece, lo stralcio del fascicolo. E’ questa linea che passa, forte della sentenza della Cassazione su Calogero Mannino. Il capo d’imputazione è derubricato in reato elettorale e comincia un processo davanti al Tribunale monocratico.

Allo stesso tempo la Procura chiede l’archiviazione del fascicolo per concorso esterno, ma il Gip Barone fissa un’udienza camerale e dispone l’imputazione coatta, spiegando in 60 pagine di motivazioni, che ci sono elementi di valutazione da affidare a un Gip per la richiesta di rinvio a giudizio. Per il procuratore capo Giovanni Salvi “la decisione del giudice è su una complessa questione di diritto, che non intacca gli elementi di fatto, ma soltanto la loro valutazione in termini giuridici”. Adesso – aggiunge – continueremo il nostro lavoro, seguendo le indicazioni giunte dal giudice”.

L’imputazione coatta, ricorda l’avvocato Guido Ziccone, che assiste il governatore, “non è una pronuncia definitiva, ma una decisione che dovrà passare al vaglio di un Gip”. La decisione accende il dibattito politico in Sicilia con Lombardo che annuncia di restare al suo posto, visto che, sostiene, “non ho mai chiesto favori e voti ai mafiosi”. Ricorda che “la magistratura di Catania, sotto la guida di due procuratori capo, aveva chiesto l’archiviazione”. “Oggi il gip, e ne prendo atto – osserva – ha emesso un’ordinanza perché ha ritenuto necessaria una verifica in udienza preliminare degli atti citati dalla Procura nella richiesta di archiviazione”.

Le dimissioni? In caso di decisione a lui negativa del Gip “non sottoporrò la Regione al fango di un processo – annuncia – se ci dovesse essere un rinvio a giudizio mi dimetto”. Ed è la linea sposata dai suoi alleati: il Terzo Polo e l’ala del Pd che lo sostiene, ma anche dal suo assessore-magistrato Massimo Russo che si dice “testimone della vera antimafia di Lombardo” e lo sollecita a “proseguire con la sua azione riformatrice”. Pressanti inviti alla dimissioni arrivano da una parte dello stesso Pd, che in Sicilia è spaccato, con senatori del partito su fronti opposti: per Beppe Lumia “se dovesse esserci un rinvio a giudizio chiederemo a Lombardo di dimettersi”; per Enzo Bianco, invece, “si è chiusa una pagina politica e il partito deve ritirare l’appoggio”. Dimissioni immediate sono chieste anche da Nichi Vendola (“Non sono incidenti di poco conto. Sono cose serie”) e Antonio Di Pietro (“In un paese civile chi amministra la Res publica non può essere coperto da ombre di questo genere”). La posizione del Pdl è espressa dal vicecapogruppo vicario al Senato, Gaetano Quagliariello: “Noi garantisti come sempre”, mentre “il partito dei giustizialisti esterna il pensiero di Pietro Nenni: anche stavolta è arrivato il più puro che ti epura”.

LA DIRETTA:

Il Gip Luigi Barone non ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Catania e ha disposto l’imputazione coatta per concorso esterno all’associazione mafiosa e voto di scambio aggravato del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa.

La decisione del Gip è arrivata all’indomani della conclusione dell’udienza camerale. La Procura aveva riconfermato la richiesta di archiviazione del fascicolo spiegando che la valutazione si basava sulla cosiddetta ‘sentenza Mannino’. Alla richiesta della pubblica accusa si erano associati anche gli avvocati difensori. La posizione di Raffaele e Angelo Lombardo è stata stralciata dall’inchiesta Iblis nata da indagini di carabinieri del Ros su presunti rapporti tra mafia, affari e politica.

Non è una pronuncia definitiva, ma una decisione che dovrà passare al vaglio di un Gip” ha detto l’avvocato Giudo Ziccone commentando l’imputazione coatta per concorso esterno per Angelo eRaffaele Lombardo. “In quella sede – aggiunge il penalista – faremo valere con forza, determinazione convinzioni le nostre ragioni. Noi eravamo e siamo sereni perché certi delle nostre ragioni”.

Articoli Correlati

13.08. “Continueremo a fare il nostro lavoro con la stessa serenità di sempre, seguendo le indicazioni che sono arrivate dal giudice”. Così il procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi, commenta con l’ANSA l’imputazione coatta per concorso esterno all’associazione mafiosa e voto di scambio aggravato del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa, disposta dal Gip Luigi Barone.

“C’erano valutazione diverse – aggiunge il procuratore Salvi – e la nostra posizione è stata sempre chiara e si basava su valutazioni giuridiche”. Secondo la Procura di Catania, infatti, dall’inchiesta Iblis sarebbero emersi “elementi di prova su rapporti tra gli onorevoli Raffale e Angelo Lombardo ed esponenti di Cosa Nostra, finalizzati ad ottenere il sostegno dell’organizzazione criminale in occasione di competizioni elettorali”. Ma, a parere della Procura, “non c’erano invece elementi di prova sufficienti a ritenere che l’accordo si sia sostanziato in promesse concrete dei politici o in fatti che abbiano avuto efficacia causale sulla vita dell’associazione criminale, e cioé che l’abbiano rafforzata in maniera rilevante, come richiesto dai principi affermati dalla Corte Suprema di Cassazione a Sezioni Unite”. Ovvero la famosa sentenza Mannino, rafforzata poi da quella su Marcello Dell’Utri. Per questo, ribadisce il procuratore Salvi, “la decisione del giudice su una complessa questione di diritto, che non intacca gli elementi di fatto, ma soltanto la loro valutazione in termini giuridici, è accolta con serenità”. “E adesso – chiosa il magistrato – continueremo il nostro lavoro, seguendo le indicazioni che ci sono giunte dal giudice”.

PARLA LOMBARDO
14.30. “Non ho mai chiesto favori e voti ai mafiosi”. Lo dice il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, commentando con i giornalisti l’ordinanza del gip di Catania che ha deciso nei suoi confronti l’imputazione coatta in concorso esterno in associazione mafiosa. “Non mi aspettavo questa ordinanza del gip ma sono sereno e rispettoso del lavoro dei magistrati”, dice Lombardo. “Dimissioni nella peggiore delle ipotesi? “La peggiore delle ipotesi non esiste, quello che esiste è la verità. E io su questa vicenda scriverò un memoriale”.

15.20 “Deciderò con i miei avvocati se chiedere il rito abbreviato in sede di udienza preliminare davanti al Gup” ha aggiunto il governatore siciliano. Lombardo auspica che “l’udienza preliminare davanti al gup sia convocata al più presto possibile”. Quanto alle ripercussioni politiche, Lombardo dice: “I partiti fanno le loro valutazioni su un eventuale rinvio a giudizio, e io non sono stato rinviato a giudizio. Dall’ordinanza del gip scaturisce la fissazione dell’udienza preliminare, in quella sede poi si potranno determinare diverse ipotesi: il rinvio a giudizio appunto o il non luogo a procedere”.

15.38. Lombardo ha ricordato che “la magistratura di Catania, sotto la guida di due capo procuratori, aveva chiesto l’archiviazione”. “Oggi il gip, e ne prendo atto – ha aggiunto – ha emesso una ordinanza perché ha ritenuto necessaria una verifica in udienza preliminare degli atti citati dalla Procura nella richiesta di archiviazione”. “Il mio rispetto per la magistratura è lo stesso di ieri – ha proseguito il governatore siciliano – anzi è cresciuto, così come la mia serenità”. E ha concluso: “Comunque, con franchezza non m’aspettavo questa decisione del gip, così come non se l’aspettava nessuno. Forse qualcuno”. Chi? “Qualcuno”, ha affermato.

18.10 Al termine dell’incontro con i rappresentanti della Gesip, il presidente Lombardo incontrerà i giornalisti in una conferenza stampa indetta dopo l’imputazione coatta dettata dal gip di Catania.

18.35. La conferenza di Lombardo: “In caso di rinvio a giudizio mi dimetterò. Non sottoporrò la Regione alla guida di un presidente rinviato a giudizio”.

18.38. “Non posso sopportare le calunnie e le falsità dette da pentiti e da altre persone prive di attendibilità”.

19.34. “Io dico che oggi – ha aggiunto Lombardo – è stata disposta un’imputazione che sarà valutata dal giudice per l’udienza preliminare. Non è un rinvio a giudizio e chi gioca su questo equivoco è quantomeno in malafede”. “Se c’è rinvio a giudizio mi dimetto – ha ribadito Lombardo – senza aspettare né il primo grado né l’appello né la Cassazione”. “Chiedo solo che l’udienza venga fissata il prima possibile – ha concluso – e che in quella udienza venga disposta o l’archiviazione o il processo”.

Pubblicato il

29 Marzo 2012, 12:34

Condividi sui social