11 Dicembre 2016, 05:39
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ALIMENA (PALERMO) – Porta lo stesso nome del suo papà ed ha i suoi stessi occhi. “E’ uguale a lui, mi dà la forza per andare avanti nonostante io abbia perso tutto”. Daniela Oddo ha dato alla luce il piccolo Fabio pochi mesi dopo la tragedia in cui hanno perso la vita i suoi genitori ed il marito, ma adesso si sente abbandonata. L’inferno di fuoco che ha preso vita il 2 novembre dello scorso anno nella casa della sua famiglia ad Alimena, ha risparmiato soltanto lei e il fratello Domenico.
Il figlio maggiore, un bambino di cinque anni, è invece stato salvato dal marito: Fabio Oddo, il papà-eroe che si è lanciato dalla finestra dopo avere avvolto il piccolo in una coperta bagnata, è morto sei giorni dopo in ospedale per le gravi ferite riportate. “E’ trascorso poco più di un anno – racconta Daniela – e se non fosse per i miei figli che mi danno coraggio non saprei cosa fare. Mio marito mi manca ogni giorno di più ed anche quest’anno, per me, non ci sarà alcun Natale. Adesso infatti ho due bambini da crescere e il doppio delle spese, ma nessuno mi aiuta. Il piccolo Fabio deve fare fisioterapia per una lieve ipotonia muscolare e almeno tre volte a settimana devo recarmi a Palermo. Ho anche il mutuo della casa da pagare e le spese a cui far fronte con un bimbo di pochi mesi sono davvero tante”.
Daniela racconta di lavorare attualmente tre ore al giorno, ma di non riuscire a coprire tutte le spese: “Grazie al Comune di Alimena guadagno trecento euro al mese, ma non potranno mai essere sufficienti. Mi sento sola e abbandonata, così come prova le stesse sensazioni mio fratello, l’unico che mi sta vicino e mi aiuta”.
La notte dell’incendio si trovava a casa dei suoi genitori perché da alcuni giorni si era trasferita lì: “La mia seconda gravidanza era cominciata con un po’ di problemi e con Fabio avevamo deciso di stare per qualche settimana coi miei”. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quella notte le sarebbero stati strappati gli affetti più cari. “In pochi minuti tutte le persone che amavo sono state messe in pericolo, compreso mio fratello che stava dormendo in un’altra stanza, unico sopravvissuto insieme a me e mio figlio”.
Proprio Domenico, 32 anni, racconta insieme alla sorella le difficoltà di questo momento: “Quando i nostri genitori sono morti e Fabio ha sacrificato la sua vita per salvare il bambino, tutti ci dicevano che avremmo dovuto avere fiducia, saremmo stati aiutati. All’inizio qui la gente ha raccolto dei soldi, abbiamo ricevuto molta solidarietà, ma adesso io personalmente non ho nemmeno le coperte per difendermi dal freddo. Lavoro saltuariamente e mi ospita da mesi mia zia: ho bisogno di un lavoro stabile, anche fuori dalla Sicilia. Sono disperato, in quella casa andata distrutta e dichiarata inagibile avevo tutto, non mi è rimasto nulla. Io e mia sorella chiediamo soltanto di vivere dignitosamente”.
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11 Dicembre 2016, 05:39