“Un balordo come pentito | e una procura massonica”

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19 Luglio 2017, 10:30

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PALERMO – “Abbiamo avuto un balordo della Guadagna come pentito fasullo e una Procura massonica guidata all’epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c’erano Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo…”. Lo dice Fiammetta Borsellino, 44 anni, ultimogenita del magistrato Paolo, ucciso nella strage di via D’Amelio 25 anni fa, in un’intervista al Corriere della Sera. “Venticinque anni di schifezze e menzogne – dice Fiammetta Borsellino – All’Antimafia consegnerò inconfutabili atti processuali dai quali si evincono le manovre per occultare la verità sulla trama di via D’Amelio”.

“Io non so se era alle prime armi. E comunque mio padre non si meritava giudici alle prime armi, che sia chiaro”. Lo dice Fiammetta Borsellino, 44 anni, ultimogenita del magistrato Paolo, ucciso nella strage di via D’Amelio 25 anni fa, in un’intervista al Corriere della Sera, riferendosi al pm Nino Di Matteo che era tra i magistrati di Caltanissetta che si occuparono dell’inchiesta sulla strage. Alcuni giorni fa la corte di appello di Catania, nel processo di revisione, ha assolto 9 persone che erano state condannate ingiustamente per la strage. “Ai magistrati in servizio dopo la strage di Capaci – dice Fiammetta Borsellino – rimprovero di non aver sentito mio padre nonostante avesse detto di voler parlare con loro. Dopo via D’Amelio riconsegnata dal questore La Barbera la borsa di mio padre pur senza l’agenda rossa, non hanno nemmeno disposto l’esame del Dna. Non furono adottate le più elementari procedure sulla scena del crimine. Il dovere di chi investigava era di non alterare i luoghi del delitto. Ma su via D’Amelio passò la mandria di bufali”. 

“Nessuno si fa vivo con noi. Non ci frequenta più nessuno, magistrati o poliziotti. Si sono dileguati tutti. Le persone oggi a noi vicine le abbiamo incontrate dopo il ’92. Nessuno di quelli che si professavano amici ha ritenuto di darci spiegazioni anche dal punto di vista morale”, aggiunge ancora Fiammetta Borsellino. E a proposito del suo intervento in tv da Fabio Fazio: “Dopo la mia esternazione non c’è stato un cane che mi abbia stretto la mano. Fatta eccezione per alcuni studenti napoletani e Antonio Vullo, l’agente sopravvissuto in via D’Amelio. Grande la sensibilità di Fazio. Ma nelle due ore successive mi sono seduta e ho ascoltato. Non sono Grasso che arriva, fa l’intervento e va”.

“Prendiamo molto sul serio le parole della figlia del giudice Borsellino, Fiammetta. Tanto che oggi l’ascolteremo come commissione Antimafia, come in passato abbiamo sentito la sorella Lucia e i fratelli del magistrato, Rita e Salvatore”. Lo ha detto la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, ai giornalisti che le chiedevano un commento all’intervista al Corsera in cui Fiammetta Borsellino parla di responsabilità di magistrati nel mancato accertamento della verità sulla strage di via D’Amelio. “Non posso commentare le sue parole – ha aggiunto -. Aspettiamo di sentirla. Oggi ci consegnerà anche documenti processuali. Abbiamo il dovere di dare risposte alla richiesta di verità dei familiari di Borsellino. Da questo ad accertare le loro affermazioni c’è di mezzo il lavoro che la commissione antimafia dovrà svolgere”.

“Fiammetta ha l’autorevolezza per dire queste cose, anche perché fino adesso non ha mai detto niente, per cui quello che dice è Vangelo. La ricerca della verità si fa sempre”. Lo ha detto Rita Borsellino, commentando l’intervista rilasciata al Corriere.

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“Parlo spesso di coriandoli di verità perché questa ricerca è diventata un tema carnascialesco – ha aggiunto Rita Borsellino -. Cosa mi aspetto? E che mi devo aspettare, che ci sia verità, abbiamo questa mania dei numeri, mi aspetto che il 26/mo anno, il prossimo, lo possiamo celebrare come l’anno della verità”.

“Fiammetta lo ribadisce, la ricerca della verità è un atto dovuto, dobbiamo andare avanti, non bisogna avere paura a tenere la memoria viva, occorre vivere nel rispetto delle diversità e nella legalità”. Lo ha detto la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in via D’Amelio, a Palermo, commentando l’intervista al Corsera di Fiammetta Borsellino, il magistrato assassinato, con gli agenti della scorta, 25 anni fa.

“Sono contento che adesso i figli di Paolo abbiano deciso di parlare, finora hanno tenuto un profilo riservato, lo capisco, la loro vita è stata stravolta e sono loro ad avere sofferto più di tutti, prima e dopo la morte di Paolo. Fiammetta ha deciso di iniziare a parlare e io ne sono felice, anche perché non so per quanto ancora potrò continuare a gridare e chiedere giustizia”. Lo ha detto Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio, commentando l’intervista di Fiammetta Borsellino al Corsera. “Sono stati 25 anni di depistaggi, di macigni messi sulla strada della giustizia, 25 anni di muri di gomma – ha aggiunto Salvatore Borsellino, presente in via D’Amelio – chiedere giustizia non dovrebbe essere un compito solo dei familiari delle vittime, tutti dovrebbero scuotersi dalla loro indifferenza, tutti gli italiani devono chiedere e hanno diritto alla verità. Il nostro Paese oggi sarebbe diverso se non ci fossero state quelle stragi. Spero nei giovani, forse loro chiederanno in massa verità e giustizia, come sperava Paolo e anche io fondo la mia speranza su quella di Paolo”. “Memoria e lotta per me sono intrecciate, non voglio sentire parlare di ricordo – ha poi concluso – perché il ricordo si fa una sola volta l’anno”.

“Chiedo scusa, anche pubblicamente e anche per conto di chi non l’ha fatto e avrebbe dovuto, per uno dei più colossali errori giudiziari commessi. Chiedo scusa a innocenti che sono stati condannati all’ergastolo”. Lo ha detto Fiammetta Borsellino, al termine dell’audizione all’Antimafia parlando dei depistaggi delle indagini sull’attentato in cui morì suo padre. (ANSA)

 

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19 Luglio 2017, 10:30

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