Un codice anti-corruzione |per la Regione siciliana

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29 Giugno 2009, 15:53

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E’ la Sicilia la regione che nel nostro Paese ha il triste primato della corruzione, con una tassa occulta da quasi otto miliardi di euro. A pochi giorni dall’allarme lanciato dalla corte dei Conti, la Regione corre ai ripari con un codice anticorruzione presentato oggi, a Palazzo d’Orleans, dall’assessore regionale alla Presidenza Gaetano Armao. Un provvedimento che affianca quello antimafia già previsto per la Pubblica amministrazione e stilato dalla commissione istituita dal predecessore di Armao, Giovanni Ilarda.

Confermati anche i membri, con l’eccezione di Mario Busacca, ex procuratore capo della Repubblica di Catania, che avrà il compito di sostituire proprio Armao. A presiederla Pierluigi Vigna, mentre gli altri componenti scelti tra giuristi, economisti ed esperti del settore sono Mario Centorrino, Ernesto Savona, Ignazio Tozzo, Giovanni Fiandaca, Andrea Piraino e Gaetano Lo Cicero. “L’obiettivo è arrivare per settembre-ottobre a una piattaforma di norme da fare approvare all’Ars – ha spiegato Armao – e a una serie di interventi che dovranno dispiegarsi, subito dopo l’estate, sia sul piano legislativo, con un ddl, sia sul piano amministrativo, con circolari, direttive e tutti quegli strumenti che l’ordinamento appresta”.

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Oggi la firma di Armao al decreto, con l’obiettivo, ambizioso, di contrastare i dati diffusi nei giorni scorsi dalla Corte dei Conti: “La corruzione costa agli italiani 60 miliardi di euro – ha detto l’assessore – l’anno scorso sono stati perseguiti 3.197 delitti, denunciate 10mila persone, emesse 110 sentenze di cui 98 di condanna, con un danno patrimoniale e all’immagine della pubblica amministrazione di 117 milioni di euro, che incide soprattutto nel settore della sanità e degli appalti”. A livello regionale, “il 13 per cento delle denunce si è avuto in Sicilia, per un danno di circa 7-8 miliardi di euro, una vera tassa occulta – ha aggiunto Armao, che ha ricordato un episodio della storia antica, il processo dei siciliani, difesi dall’oratore Cicerone, nei confronti del corrotto governatore Verre, che invece di un anno si fermò per ben tre anni nell’Isola – un precedente che insegna quanto si corra il rischio di fenomeni di vischiosità quando un burocrate resta in un posto per troppo tempo. Una rotazione delle cariche è necessaria”.

“Nella nostra regione ci sono troppi Verre e sono stati per troppo tempo nascosti – ha aggiunto Armao- non spetta certo a noi sanzionare sul piano penale questi reati, ma è nostro compito scongiurare pratiche corruttive e concussive che alterano il principio di trasparenza e del buon andamento della pubblica amministrazione. Per contrastare i Verre occorre snellire le procedure, eliminare la discrezionalità incentivando meccanismi di silenzio-assenso e di autocertificazione”. Lo scopo è proteggere quei settori strategici per gli investimenti, come la sanità, il commercio, l’industria e l’artigianato. “E’ necessario aumentare la riprovazione sociale e scoraggiare quei comportamenti sentiti come un atto dovuto”, ha concluso Armao, che ha ripreso le parole di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione che si batteva per una “Sicilia con le carte in regola. Solo avendo le carte in regola si potrà andare a Roma a rivendicare quello che ci spetta. E solo eliminando la corruzione gli imprenditori esteri verranno a investire in Sicilia”.

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29 Giugno 2009, 15:53

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