Un gran romanzo sulla "diversità" nella Sicilia che cambia (ma non troppo)

Un romanzo sulla “diversità” nella Sicilia che cambia

Lo ha scritto la collega Rosa Maria di Natale e si intitola “Il silenzio dei giorni”. Pieno di impegno e di una narrazione sorprendente.
ISPIRATO AD UNA STORIA DIMENTICATA
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3 min di lettura

CATANIA. Rosa Maria DI Natale non è una che scrive tanto per scrivere. Quando lo fa, mira sempre al cuore (pronta a scattare la citazione sergioleoniana): ovvero all’impegno, alla curiosità, all’analisi spietata.
Alla lettura. “Il silenzio dei giorni” è il suo primo romanzo. Fatti ambientati ad inizio degli settanta in una città che richiama subito alla storica letteratura della trinacria, Giramonte, e che si ispira ad un fatto tragico e cruento accaduto davvero: quello dell’uccisione di due omosessuali, nel 1980, a Giarre. 
“La mia è stata una scelta di pancia, senza alcuna strategia o ragionamento – attacca una Rosa Maria Di Natale che mentre parla ti strappa alla lettura del libro per farti calare nella sua costruzione -. Sono trascorsi quarant’anni dai veri fatti di Giarre: raccontando questa storia, di fatto inventata, sono voluta andare al di là della cronaca per arrivare ad una storia più universale”.

“Si avverte ancora paura”

Un racconto forte che si fa strada tra le macerie lasciate dal pensiero debole e dalla mentalità del tempo. Eppure ne “Il silenzio dei giorni” tra la polvere e le macerie, riaffiora sempre la scaglia dell’oro che assume le sembianze di una Sicilia che riesce a trovare anche quell’ottimismo capace di resistere alle tentazioni del qualunquismo ultradominante.
“Io credo che molto sia cambiato ma che poco, in verità sia cambiato. Negare il cambiamento non sarebbe onesto ma non siamo ancora nelle condizioni di accogliere con sufficiente serenità quello che dovrebbe essere un normale rapporto d’amore tra due esseri umani. Se c’è paura? Certamente, la si avverte. Oggi, una coppia di omosessuali, soprattutto di sesso maschile, non è che possa camminare per strada in assoluta tranquillità. Ma rispetto a trenta, quarant’anni fa, certamente tante cose sono cambiate: non ci sono più le dimensioni carbonare, gli incontri in segreto nei garage, di quei tempi.
E’ cambiato molto ma ancora poco in Sicilia così come nel resto d’Italia. Tant’è che abbiamo bisogno del Ddl Zan”.

Scrivere in una città del Sud

Intanto, già da fine agosto riparte il tour di presentazioni de “Il silenzio dei giorni”. Il 27 appuntamento a Militello val di Catania con la rassegna “Io, tu, loro e il complesso mestiere di vivere”, il 9 settembre “Conversazioni d’Autore” ad AciCastello,  l’ 11 settembre evento pre-pride a Siracusa organizzato dal gruppo Stonewall di Arci Gay,  il 18 settembre incontro a  “Una Marina di Libri” a Palermo, il 24 settembre a Catania con EtnaBook.
“Scrivere un romanzo è come avere cura di un proprio figlio. E scrivere non è una questione territoriale semmai farlo in una città del Sud significa confrontarsi con i pochi spazi di mercato a disposizione e con le poche occasioni d’incontro per potersi giocare al meglio la partita.
Il punto non è dove scrivere e fare letteratura ma che percorso farà il tuo libro e lanciarsi da qui non è certamente lanciarsi da un grande trampolino. Ma al tempo stesso ti dico che l’occhio d’osservazione di una siciliana può attirare anche ben oltre la Sicilia.
Personalmente, venivo dalle esperienze dei racconti. La scrittura letteraria e quella giornalista sono due cose totalmente diverse: ma, mi sento di dire, che non è vero che l’occhio del cronista non possa servire all’occhio del letterato e viceversa”.

Una narrazione da purosangue

Le descrizioni e i diversi passaggi attraverso il tempo restano straordinari.
Uno si chiede: come si fa a riempire le pagine con così tanto nitore? La risposta sta probabilmente nella sostanza di un libro che senza per forza richiamare alle consuete prese di posizione “destra e sinistra” si fa strada attraverso una narrazione da purosangue di razza del giornalismo.
Pardon, della narrazione.


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