Un governo senza capo nè coda |mentre la Sicilia cola a picco

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05 Novembre 2015, 19:33

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PALERMO – E alla fine il Crocetta “quater-bis” vide la luce. O almeno un pezzettino di luce. Visto che ancora l’elenco non è completo ed è rimasta vuota la casella delle Autonomie locali, che sarà oggetto dei tempi supplementari delle trattative nella confusa maggioranza di governo. Tanto confusa che a oggi non si è ancora ben capito chi c’è dentro e chi no. Sicilia Futura ha un assessore ma parla con registri da opposizione e il suo fondatore Totò Cardinale definisce il movimento “sulla porta”. Il Nuovo centrodestra di Alfano, invece, si è proprio tirato fuori, almeno a parole. Pappandosi lo stesso un assessore. Poi c’è il giallo dei verdiniani, che però giurano di non entrarci niente con Crocetta. In sostanza, al netto dei capricci, dei giochetti, e dei siparietti comici (ma non chiamatelo pasticcio!, ha l’ardire di dichiarare oggi Crocetta), l’auspicata chiarezza politica non ha accompagnato la nascita dell’ennesima giunta.

Di questo rimpasto resterà certo nella memoria la follia del pomeriggio in cui, dopo una mesata di trattative, il governatore diramò una giunta che il segretario del suo partito, l’altro genitore del Crocetta quater, sconfessò dopo dieci minuti. Una mossa quella, che oggi Crocetta rivendica, perché utile a sbloccare lo stallo. Alla stregua di una bella mano a una partita di poker, insomma.

È il governo che volevamo, dice ora Fausto Raciti. Ma non è proprio così. Il Pd voleva un governo “politico”. E voleva le prime linee dentro, cioè Giuseppe Lupo. C’è voluta una settimana suppletiva di tira e molla, inclusa la figura barbina (che resterà per un pezzo appiccicata addosso ai protagonisti della sceneggiata) della lista farlocca scodellata da Crocetta ai giornali, per farsi una ragione della decisione dell’ex segretario di non entrare in giunta e lasciar posto ad Anthony Barbagallo. E però il fatto resta, questo non è il governo che voleva Raciti. Doveva essere un governo “politico”. E invece i renziani hanno lasciato dentro Baccei e Contrafatto, altro che politici, due tecnici. E Sicilia Futura ha lasciato dentro il tecnico Croce. E Ncd, o forse Gianpiero D’Alia, o forse Germanà, o non si sa bene chi, magari uno che passava di là per sbaglio, ha piazzato l’avvocato Vermiglio, altro tecnico, tanto tecnico che da civilista si va a occupare di Beni culturali, perché sarà per lo meno un uomo di buone letture. E a proposito di Ncd. Non è questo il governo che voleva Raciti. Quello doveva introdurre una novità politica, l’allargamento della maggioranza con l’ingresso degli alfaniani. Qui gli alfaniani pubblicamente rinnegano la loro presenza e ufficialmente parlano di Crocetta come della peste bubbonica. Tutto chiaro, insomma…

Alla fine, comunque, è compiuto il grosso del parto di questo mostriciattolo tecnico-politico dalla maggioranza incerta. Che ha avuto lunga gestazione (saggezza popolare insegna che cchiù longa è a pinsata…), lasciando per giorni la Sicilia senza governo. “Perché prima, invece…”, si racconta abbia commentato al telefono da Roma un pezzo da novanta del Pd nazionale, a questa obiezione.

Eppure nei giorni caldi del rimpasto, con i partiti assorbiti dalle trattative sulle poltrone (perché di poltrone s’è parlato fin qui, non di programmi), tante cose sono accadute in Sicilia. Ad allungare l’elenco di emergenze di un’Isola sempre più sganciata dall’Europa e idealmente alla deriva. A partire dai fatti di Messina senz’acqua (ora pure Agrigento), che hanno giustamente, seppur con qualche ritardo, attirato l’attenzione dei media nazionali. E che hanno ancora una volta ricordato alla Sicilia i suoi deficit infrastrutturali e l’emergenza legata al dissesto idrogeologico, di una regione in cui tutto frana. Proprio come era accaduto sull’autostrada Messina-Catania poche settimane fa. Proprio come qualche mese fa accadde al viadotto Himera, provocando la chiusura della Palermo-Catania, che in questi giorni dovrebbe finalmente uscire dall’incubo con l’apertura della bretella. È l’isola in cui la pioggia blocca i collegamenti, non solo le strade, ma anche le ferrovie, basti pensare a cosa è accaduto negli ultimi giorni nelle tratte da Palermo verso Catania o Agrigento.

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Ma sono stati questi giorni del rimpasto anche quelli dell’esplosione dell’emergenza forestali, delle sedute dell’Ars sotto il ricatto di proteste selvagge e fuori da ogni legalità, che hanno prontamente ricevuto risposta dalla politica, erodendo ancora una volta risorse ad altro e continuando a rimandare al domani il tentativo di un approccio strutturale a questo ormai insostenibile costo. Ci vorrebbe la politica. E quindi un governo e magari una maggioranza. Il primo è quasi pronto, la seconda è ancora da definire con chiarezza. Intanto il disastro siciliano prosegue e nuovi dettagli vengono certificati. Come per i rifiuti: l’Istituto per la ricerca ambientale del ministero per l’Ambiente ha raccontato, riporta oggi un quotidiano, come per la prima volta da cinque anni la raccolta differenziata, che già vedeva la Sicilia lontanissima da qualsiasi standard di civiltà, sia addirittura diminuita, passando dal 13,3 al 12,5. E quindi affari d’oro per i signori delle discariche che però sono sempre più colme. E il commissariamento da parte del governo nazionale, vista l’inerzia della Regione, è ormai dietro l’angolo.

Niente paura.”Con gli assessori elaboreremo il documento da presentare martedì prossimo al Parlamento regionale indicando gli obiettivi di governo che ci poniamo per accelerare ulteriormente la crescita della Sicilia”, dice Crocetta. Certo, tutti compatti e dritti alla meta. E dire che ancora 48 ore fa, il renziano più vicino a Faraone (e per proprietà transitiva a Renzi), Giuseppe Bruno, commentava che sarebbe meglio chiudere qui la legislatura. Ma questo a Crocetta e Raciti deve essere sfuggito. 

 

 

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05 Novembre 2015, 19:33

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