10 Febbraio 2015, 09:59
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Un mese senza qualcuno a cui vogliamo bene è un sacrificio. Un mese senza Francesco Foresta è uno strano sacrificio. Il suo mondo, quello che aveva immaginato e costruito per raccontare gli altri mondi, era anche il nostro: amici e lettori, con uguali di diritti di mancanza, sono adesso di fronte a una pagina vuota, a un foglio bianco. Da un mese.
E non è il lavoro dei colleghi di Live Sicilia, di I love Sicilia, di S, che è messo in discussione giacché quel che manca non è la capacità di raccontare. Manca semplicemente il mondo di Francesco, quell’universo palpabile di ironie, di lacci affettivi, di segretissimo altruismo e di ostentato cinismo che inglobava nella sua orbita altri pianeti, facendoli danzare insieme al suono dell’orchestra dei fatti.
Amici e lettori pari erano per lui, che li coccolava entrambi con un affetto rude e mai dolciastro. Il grido di battaglia, “polpastrelli!”, che lanciava quando gli prudevano le dita per una notizia succulenta su cui gettarsi tastiera in resta, era in realtà una dichiarazione d’amore per un mestiere che lui aveva reinventato.
Un mese senza Francesco Foresta è il primo passo di un training disperato per disabituarsi all’irripetibile. E non è mancanza, ma formazione, addestramento. Una specie di corso di sopravvivenza in una realtà difficile in cui cerchi una risata, la sua, come se cercassi il cibo.
Però ci sono ancora troppe storie da raccontare per fermarsi a ricordare. Francesco odiava la retorica e le commemorazioni a buon mercato quindi queste righe sono probabilmente già troppe. La cronaca chiama, la passione di chi lavora nel suo nome spinge. Un mese è passato. Ne inizia un altro.
Polpastrelli!
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10 Febbraio 2015, 09:59