04 Febbraio 2014, 10:13
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PALERMO – E finalmente al “Castellani” di Empoli Iachini trova la sua squadra, quella che con pazienza certosina e una tenacia senza pari costruisce di partita in partita, un tassello dopo l’altro, fino ad arrivare alla definizione del mosaico. Il Palermo di Empoli proclama all’intera serie B di meritare la testa della classifica e lo fa con una partita gagliarda, tutta corsa e sacrificio, senza fronzoli e col cuore sempre gettato oltre l’ostacolo. Se non lo ha fermato il miglior Empoli della stagione, chi potrà mai farlo? Di certo non l’Avellino e neanche il Pescara e tanto meno il Cesena, anche se faranno di tutto per metterci il bastone fra le ruote. Ma la tempra d’acciaio degli uomini di Iachini sono la garanzia migliore, una sorta di caparra versata sul conto finale della promozione. Che non potrà sfuggirci e so di azzardare un pronostico che, nel calcio (e specialmente in quello rovente della serie B) è sempre a rischio, ma chissenefrega, oggi dico e confermo che il Palermo è già a buon punto nell’impervio e per questo più esaltante viaggio di ritorno verso la serie A.
Pronostico che rimugino da mesi e che mi son tenuto ben chiuso in corpo per scaramanzia, non volendo sfidare gli dei del calcio, quelli che il grande Brera chiamava “Eupalla”, che bisogna, invece, tenersi sempre buoni, capaci come sono in un solo istante e con un solo gesto (per esempio, un segnale nefasto) di gettare per aria i tuoi sogni più belli. Ma se vai oltre queste fatalità” vuol dire che nessun ostacolo ti potrà più fermare. Quello che è accaduto ieri al Castellani di Empoli, la seconda della classe, la prima in fatto di bel gioco, un attacco – Tavano Maccarone – che farebbe la sua figura anche in serie A e che, nel suo piccolo e civettuolo stadio, ha dimostrato di essere praticamente imbattibile. E’ accaduto, infatti, che subito ad inizio partita, si fa male Hernandez, ovvero la nostra punta di diamante e in panchina non ci sono né Belotti né Dybala: insomma, una vera jattura, il segnale nefasto di cui parlavo prima. E l’Empoli prova ad approfittarne col suo gioco avvolgente, tutto fraseggi palla a terra, rapidità e scatti in profondità, sotto la regia sontuosa di quel gioiellino della categoria che è Valdifiori. Uno che il Palermo ha cercato invano da mesi se non da anni, uno che ha il senso del gioco nella testa, sa sempre dove sistemarsi per dar l’avvio alla manovra biancazzurra, sa giocare di prima, sa verticalizzare. In una parola sa come si dirige un’orchestra, perché il gioco del calcio, specialmente dalla cintola in su, cos’è se non un complesso “musicale”, con uno spartito già scritto, i cui impulsi partono sempre dalla bacchetta del suo direttore?
Insomma, esce Hernandez e il Palermo comincia a veder le streghe. La girandola dei ragazzi di Sarri è ubriacante, gli spazi vengono presi d’infilata dai rapidissimi inserimenti da dietro dei vari Hisaj, Eramo e Croce: un mulinello di azioni a ritmo indiavolato, con quei due lì davanti che aspettano la palla buona per metterla dentro. Per una ventina di minuti il Palermo balla una sorta di rumba che fa girar la testa, il gol empolese sembra profilarsi come la mannaia per il condannato a morte. Tremo perché non so se basteranno le risorse di una difesa compatta come il granito, con centrocampisti e difensori a comporre un blocco unico, uno spirito di squadra encomiabile, ma resistere sembra sempre più difficile. E invece il Palermo tiene, rinserra le fila e tiene, nessuno tira indietro la gamba, è una lotta spasmodica su ogni pallone e il duo Tavano-Maccarone (quest’ultimo da buon ex sembra avere il diavolo in corpo) duettano a briglia sciolta e se non passano è solo perché il Palermo con l’umiltà che il suo allenatore gli ha trasmesso, riesce sempre a frenarli sull’ultimo metro. Sull’ultimo tocco. E nelle rare occasioni nelle quali i due “punteri” superano la barriera, si trovano davanti un Ujkani ancora una volta impeccabile, perché riesce a sventare per due volte le bordate di Tavano, oltre ad un sinistro potente, scoccato da pochi passi dell’albanese Hysaj. Ma il problema resta: bloccare o almeno contenere la regia di Valdifiori. Come? Anticipandolo e ripartendo all’attacco. Solo che, per farlo, manca il fromboliere giusto, manca Hernandez e, al suo posto, c’è solo Troianello, che vaga per il campo alla ricerca del tempo, anzi dello spazio, perduto. Per correre corre, pure troppo, ma “ammatula”, come si dice dalle nostre parti. Impreco e faccio gli scongiuri e confido nella sagacia di iachini, che vede quel che vedo io e saprà come rimediare nella ripresa. E’ un speranza? No, è qualcosa di più, conoscendo Iachini. Infatti il Palermo che si ripresenta dopo l’intervallo sembra un’altra squadra ed anche se l’Empoli continua ad attaccare come ha fatto per tutto il primo tempo, ora deve anche guardarsi dalle ripartenze rosa. Al 4’ Bassi deve sventare un sinistro di Verre e al 12’ vede tremare la traversa della sua porta su incornata perentoria di Pisano (a proposito, tanta facile ironia su questo ragazzo, che sicuramente non è un campione, e difatti fa la riserva, ma ogni volta che Iachini lo getta nella mischia, pure a sinistra lui che è solo destro, si rende utile alla causa e nessuno può rimproverargli nulla).
Gli effetti della “rinascita” del Palermo sono evidenti, perché l’Empoli non riesce più ad essere veramente pericoloso e Ujkani bada solo all’ordinaria amministrazione. Si è spostato di una ventina di metri il centro del gioco ed il merito è di tutta la squadra, della sapiente regia di Maresca, delle sgroppate veementi di Morganella (un altro preso di mira dagli strali dei superesperti pallonari, che non mancano mai) del pressing a tutto campo del mai domo Lafferty e perfino di un Troianello, finalmente entrato in partita. E quindi non stupisce che il Palermo, così risuscitato da Iachini, passi in vantaggio. Nell’azione, molto “lavorata”, entrano prima Morganella col suo cross da destra, poi la maldestra respinta di pugno di Bassi con la palla che arriva poco oltre il cerchio dell’area di rigore a Maresca, che tira di esterno destro. Sulla palla si avventa di testa Lafferty, che insacca imparabilmente. 1-0 per il Palermo e Sarri mette dentro la terza punta: Michedlidze, un altro “ex”, dopo Maccarone. Questi è un ariete e frenarlo è un problema, visto che si avventa sempre come un toro su ogni pallone. E fa fallo, e l’arbitro fischia. E lui ride. Ah, come ride, MIchedlidze. Si vede lontano un miglio che pagherebbe di tasca sua (lui che scappò via di notte da Palermo, e non s’è mai capito perché) pur di farci gol. Ma ci vuole ben altro. Ci vuole una piccola (l’unica della partita) incertezza di Terzi, che svirgola un pallone in mischia e consente a Tavano, che è un predone del gol, di tirare a colpo sicuro. 1-1 e sembra finita, ma non è così perché il Palermo sfiora il gol del 2-1 nientemeno che con Troianello che, su assist di Vasquez, subentrato al 20’ ad uno stremato Verre, spara sulla traversa un pallone, destinato in fondo al sacco. Resta l’amaro in bocca? Certo, ma non al punto da farmi ricredere sul valore di questo pareggio, che segna l’avvio della volata finale verso la serie A.
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04 Febbraio 2014, 10:13