Azzeramento del governo in 48 ore | In soffitta la mozione anti-Scilabra

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21 Ottobre 2014, 06:00

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PALERMO – Gli incontri a Roma. Le lettere e i colloqui. I telefoni bollenti. E una scadenza: entro 48 ore dovrà cambiare tutto. Tutto. La giunta di governo, intanto. Ma non solo. Dovrà mutare anche l’aspetto dell’Ars, dove verranno ridiscusse tutte le cariche ricoperte da esponenti del Partito democratico. E non sono poche. Quarantotto ore e tutto potrebbe cambiare.

Intanto, i primi effetti degli incontri di ieri che hanno coinvolto i leader regionali e nazionali del Pd riguarderanno l’Assemblea regionale siciliana. Dopo il polemico rinvio della settimana scorsa delle votazioni per le censure e l’elezione del vicepresidente, legato a un presunto problema tecnico (il mancato plenum dell’Assemblea) smentito però dallo stesso presidente Ardizzone, stavolta il “congelamento” avrà più palesi motivazioni politiche. Un motivo “formale” alla base del possibile rinvio c’è. E Crocetta lo avrebbe espresso in una lettera indirizzata a Giovanni Ardizzone. Un motivo già rivelato dallo stesso governatore nel corso di una conferenza stampa di qualche giorno fa: un incontro istituzionale col governo Renzi sulla vertenza Eni. “Purtroppo – ha detto Crocetta – non c’erano altri giorni disponibili. Capite l’importanza della vicenda Eni, non posso fare altrimenti. Ho chiesto che si posticipasse di un giorno la trattazione delle mozioni di censura”. Ma i giorni, come detto, potrebbero diventare due. Già da domani, infatti, il presidente proverà a spiegare le ragioni di questa accelerazione anche agli alleati di governo. Tra i quali c’è anche chi ha lavorato apertamente a questa exit strategy. Come il Pdr di Cardinale, infaticabile pontiere in queste settimane, che aveva chiesto chiaramente “un nuovo esecutivo”. Il problema, però, ormai antico, era legato, come è noto, ai rapporti tra il governatore e un’area del Pd.

Ma la pace tra Pd e Rosario Crocetta non è stata mai così vicina. Dopo lo stallo delle scorse settimane, la situazione si è sbloccata. Decisivo un vertice ristrettissimo in cui domenica sera l’anima del Partito democratico più vicina al governatore ha trovato un’intesa con Crocetta sull’ipotesi dell’azzeramento. Una condizione per riaprire il dialogo con Fausto Raciti e i cuperliani dopo il drammatico muro contro muro che si è trascinato per mesi. E che rischiava di esplodere in Aula oggi con il voto sulla mozione di censura a Nelli Scilabra. Voto che, come detto, adesso potrebbe essere rimandato. Rosario Crocetta oggi sarà a Roma per impegni istituzionali e ha già scritto al presidente dell’Ars per chiedere un rinvio della discussione della mozione. Se la richiesta sarà accolta, Pd e maggioranza guadagneranno qualche ora per definire l’intesa, dopo le aperture reciproche che si sono registrate ieri a Roma.

Ieri, il primo incontro ha visto protagonisti il segretario regionale Fausto Raciti, il deputato nazionale Davide Faraone, il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini e il presidente del partito, Matteo Orfini. In quella sede, si è deciso di rinsaldare anche in Sicilia il patto tra le diverse anime dei democratici. E l’unica strada possibile è subito apparsa quella: azzeramento. Così, Davide Faraone e Fausto Raciti hanno successivamente incontrato Rosario Crocetta. Un incontro chiarificatore. Il governatore per la prima volta si sarebbe detto pronto a ripartire da zero. Una “intesa” che passerebbe anche dall’azzeramento delle cariche istituzionali all’Ars del partito.

Riuscirà il miracolo della ricomposizione tra i separati in casa del Pd? Le prossime ore saranno decisive per scoprirlo. Intanto, il disgelo è un dato di fatto. Che tutti salutano con soddisfazione. “La notizia dell’incontro tra il segretario Raciti e il presidente Crocetta è senz’altro positiva per la ripresa del dialogo, necessario per l’unità del Pd”, commenta a caldo Giuseppe Lupo. Che su azzeramento e rilancio del patto di coalizione aveva insistito in questi giorni. Ostinato è stato il lavoro sottotraccia portato avanti a Roma da Davide Faraone, il primo a proporre l’exit strategy dell’azzeramento totale di tutte le cariche di giunta, partito e Assemblea. Anche Beppe Lumia ieri sera si diceva soddisfatto: “Sui contenuti indietro non si torna, ma per fare le riforme massima apertura”.

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“Se c’è un fatto concreto, siamo pronti a riaprire una discussione. In caso contrario si va avanti così. La decisione spetta al presidente della Regione, noi non possiamo che ribadire quello che abbiamo chiesto in questi ultimi mesi”, commentava a Livesicilia Fausto Raciti.

Tra le cariche in ballo, se azzeramento sarà, anche quelle dei presidenti di commissione, al momento ricoperte dai cuperliani Bruno Marziano, Antonello Cracolici e Pippo Digiacomo. Ma in gioco sono anche i ruoli all’interno del Consiglio di presidenza dell’Ars, dove sono presenti Franco Rinaldi e Anthony Barbagallo. Si potrebbe riaprire anche la posizione relativa al capogruppo, al momento ricoperta da Baldo Gucciardi.

L’impressione è che nel partito, e nel governo, sia prevalsa la consapevolezza dell’impossibilità di affrontare le prossime scadenze in un contesto politico dilaniato come quello che si è visto in questi mesi. Dai liberi consorzi all’acqua, tanti e delicati sono i dossier da affrontare nei prossimi mesi. Soprattutto il bilancio. È evidente ormai che la Regione si muove sul filo del default. E servirà compattezza, non solo dentro la coalizione di governo, ma anche tra il Pd siciliano e quello romano per venirne a capo.

Ma servirà un po’ di tempo. Le 48 ore, appunto, su cui si sarebbe trovata la “mezza intesa”. Mercoledì dovrebbe arrivare l’azzeramento. Tempo che necessariamente si tradurrà in un rinvio dell’ordine del giorno previsto per oggi. A dire il vero, l’opposizione sarebbe già pronta per votare la mozione di censura a Nelli Scilabra. Una mozione che però non è “formalmente” iscritta all’ordine del giorno. Salterà quasi certamente anche la scelta del vicepresidente dell’Ars. Su questo punto, infatti, anche il centrodestra sembra voler prendere tempo. Anche in questo caso, il nodo “politico” (non c’è l’intesa sul nome), verrà nascosto dietro una questione tecnica: “Presto ci sarà la mozione di sfiducia a Crocetta – fa sapere qualche leader di centrodestra – che senso ha votare il vicepresidente di un’Assemblea che potrebbe sciogliersi?”. Intanto, a sciogliersi potrebbe essere la giunta di Crocetta. E potrebbero bastare 48 ore.

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21 Ottobre 2014, 06:00

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