Cronaca

Un palermitano, l’inferno di Valencia: “Scavo e aiuto. Non sono un eroe”

di

07 Novembre 2024, 06:15

2 min di lettura

PALERMO- Giorgio Pace, 24 anni, studente di Giurisprudenza, è un caldo sorriso palermitano, nel cuore di Valencia, ricoperto di gelido fango. Da settembre questo ragazzo che si indigna alla sola ipotesi di essere chiamato ‘eroe’ si trova nella città spagnola, percossa recentemente dall’uragano, dal dolore, dalla catastrofe. Lui è in Spagna per via dell’Erasmus, con relativo progetto di studio.

Giorgio non ha perso tempo dopo il ‘terremoto Dana’. Ha preso una pala e si è precipitato in strada. Quasi ogni giorno, con altri volontari, toglie un pezzo di vischiosa tragedia dalle strade. Lo intercettiamo in un raro momento di riposo.

“No, non sono un eroe – mette subito le mani avanti – faccio soltanto quello che tanti stanno facendo: aiutare. Io, per ora, non torno a Palermo, neanche per staccare. Voglio essere utile qui”.

Il messaggio e l’allerta

“La sera di lunedì 28 ottobre – racconta Giorgio – è arrivato il messaggio dell’Università che ci invitava a restare a casa. Pioveva, nel centro di Valencia, ma non potevamo immaginare… Alle venti di martedì 29 ottobre è arrivata l’allerta, con la sirena in tutti i telefonini. E poi abbiamo cominciato a vedere i video agghiaccianti dei dintorni, mentre dall’Italia chiamavano i parenti”.

Articoli Correlati

“Cosa mi ha fatto subito più impressione? – riflette lo studente – La gente in pigiama che assaltava i supermercati, la mattina successiva. Siamo rimasti senz’acqua potabile per giorni. Abbiamo subito capito la terribile gravità della situazione. Non c’era che da afferrare un attrezzo e cominciare a spalare”.

L’abbraccio degli spagnoli

Giorgio e i suoi colleghi non hanno perso tempo. “Non ci sentiamo eroi – ripete il suo mantra – . Si sono mobilitati tutti: le associazioni, le parrocchie, i cittadini, noi… La polemica politica non mi interessa. Ma, a parte i volontari, non c’era nessuno. Gli spagnoli ci abbracciavano, gridavano: ‘Senza di voi saremmo morti!’”.

Momenti che resteranno perenni, ore indelebili. “Gli stivali da neve li abbiamo comprati, perché quelli di gomma si sono letteralmente polverizzati. Abbiamo svuotato la casa di una signora, piena di fango. Abbiamo tolto i detriti. Ricordo la faccia di Antonio che ha visto il suo garage letteralmente esplodere. Ricordo le parole del parroco che ha raccontato di un padre e di una figlia, suoi parrocchiani, affogati insieme… Non posso tornare, non posso abbandonarli…”.

Così parla Giorgio, cuore generoso palermitano. Che non dimenticherà mai l’inferno, il coraggio, e le speranze di Valencia, in questo freddo che strazia.

Pubblicato il

07 Novembre 2024, 06:15

Condividi sui social