Palermo da 100 milioni: utopia | Italia, dura aumentare i ricavi

di

08 Ottobre 2015, 08:30

3 min di lettura

PALERMO – Tornare in massima serie, chiudere dodicesimi e puntare ad un fatturato operativo da cento milioni. Si può fare? In Italia sarebbe follia anche solo pensarlo, tra i vari problemi economici delle squadre della Serie A e un’arretratezza del sistema che ormai si basa quasi esclusivamente su diritti televisivi e plusvalenze. Eppure non è così nel resto d’Europa, dove tra i vari modelli si sta imponendo quello tedesco per lungimiranza e per sostenibilità finanziaria. Un calcio che produce utili attraverso la fidelizzazione dei propri tifosi e non lo sfruttamento degli stessi, senza allontanarli dagli stadi e senza considerarli un fattore passivo.

Dodicesimo in Serie A da neopromosso c’è finito il Palermo, che cento milioni di ricavi nella sua storia è riuscito a farli solamente grazie alle plusvalenze. Mai pensato, in quel di viale del Fante, di poter portare il fatturato operativo a otto zeri, e il motivo è semplice: quando gli impianti non sono tuoi, quando il merchandising ufficiale non riesce ad abbattere il mercato del sommerso e quando biglietti e abbonamenti venduti vanno gradualmente diminuendo ogni anno, si entra in un circolo per nulla virtuoso.

Nonostante tutto, per il bilancio chiuso a giugno c’è ottimismo. Il presidente Maurizio Zamparini ha ammesso di aver riportato la società in utile dopo tre esercizi consecutivi chiusi in rosso, ma non può bastare. In attesa di conoscere i dati dell’ultimo bilancio, che ancora deve essere reso noto, si può già ipotizzare un dominio da parte dei proventi televisivi nell’intero monte ricavi rosanero. Una “teledipendenza” unita al bisogno di fare plusvalenze, come quelle create nell’estate 2014 con le cessioni di Abel Hernandez e Kyle Lafferty. Uno scenario che si è ripetuto nel 2015 con Dybala e Belotti, e che con ogni probabilità si ripeterà negli anni a venire.

Articoli Correlati

Eppure, come già detto, altrove non funziona così. Ed è in Germania che si vive una situazione opposta a quella italiana, dove una neopromossa che chiude dodicesima può annunciare con entusiasmo un obiettivo ambizioso come i cento milioni di ricavi entro il 2016. Il tutto senza nemmeno fare affidamento sulle plusvalenze, dato che il saldo tra entrate e uscite nell’ultimo mercato estivo è stato addirittura negativo. Si tratta del Colonia, non certo di una big decaduta o di una nuova forza della Bundesliga, ma di un club “normale” che può contare su due punti cardine: uno stadio che, seppur non di proprietà, porta in dote 18,6 milioni di euro tra botteghino e naming rights, più quaranta milioni combinati tra sponsor e merchandising.

Cifre imbarazzanti, se messe a confronto con quelle dell’ultimo bilancio pubblicato dal Palermo. L’ultimo dato sui ricavi commerciali si attesta ad un misero 7,6 milioni di euro, al quale non sono stati aggiunti i dati dei ricavi da sponsor per le note vicissitudini con Puma. Il cambio di kit supplier col nuovo contratto siglato con Joma non può bastare per raggiungere quelle cifre, così come per i ricavi dal botteghino. Gli ultimi due anni di Serie A prima della retrocessione hanno portato nelle casse soltanto 4 e 5,4 milioni di euro, cifre verosimilmente confermate nel bilancio chiuso lo scorso giugno. Una differenza di oltre quaranta milioni in sole due voci per due club che hanno vissuto una storia recente pressoché identica.

Pubblicato il

08 Ottobre 2015, 08:30

Condividi sui social