08 Febbraio 2017, 14:14
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PALERMO – “Noi abbiamo un grande spazio politico che ci da la possibilità di rappresentare quei milioni di Italiani che cercano una casa dei moderati, dei popolari, dei liberali tra Forza Italia e il Pd. Quello che Orfini forse non ha capito molto bene è che fare la coalizione è un regalo che noi facciamo al Pd, non il contrario”. Così parlò Angelino Alfano in tv da Giovanni Floris, rispondendo al presidente del Pd, Matteo Orfini, che in buona sostanza negli ultimi giorni gli ha dato il ben servito da alleato.
Che il favore al Pd lo facciano Angelino e i suoi portando i loro voti (quanti? Mistero, ma secondo i sondaggi ben pochi) in dote, dalle parti de Nazareno non sembra lo abbiano chiaro. “Siamo al governo con Alfano, ma non penso che il Pd possa essere strutturalmente alleato con una forza che si chiama Nuovo Centrodestra”, ragiona Orfini, che è vicino a Matteo Renzi. E non è solo in questo genere di valutazione. Di alleanze con Ncd, ricorda oggi la stampa nazionale, non vogliono sentire parlare neanche i potenziali alleati a sinistra del Pd, cioè Giuliano Pisapia (che ha definito “un incubo” l’eventuale coalizione con Angelino e i suoi) e Nichi Vendola.
E così, mentre a Roma si discute delle possibili riforme alla legge elettorale e Matteo Renzi spinge per cercare di andare al voto presto, l’idea di un premio di coalizione che sia la premessa per un’alleanza elettorale tra il Pd e i centristi di Alfano provoca illustri mugugni. Che aggiungono nebbie su nebbie sul futuro del partitino centrista, che a questo punto potrebbe tifare per il voto nel 2018 per tirare un altro po’ a campare.
Che ne sarà degli alfaniani? Se il patto di coalizione con il Pd non dovesse maturare per via dei veti che si stanno manifestando, resterebbero due opzioni. Una è la rischiosa corsa solitaria, sfidando lo sbarramento e quindi a rischio estinzione. L’altra, che oggi appare assai complicata, è un ritorno al centrodestra. Dove un pezzo della potenziale coalizione, quello lepenista di Salvini e Meloni, considera Ncd alla stregua della kriptonite per Superman. E anche dalle parti dei berlusconiani, malgrado le recenti aperture di singoli esponenti come Renato Schifani, il ritorno a casa degli ex compagni di partito appare complicato.
I sondaggi che circolano in questi giorni in Sicilia attribuiscono ai centristi una modesta ma ancora esistente consistenza nell’Isola, che si potrebbe spendere in vista delle prossime elezioni. Ma al momento di ritorni a destra non si discute e il partitino centrista del ministro degli Esteri resta sempre più in mezzo al guado, inchiodato dai sondaggi nazionali a percentuali modeste.
A sparigliare al centro potrebbero provare da qui a qualche giorno i Centristi di Gianpiero D’Alia. I fuoriusciti dall’Udc raduneranno le forze in un’assemblea a Caltanissetta per decidere il da farsi. E sul tavolo ci sarebbe anche l’ipotesi di abbandonare Crocetta al suo destino ritirando gli assessori dalla giunta. Un po’ come lo stesso D’Alia fece nella precedente legislatura con Lombardo per presentarsi alle urne con le mani libere. Solo indiscrezioni per ora: intanto i due assessori regionali centristi, Pistorio e Miccichè, restano ben comodi sulle loro poltrone.
Insomma, mentre a Palermo il Pd per accontentare Orlando e rinunciare al simbolo si inventa un “listone di coalizione”, la coalizione stessa e il patto tra dem e centristi tra Roma e la Sicilia sembrano sempre più evanescenti. E il futuro dei centristi alleati di Renzi sempre più incerto.
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08 Febbraio 2017, 14:14