“Un popolo senza lavoro|è un popolo senza futuro”

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03 Maggio 2011, 12:16

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Il 28 aprile 2011 più di 1.000 lavoratori della formazione professionale hanno partecipato allo sciopero fortemente voluto ed organizzato da Ugl Scuola, supportata dalla segreteria regionale di Ugl Sicilia (Franco Fasola, Filippo Virzì e Maria Grazia Terranova), e dal Uil Scuola. Se si tiene conto che rispetto al totale degli operatori impiegati nel settore meno del 30% risultano sindacalizzati ciò significa che i partecipanti allo sciopero, quasi la metà del totale, non condivide l’impostazione di Centorrino e del Governo sulle politiche nella formazione professionale. Si tratta di lavoratori attenti alla difesa del proprio posto di lavoro e convinti che le ragioni che hanno spinto l’assessore regionale alla istruzione in tandem con Albert, alla introduzione di un accordo quadro siffatto è la sintesi di scelte incoscienti e improvvisate. Va sottolineato che una larga parte dei lavoratori non si rivede in quell’accordo che non è rappresentativo del settore, a differenza di quanto tentato da taluni fare passare come messaggio mediatico. Niente di più sbagliato.

Lo sciopero è stato boicottato, costruendo una disinformazione massiccia proprio per la preoccupazione che potesse riuscire a mostrare all’esterno, istituzioni e non, la verità di un processo di riordino che non piace a tantissimi. Una scelta riformatrice che non apporta risparmio al bilancio della regione e che non introduce elementi di qualità nella formazione professionale. Registriamo, invece, la prosecuzione di un’azione politica di Centorrino che non sceglie, pensando di non sbagliare e garantire a pochi ciò che ha già prodotto con scelte scellerate. E in questo sta riuscendo benissimo, potendo contare su un Piano monco, un immobilismo totale che vede ad oggi il mancato avvio delle attività, una qualità didattica tutta da verificare atteso che i corsi partiranno – se partiranno – senza gambe e migliaia di lavoratori che si apprestano a conoscere la mobilità esterna (preludio del licenziamento). Il caos.

Ma non abbiate paura, il Governo ha appostato intanto 6 milioni di euro per il Fondo di Garanzia, che dovrà rappresentare, nei prossimi anni, lo strumento primario di contrasto alla perdita della retribuzione. Somma che è solamente un primo acconto, dato che il tandem Centorrino/Albert sta preparandosi a trasferire le risorse destinate nel Piano 2011 agli Enti “con temperatura fissata arbitrariamente a -40 gradi” nella direzione proprio del Fondo di Garanzia (strumento straordinario e infra-annuale).

Dopo gli accadimenti pittoreschi e quasi grotteschi promanati da un’Aula come quella di Sala D’Ercole – che ha congelato per 36 ore storia e cultura millenaria – ci si può preparare a tutto ed al contrario di tutto. Adesso si discuterà di ddl di settore ed organici, di priorità e riforma normativa. Diciamo che si è in linea con la coerenza sin qui mostrata da Centorrino – esperto e tecnico – nel proclamare per non fare, nel dichiarare di riordinare per poi retrocedere al percorso di riforma. Attendiamoci ulteriori dichiarazioni rasserenanti e compite dell’Assessore Centorrino che ha avuto il grande merito di falsare ciò che la realtà aveva rappresentato alla categoria come chiaro e lampante, cambiando le carte in tavola dopo averne condiviso le regole.

Lo sciopero ha dato fastidio e lo si è registrato anche tra i corridoi di palazzo dei Normanni nei giorni scorsi. Il Documento rassegnato dai responsabili di Ugl Sicilia e Uil Scuola al Presidente della Regione ha raggiunto l’intento voluto dagli oltre mille lavoratori arrabbiati per mille ragioni, stremati da mesi di vana attesa, derubati della retribuzione e orfani del futuro. Nei prossimi giorni diversi attori – rimasti al guado – si ripresenteranno per incassare i frutti di un chirurgico lavoro in team, altri si prepareranno per scadenze elettorali, taluni saranno distratti da altri richiami, in mezzo continueranno ad essere triturati nelle cervella quei poveri lavoratori che hanno la sola disgrazia di essere l’anello debole di un sistema senza regole ed allo sbando.

La formazione professionale in Sicilia è oramai l’oggetto più gettonato da chi, avendo la possibilità di scrivere, si diletta a sfogare i propri sensi. E’ divenuto per taluni un esercizio spirituale lo scagliarsi contro tutto e tutti nella formazione professionale. Dopo trent’anni di attività con testimonianze di eccellenza ma anche con diversi difetti, la formazione professionale si è rivelata un bluff secondo alcuni, un parcheggio secondo altri, un trita soldi per eleganti critici di sistema. La verità è che vi operano migliaia di professionisti, uomini e donne di cultura che hanno investito la propria carriera per fornire un servizio quotidiano per decine di anni. Dipingere la formazione professionale come un settore assistito che abbisogna inspiegabilmente di qualificare i propri operatori, bé è forse opportuno ricordare che la formazione è per tutta la vita e prima di scrivere sarebbe utile accantonare per una attimo i principi che spingono taluni a muoversi secondo le regole di una società liquida e puntare sui valori umani.

La lente di ingrandimento va posta ma nel rispetto della dignità di uomini e donne che vi operano, cosa che non è accaduto negli ultimi mesi, contrassegnati da una precisa volontà demolitrice finalizzata a desertificare un pezzo di società siciliana per difendere non qualità e contenimento della spesa ma precisi investimenti economici collegati ad aspettative esplicitamente produttive. Il costo del lavoro diviene strumento di annientamento, leva coercitiva. In uno scenario apocalittico dove l’Assessore si rimangia la delibera n. 350 che la Giunta Regionale ha approvato il 4 ottobre 2010 su sua proposta ed, a legislazione vigente, adotta provvedimenti e atti che integrano violazioni dell’art. 2 della l.r. 25/93, dell’art. 39 della l.r. 23/2002, dell’art. 16 della l.r. 27/91, ci apprestiamo a proseguire ulteriori forme di protesta nella consapevolezza che giustizia, equità, imparzialità e verità costituiscono la vera linfa per stringere i denti e difendere le ragioni de lavoratori, vessati e spogliati degli elementari diritti (stipendio, futuro e serenità familiare), facilmente dimenticati da coloro che istituzionalmente ne hanno enfatizzato l’importanza in concomitanza con il 150 anniversario dell’unità d’Italia. Un popolo privo di lavoro è un popolo privo di futuro.

Giuseppe Messina,
responsabile regionale del dipartimento politiche economiche e formative Ugl Sicilia

Pubblicato il

03 Maggio 2011, 12:16

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