Un primato per pochi intimi | La serie B è corsa e fatica

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15 Dicembre 2013, 11:17

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PALERMO – La giornata è bella e piena di luce, ma il colpo d’occhio che offrono gli spalti è, come sempre da quando è serie B, desolante. Se col Novara c’era freddo e pioveva, stavolta, volendo, si poteva andare allo stadio tutti insieme, famiglie comprese, come per una gita. Invece, se col Novara eravamo poco più di settemila, ieri eravamo solo mille di più. Ma lamentarsi non conviene, chi lo fa dimostra di essere fuori dal tempo e dallo spazio. Dal mondo, insomma, perché il sabato non è mica la domenica e la serie B non è affatto la serie A.

Quindi, rassegniamoci e godiamoci questo ritorno al vertice della classifica, sperando di conservarlo a lungo, possibilmente fino all’ultima giornata. Perché, mettiamocelo bene in testa, l’unica cosa che conta è riprendersi la serie A. Tutto il resto è noia, come cantava Franco Califano. Noia, non gioia, maledetta noia: quella che ormai, dopo 18 giornate di campionato, si è ormai implacabilmente impadronita di tutti noi, vecchi esteti, innamorati marci del pallone e delle delizie che esso può regalarci. Dimentichiamole in fretta e abituiamoci ad un altro calcio, fatto di corse e rincorse trafelate, di calcioni brutali, di trame di gioco approssimative e solo raramente, molto raramente, di colpi di genio, di spunti di classe, di gol mirabolanti. Insomma, di guizzi di luce improvvisi che illuminano a giorno un palcoscenico solitamente grigio e monocorde. Come la cavatina col destro, che gli serve per lasciare di sasso l’avversario, mentre fa perno sul sinistro e d’interno, con lo stesso piede calciare quasi in sospensione e far gol nell’angolino lontano, là dove il portiere non può mai arrivare.

Sto parlando dell’unico spunto di classe ammirato ieri nei novanta minuti di una partita soporifera, a dispetto dei tre gol già realizzati prima di quello, sontuoso, di Abel Hernandez. Il redivivo. E con questo non voglio svalutare l’importanza ed anche la bellezza dei due gol di testa di Munoz, questo atleta umile e generoso che, pur tra errori grossolani che di tanto in tanto (ultimamente sempre più di rado) costellano le sue partite, ha sempre onorato la maglia. Il che, al di là di tutti i sofismi e le elucubrazioni possibili, è la cosa che conta di più. “Munoz , uno di noi”, cantava la curva, dopo la sua doppietta e lui che si infilava il pallone sotto la maglietta perché la sua compagna tra poco lo renderà padre e il suo primo pensiero stupendo è stato proprio per loro.

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Giocavamo con la Juve, il Milan, l’Inter e ora ci tocca il Cittadella, che entra in campo come paralizzato dalla paura e in un paio di minuti, su due calci piazzati, sapientemente effettuati da capitan Barreto, becca due gol quasi uguali. Mi sfiora un pensiero: vuoi vedere che stavolta finalmente vinciamo facile e non avrò da patire nemmeno un istante? Vedevo, infatti, la squadra veneta ancora più contratta, come impaurita. Sembrava che l’uno-due di Munoz l’avesse definitivamente stesa al tappeto. Che – e mancavano ancora tre quarti di partita – si fosse rassegnata alla sconfitta. Ma bastavano pochi minuti per capire che la mia era solo un’illusione e che il Cittadella si apprestava a reagire rabbiosamente, anche perché in panchina ha un mister – Foscarini – che è un caso unico, perché su quella panchina ci sta da ben nove anni. Roba più unica che rara nel calcio, e non solo di serie B.

L’allenatore veneto cambia le carte in tavola, inserendo un certo La Camera per Colombo e la partita gira. C’è in campo anche il Cittadella, che attacca, si vede dalle trame di gioco che disegna sul campo, che quei ragazzi si conoscono bene, che hanno un copione già scritto e memorizzato e non devono fare altro che metterlo in pratica. Così, prima arriva un fendente diagonale rasoterra di Pecorini, sul quale il buon Ujkani compie un mezzo prodigio (e diciamola di lui qualcosa di buono, quando se lo merita!) deviando con la punta delle dita in angolo. Poi, proprio su quell’angolo, nel mucchio selvaggio che sbuffa e ringhia a due passi dalla porta rosanero, svettano due teste, quella di Andelkovic e quella di Pellizzer: io, nella mia cronica miopia, vedo che a pizzicare quella palla è il nostro difensore, altri, molti altri, vedono invece il centrale veneto, ma il risultato è identico, perché il Cittadella, che sembrava ormai out, rientra in partita. Ed è giusto il 45′, quando l’arbitro fischia per il riposo.

La ripresa vede il Cittadella gettarsi focosamente all’attacco e così scoprirsi al punto che basterebbe sfruttare gli spazi per volare in contropiede. Ma Lafferty, dopo un buon inizio – come gli succede spesso – cala vistosamente col passar dei minuti ( e dei calcioni che prende) e Belotti, il nostro gioiello, ormai si è fatto conoscere e temere quanto basta per essere marcato (e picchiato) senza pietà in ogni angolo del campo. Eppure, anche se guardato a vista senza tregua, li subisce lui i falli da cui vengono i due calci piazzati e i due gol di Munoz. Ed è suo, infine, l‘assist a Hernandez, appena entrato al posto di Lafferty, Con quel che segue… Insomma, Belotti resta la nostra punta di diamante, uno senza macchia e senza paura. Sempre. Anche nella sua giornata meno luminosa. E il popolo rosanero (settemila, ottomila, ventimila, sempre popolo rosanero è) lo sa, tant’è vero che, quando ad una manciata di minuti dalla fine, Iachini lo sostituisce con Troianello, dagli spalti gli arriva un’autentica ovazione. Alla quale lui risponde alzando le braccia e applaudendo i suoi tifosi. La partita finisce 3-1 ed è anche un risultato ineccepibile, ma la cosa più sfiziosa è – come detto – che ci restituisce il primo posto in classifica. E sabato prossimo ci tocca, nel suo terreno, il Carpi, che è da prendere con le molle: “Attenzione, chi tocca, si brucia”, sembra avvertire. Ma con uno come Iachini, che sta sempre sul pezzo senza distrarsi mai e, all’occorrenza, tira fuori dal cilindro il coniglio che non t’aspetti (leggi Ngoyi regista davanti alla difesa, che sembra un azzardo e si rivela invece la mossa più indovinata della partita) non c’è questo pericolo: andremo a Carpi e giocheremo come sappiamo, forse non bene, ma facendo i punti che ci servono.

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15 Dicembre 2013, 11:17

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