“Supporto ai latitanti barcellonesi” |I pentiti inchiodano “zu Concettu”

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08 Luglio 2015, 05:01

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CATANIA- Concetto Bucceri avrebbe offerto i suoi “servigi” ai boss barcellonesi. Non era un “affiliato” ai Santapaola, ma l’imprenditore avrebbe avuto “contatti diretti” con il gruppo di Picanello di Catania e rapporti personali con il capomafia di Fiumefreddo di Sicilia, ormai deceduto, Paolo Brunetto. Un uomo fidato, che secondo il racconto dei pentiti Carmelo Bisognano, Alfio Castro e Santo Gullo, si sarebbe “stabilmente relazionato, nel corso di quasi un ventennio, con i barcellonesi, finendo con il costituire il loro punto di riferimento nella fascia jonica della provincia messinese e fornendo ai mafiosi del Longano assistenza logistica, specie nei periodi di latitanza”.

Concetto Bucceri è uno dei due imprenditori “amici” di cosa nostra finito nel mirino della Dia di Catania. E’ suo una parte del tesoro di 4 milioni di euro strappato ieri a Letojanni ai tentacoli della mafia da parte degli investigatori. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione su proposta formulata dal Direttore della Dia Nunzio Andrea Ferla.

Il nome e il ruolo di Concetto Bucceri come “collante” tra i barcellonesi e i santapaoliani emerge dal ciclone giudiziario dell’inchiesta “Ghota Pozzo 2” che mise in ginocchio la cupola della mafia del Longano. I Ros e la Dia nel 2011 svelarono pagine inquietanti intrise di sangue e intimidazioni: estorsioni e casi di lupara bianca. Spietati i barcellonesi. Un’indagine che stritolò anche gli affari di Tindaro Calabrese, capo dei “mazzarroti” (la frangia barcellonese a Mazzarrà Sant’Andrea). E dello scorso ottobre la condanna in appello a sei anni per Concetto Bucceri con l’accusa di concorso esterno.

E se una volta i barcellonesi avrebbero aiutato Nitto Santapaola per la sua latitanza, questa volta sarebbe stato un “catanese” a dare supporto logistico a chi viene dal crimine organizzato del litorale tirrenico. Carmelo Bucceri avrebbe aiutato Carmelo Bisognano, oggi collaboratore di giustizia, a “nascondersi”. Nel 1996 alle orecchie del pentito arrivò la soffiata di un’imminente operazione di polizia: per paura di essere arrestato si “spostò a Letojanni” insieme alla convivente. “Aloggiamo in una villetta all’interno di un residence – racconta – Bucceri Concetto” e un altro indagato “avevano la disponibilità di tale villetta e ci fu messa a disposizione“. Bucceri – secondo il pentito – era a conoscenza del fatto che Bisognano si era spostato a Letojanni “per sfuggire a una cattura“. E non solo “l’alloggio – aggiunge il pentito – ci fu messo a disposizione gratuitamente“. In quell’occasione Bucceri avrebbe fatto incontrare Bisognano con Paolo Brunetto, l’allora reggente dei Santapaola a Fiumefreddo di Sicilia. “Bucceri – dichiara il pentito ai magistrati – mi condusse personalmente a casa del Brunetto, che in quel periodo era ristretto agli arresti domiciliari Bucceri mi presentò a Paolo Brunetto come referente del gruppo dei barcellonesi e io lo conobbi come esponente dell’omonimo gruppo di Fiumefreddo”.

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Se in un primo momento il suo ponte con i barcellonesi era Bisognano, poi Bucceri – secondo il collaboratore Santo Gullo – si confronta con il boss Tindaro Calabrese. Il collaboratore avrebbe incontrato personalmente il “santapaoliano” proprio in compagnia del capomafia di Mazzarà Sant’Andrea. Ad attenderli in un paese vicino a Letojanni vi era “zu Concettu”, identificato proprio in Concetto Bucceri.

E’ il pentito “barcellonese” Alfio Castro a fornire un ritratto sulla caratura criminale di Concetto Bucceri. “Era sicuramente – racconta – organico al gruppo Picanello Santapaola e so – aggiunge – che si occupava delle estorsioni ai commercianti di Letojanni”.

 

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08 Luglio 2015, 05:01

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