Un talpa al ministero dell’Interno| Cascio, Lo Sciuto, l’incontro all’Ars

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21 Marzo 2019, 15:54

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PALERMO – La fuga di notizie è partita da Roma, in particolare dal ministero dell’Interno, ed è arrivata all’orecchio di Giovanni Lo Sciuto. Come? Secondo l’accusa, sarebbe stato Giovannantonio Macchiarola, componente dello staff dell’allora ministro Angelino Alfano a parlarne con Francesco Cascio. Macchiarola è indagato per rivelazione di segreto di ufficio, mentre Cascio di favoreggiamento.

Nel frattempo, i pm e i carabinieri di Trapani hanno incrociato tabulati e conversazioni telefoniche. Lo Sciuto aveva già appreso che tirava una bruta aria dal sostituto commissario Salvatore Passanante, in servizio al commissariato di Castelvetrano, e dal poliziotto Salvatore Giacobbe, in servizio alla prefettura. Erano notizie frammentarie, però, e così Lo Sciuto avrebbe battuto altre strade salendo di livello, da Trapani a Roma.

Il 15 settembre 2016 i carabinieri hanno intercettato la trasferta di Lo Sciuto a Palermo per partecipare da deputato ai lavori dell’Assemblea regionale siciliana. Restò all’Ars dalle 12:02 alle 16.51. In mezzo Lo Sciuto, alle 14:16, contattò Cascio, compagno di partito nel Nuovo Centrodestra: “Ehi Ciccio, ma tu sei nella tua stanza?; “ … e no, sono davanti, davanti la mia stanza sono, qua davanti sono”; ”aspetta un attimo che sto venendo”.

Alle 17 Lo Sciuto era di nuovo in macchina con Isidoro Calcara. Durante il tragitto di ritorno a casa spiegava che “i carabinieri hanno avuto il telefono sotto controllo quei venti giorni all’inizio… sarà venti giorni e poi l’hanno tolto…”. In serata confidava alla moglie: “Questa situazione di oggi mi ha scombussolato”.

Il successivo 20 settembre Lo Sciuto tornava a parlare con Calcara: “Sono stato un pochino scoglionato per questa situazione… questa situazione di là…che mi hanno detto…”.Si rammaricava di essere stato informato in ritardo: “… quello mi viene a dire il discorso dopo due mesi e mezzo… minchia… dice che lo sapeva, gli avrei detto: ‘… pezzo di minchia perché non me lo dicevi?’”.

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“Ma a lui gliel’ha detto Angelino?”, chiedeva Calcara, riferendosi al ministro Alfano. Risposta di Lo Sciuto: “… no, gliel’ha detto quello, Giovannantonio (Giovannantonio Macchiariola, ndr)  e gli stavo dicendo: ‘se mi dovevano fottere, minchia tu mi facevi fottere?… per non avvisarmi… mah, uno si deve quartiare… uno si deve quartiare tutto…”.

Da chi era partita la notizia? “Quali che fossero le ipotesi investigative alla base del procedimento penale, del dato era venuto a conoscenza Alfano Angelino – scrive il giudice per le indagini preliminari Emanuele Cersosimo – nella duplice veste di ministro dell’Interno e di presidente del Nuove Centro Destra. Il ruolo istituzionale ricoperto dall’allora titolare del Viminale, infatti, gli aveva permesso di avere contatti con soggetti terzi, i quali lo avevano reso edotto del fatto che un deputato della propria corrente politica era oggetto di indagini da parte della magistratura. Tale notizia era stata commentata da Alfano con il suo entourage, dando il via alla comunicazione della stessa da parte di Macchiarola a Cascio”.

La nota dei legali di Cascio, gli avvocati Enrico Sanseverino, Roberto Mangano e Vincenzo Maria Gaicona: “In relazione ai fatti contestati al dott. Francesco Cascio, i legali specificano che l’unica ipotesi di reato per la quale il proprio assistito è coinvolto nell’indagine riguarda un’ipotesi di favoreggiamento semplice. Cascio, secondo gli inquirenti, avrebbe comunicato all’On. Lo Sciuto l’esistenza di un’indagine a suo carico. Da quanto emerge dalla piattaforma indiziaria cristallizzata nel titolo cautelare, l’ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana è assolutamente estraneo a tutte le restanti ipotesi di reato riguardanti gli altri indagati. Il dott. Cascio, nonostante sia profondamente turbato e sorpreso dall’accaduto, ripone, come sempre, fiducia nella magistratura e siamo certi che riuscirà in tempi brevissimi a chiarire la sua posizione”.

 

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21 Marzo 2019, 15:54

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