01 Dicembre 2016, 12:30
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SIRACUSA – “Le firme probabilmente non sono false, nel senso di contraffatte; ma riprodotte all’insaputa dei sottoscrittori, in fotocopia. Da verificare”. C’è già un’ipotesi, dunque, sulla cosiddetta “firmopoli” di Siracusa, ultimo caso giudiziario e politico che sta scuotendo la cittadina aretusea. La Procura lo ha confermato stamattina. Appena 24 ore fa era scattato il sequestro a Palazzo Vermexio, sede del Comune, dei moduli che nelle Amministrative del 2013 avevano accompagnato la presentazione della lista “Rinnoviamo Siracusa Adesso”, sostenitrice dell’attuale sindaco Giancarlo Garozzo. Il caso è partito da un esposto presentato la scorsa settimana dal ‘Verde’ Peppe Patti, candidato a suo tempo in quella stessa lista. Patti ha formulato una richiesta di accesso agli atti: alla vista dei moduli ha rotto gli indugi e presentato l’esposto ai magistrati.
La Procura ha subito aperto un fascicolo contro ignoti e ascoltato Patti martedì mattina. Ieri, invece, è scattato il sequestro al palazzo di città. Oggi già le prime ipotesi: non è scontato che occorra la consulenza di un perito esperto grafologo. Le firme, per come ha già anticipato il procuratore capo Francesco Paolo Giordano “probabilmente non sono false, nel senso di contraffatte, ma riprodotte all’insaputa dei sottoscrittori in fotocopia”. Da verificare dunque questa ipotesi.
Nel frattempo la polemica politica è partita. Quella lista aveva contribuito alla vittoria di Garozzo, pur non superando, in un primo conteggio dei voti, lo sbarramento del 5% per entrare in consiglio: 2.955 consensi, il 4,94%. Un successivo ricorso al Tar portò al nuovo conteggio delle schede in 12 sezioni. Emersero 49 voti in più: la lista fu riabilitata e a gennaio 2015 arrivò a Palazzo Vermexio con tre consiglieri: Santino Armaro, Tanino Trimarchi e Loredana Spuria. Tutti confluiti nel gruppo del Pd. Armaro è l’attuale presidente del consiglio comunale, ragione per cui ieri tre consiglieri (Cetty Vinci, Salvo Sorbello e Simona Princiotta) gli hanno rivolto formale richiesta di dimissioni. “L’attività del presidente – hanno spiegato i tre – risulterebbe delegittimata qualora fosse accertato che la lista non avrebbe nemmeno dovuto concorrere alle elezioni amministrative del 2013”.
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01 Dicembre 2016, 12:30