06 Novembre 2013, 20:33
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PALERMO – “La parola sport in Sicilia non ha più lo stesso significato che aveva vent’anni e ad essersene resi conto non sono i nostri politici ma gli stessi siciliani”. Partono da questa amara, quanto veritiera, constatazione le parole del presidente del Coni Sicilia Giovanni Caramazza che, in un faccia a faccia con Livesicilia, racconta a tuttotondo quello che ad oggi dovrebbe essere il rapporto fra l’isola e un moderno concetto di attività sportiva suppotato, in egual misura, da politiche dinamiche ed impianti all’avanguardia.
Presidente Caramazza partiamo da una domanda tutt’altro che semplice, come sta lo sport in Sicilia?
“Tutt’altro che bene e a confermarlo sono i dati. La Sicilia è infatti la regione che a livello d’impiantistica sportiva occupa l’ultima posizione in Italia. Se facciamo infatti un rapido salto nel passato è dalle Universiadi del ’97 a Palermo che non si investe nell’isola per la costruzione di nuovi spazi dove poter praticare le attività sportive. Con soli cento impianti per 100mila abitanti la nostra regione non si avvicina minimamente ai 250 impianti che invece registra la media nazionale, figuriamoci poi i quasi 350 che si trovano in alcune regioni del Nord. La Regione provò a costruire nuove strutture con l’utilizzo dei fondi Por ma la cifra inziale scese a circa 50 milioni, quest’ultima utile solo alle opere di ristrutturazione operate dagli enti locali. Questo quadro deve dunque far riflettere la classe politica perchè alla Sicilia ha bisogno di luoghi in cui poter fare sport”.
In quanto Coni avete annunciato, già in diverse sedi, la presentazione di una legge quadro sullo sport in Sicilia. Di cosa si tratta?
“Quando parliamo di sport includiamo, ovviamente, tutta una serie di aree come quello della salute, dell’integrazione e dell’ambiente. Ecco perchè abbiamo prima immaginato e poi redatto una bozza di legge quadro che presenteremo alla quarta commissione Ambiente e Sport dell’Ars. Nel primo capitolo si parla di una commissione interassessoriale, presieduta dallo stesso presidente della Regione, in cui saranno presenti quattro assessori più rappresentanti del mondo sportivo che stileranno un piano triennale. La seconda parte riguarda invece l’impiantistica, e qui non si parlerà solo di grandi impianti come palazzetti o stadi ma anche dei piccoli centri d’esercizio e dei parchi che, con pochi aggiustamenti, possono trasformarsi in vere e proprie palestre all’aperto. La terza parte unisce le leggi già vigente come la n. 18, 31 e 8 mentre la parte più innovativa risiede nell’ultima dove si parla di prevenzione e qui entrerà in gioco l’assessore alla Salute con una propria commissione ad hoc. Ciò che mi auguro è che si trovi sia la coesione fra tutte le parti politiche sia la necessaria copertura finanziaria”.
Cosa comporterebbe dunque, nello specifico, il coinvolgimento dei singoli assessorati nello sviluppo delle attività motorie?
“Riparto parlando dall’assessorato alla Salute che può contare su un bilancio di 9 milardi e che potrebbe quindi destinare lo 0,1% delle sue risorse per lo svolgimento di attività motorie per la prevenzione. Pari esempio può riguardare invece l’assessorato alla Formazione. Uno dei nostri obiettivi, che trasformerebbe la nostra in una regione d’elite, sarebbe quello di portare l’attività motoria nelle scuole primarie affiancando al semplice insegnante un laureato in scienze motorie. Un progetto di questo tipo costerebbe all’incirca 7 milioni di euro l’anno. In un’assessorato che ne spende trecento per la formazione professionale, sappiamo poi con quali risultati, non mi sembra un’idea poi così irrealizzabile”.
Ma in soldoni quale cifra servirebbe allo sport siciliano per svolgere in pieno le proprie attività?
“Parliamo di quaranta milioni l’anno, se includiamo anche la costruzione di impianti sportivi, altrimenti dovremmo ragionare attaverso i fondi della comunità europea. Parlando di soldi provenienti da Bruxelles però posso dire con franchezza di non essere mai stato invitato a nessun tavolo programmatico. Ci sono tante eccellenze sportive che negli anni sono state costrette a chiudere battenti per la mancanza dei fondi provenienti dalla regione. Un esempio su tutti: la Diesse Mediterranea di Cinisi, squadra di badminton campione d’Italia per diversi anni di fila, che non è riuscita ad iscriversi all’ultima stagione. Se poi sommiamo una generale sfiducia nella promozione di nuove manifestazioni sportive, per gli scandali che hanno interessato i cosidetti ‘grandi eventi’ degli ultimi anni, comprendiamo quanto sia difficile fare sport oggi in Sicilia”.
Per l’intervista video al presidente del Coni Giovanni Caramazza, CLICCA QUI.
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06 Novembre 2013, 20:33