Una targa per Falcone e Borsellino | Rum ci mette la firma: è polemica

di

22 Maggio 2014, 10:41

2 min di lettura

PALERMO – Il velo, rosso, verrà tolto domani, in occasione delle celebrazioni della strage di Capaci. Ma la stele coperta da quel velo sta già facendo discutere. È polemica alla facoltà di giurisprudenza sulla scelta di intitolare un atrio della facoltà a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. O meglio, in discussione non è la decisione di commemorare i due magistrati uccisi dalla mafia con una targa nell’antica facoltà. Ma la decisione di aggiungere, al ricordo, la “firma” di un’associazione studentesca, la Rum, guidata fino a pochi mesi fa dall’attuale assessore regionale Nelli Scilabra, insieme all’associazione “Contrariamente”. “La memoria è di tutti”, protestano gli studenti.

“Domani – raccontano alcuni di loro che hanno inviato una lettera al nostro giornale – si svolgerà la cerimonia di commemorazione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino mediante l’apposizione di una targa contenente il seguente testo: “Tutti gli studenti di Giurisprudenza posero su proposta dell’associazione Rum-contrariamente. Da premettere – aggiungono i giovani – che gli studenti ritengono lodevole tale iniziativa ma non condividono l’apposizione di targhe o steli contenenti simboli o sigle riconducibili a qualsivoglia associazione. Una scelta, quella del riferimento alla Rum nella targa, giunta nonostante già fosse stata fatta esplicita richiesta di non inserire alcuna firma. Infatti – proseguono – nonostante il parere contrario espresso dagli organi rappresentativi, l’associazione ha insistito, vantando la titolarità dell’iniziativa per essersi fatti carico delle spese di realizzazione”.

Articoli Correlati

Insomma, non è certamente l’intitolazione dell’atrio a Falcone e Borsellino a infastidire gli studenti, bensì l’idea che si voglia mettere “il cappello” su un patrimonio che appartiene a tutti. “Riteniamo – proseguono infatti i ragazzi – che la lotta alla mafia non può essere ridotta a fini propagandistici e politici, ma che debba essere una lotta senza bandiere e partiti. Quello che sta accadendo a Giurisprudenza lascia gli studenti amareggiati e indignati sia per le modalità di realizzazione sia per i fini ultimi che poco rispecchiano la memoria e il valore dei magistrati che realmente hanno combattuto la mafia e di coloro i quali giornalmente la combattono senza alcuna firma. Così facendo – concludono gli studenti – si correrà il rischio che ogni attività possa essere ridotta a semplice strumento propagandistico e la reale volontà degli studenti venga superata dalle possibilità economiche”.

Pubblicato il

22 Maggio 2014, 10:41

Condividi sui social