Unesco, tram, Ztl e partecipate | Il 2015 di Palermo tra gioie e dolori

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31 Dicembre 2015, 06:27

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PALERMO – Il tram che finalmente viaggia su 17 chilometri di binari, evitando il rischio di penali e restituzioni di somme, è l’ultima immagine di un 2015 che i palermitani ricorderanno. Dodici mesi nel corso dei quali giunta e consiglio comunale hanno discusso e approvato importanti atti che hanno segnato la vita dei cittadini del capoluogo siciliano, a cui aggiungere anche un riconoscimento come quello Unesco che ha portato con sé chiusure al traffico e pedonalizzazioni. Scelte non sempre accettate all’unanimità, spesso contestate e al centro delle polemiche politiche, ma che nel bene o nel male (a seconda dei punti di vista) hanno reso il 2015 un anno per certi versi non facile da dimenticare.

Partiamo dalla proclamazione, da parte dell’Unesco, del percorso arabo-normanno come patrimonio dell’umanità: un riconoscimento che riguarda anche Monreale e Cefalù, ma in cui inevitabilmente la quinta città d’Italia ha avuto un ruolo da protagonista potendo contare su sette monumenti sui nove totali. Una vittoria che non è stata però indolore, visto che per convincere gli ispettori dell’agenzia Onu Palazzo delle Aquile ha deciso di liberare piazza del Parlamento dalle auto e di rivoluzionare il traffico, dividendo corso Vittorio Emanuele in due e riservando una corsia solo a pedoni e ciclisti. Un nuovo piano della circolazione che ha riguardato anche Porta Nuova e corso Alberto Amedeo, con annesse polemiche e lamentele.

Ma il tema del “traffico” è stato sicuramente quello più caldo: non solo corso Vittorio Emanuele, ma anche la conferma di via Maqueda, l’arredamento delle aree pedonalizzate e l’estensione dello stop al traffico a via Ruggero Settimo. Un insieme di provvedimenti inizialmente contestati ma poi gradualmente apprezzati, tanto da spingere residenti e commercianti a chiederne di ulteriori. E, per restare nell’ambito traffico, non vanno dimenticati i nuovi 4 autovelox fissi di viale Regione siciliana.

Tornando al campo della cultura, degna di nota è anche l’organizzazione di Manifesta 2018 che proprio quest’anno è entrata nel vivo. La biennale itinerante d’arte contemporanea, che richiederà investimenti per 3,5 milioni di euro, dovrebbe portare a Palermo almeno un milione di visitatori, per la gioia degli alberghi.

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La cultura però non è tutto. Sala delle Lapidi ha per esempio approvato due regolamenti attesi da tempo, ossia quello per la movida e quello della pubblicità: due atti a “tempo”, visto che entrambi dovranno tornare in Aula nel 2016 per il loro completamento e la loro piena attuazione, ma che comunque erano ormai diventati due chimere. Il consiglio comunale ricorderà questo 2015 anche per l’arresto di un suo componente, Pino Faraone, sostituito per il momento da Paolo Porzio.

Un capitolo a parte meritano le partecipate. L’Amap, grazie al cambio del proprio statuto, ha aperto il suo capitale anche ad altri comuni, candidandosi a diventare il gestore del servizio idrico dell’area metropolitana; la Reset si è vista riconoscere l’esenzione iva che vale 5 milioni di euro, necessari per sostenere economicamente tutti i dipendenti ex Gesip; l’Amat ha invece brindato al nuovo contratto di servizio che significa, in soldoni, tram, Ztl e strisce blu in aumento, per la disperazione (in questi ultimi due casi) di parecchi palermitani.

Il 2015 sarà anche ricordato per i grandi cantieri, specie per quello di via Amari e del Politeama dell’anello ferroviario: nel primo caso il braccio di ferro con la Tecnis ha portato il Comune a rinviare i lavori di scavo, nel secondo i cittadini hanno protestato contro il taglio degli alberi. Concludiamo con il Capodanno, croce e delizia di questi ultimi anni: nel 2015 è stato a rischio più che mai, tanto da spingere il sindaco a ipotizzarne l’annullamento, mentre ai progetti di Natale è finita anche peggio visto che non sono ufficialmente partiti.

 

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31 Dicembre 2015, 06:27

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