Un'Invincibile Estate - Live Sicilia

Un’Invincibile Estate

Dialogo con una figlia che non c'è più

Guardo la Tua foto Carlotta , rivolgi a me i tuoi occhi e sorridi in quell’ immagine dei tuoi sedici anni , luminosa e bellissima .Venti anni di tempo umano, venti lunghi anni trascorsi lontano da Te ma con Te accanto, pronta , a volte ,a sorreggere il mio passo stanco, oppure a distrarmi dalle umane crudelta, sempre presente a disvelarmi la verita’ delle cose e la ragione della vita stessa.

Penso che la mia vita e’ composta da due parti, Ester che rinnova ad ogni risveglio la sua vita terrena ed Ester che ritorna al Tuo tempo Carlotta, attraverso per esempio, il ricordo di un pomeriggio d’ estate trascorso insieme di cui percepisco ancora la luce ed i suoni, la tua voce che canta insieme a me. Eppure ad ogni mattina mi risveglio piu’ buona e quindi piu’ forte, sempre piu protesa all’ umana comprensione come se il dolore fosse l’ unica forma di conoscenza vera. E ‘ morto Piero Angela , Ti ricordi sedute sul divani , tu piccina accanto a me scoprivamo cio che lui ci narrava; non era ateo esattamente come Eugenio Scalfari morto un mese fa che e’ andato avanti ad aspettarlo , ambedue intelligentissime menti si interrogavano sull‘esistenza di Dio forse consapevoli che al crescere della conoscenza cresce la consapevolezza che siamo molto piu’ di cio’ che e’ visibile , forse scoprendo che veramente c’ e’ una scintilla divina dentro di noi che permane e si ricongiunge a cio’ che per noi oggi e’ incommensurabile, incomprensibile. Scalfari scriveva “ Ma voi pretendete anche di sapere e di sapervi spiegare chi siete, qual è il vostro rapporto con l’universo ed esso universo a quali leggi obbedisca, quale sia la sua sostanza e la sua intima organizzazione”.

Ho continuato a camminare figlia mia ed a volte penso a quante persone si sentono inutilmente depresse da un senso di oppressione e morte e questo sentimento deforma la loro esistenza nonostante posseggano una vita intensa e ricca di significato,. Virginia Wolf con la sua tristezza descrive bene il “Mal di vivere”:

“Il non essere è simile all’ovatta, in cui sono avvolte le nostre giornate. Siamo dunque fatti in modo tale da dover prendere la morte a piccole dosi, giorno per giorno, per continuare ad affrontare l’impresa di vivere?… Le nostre sembianze, le caratteristiche che ci distinguono, sono semplicemente cose puerili. Al di sotto tutto è buio, tutto s’allarga, c’è una profondità insondabile; ma di tanto in tanto noi saliamo in superficie ed è questo che gli altri conoscono di noi.” Ed ancora le sue preziose parole : ”Tutto il problema dell’esistenza consiste nel cogliere i momenti in cui le cose si fanno trasparenti e si trova la traccia. Come se, per uno squarcio improvviso, il  fondo dell’essere divenisse visibile e la poesia si facesse realtà”.
Come hai amato la vita figlia mia , non c’era spazio per la malinconia , tutto era gioia e speranza ,e penso Tu voglia che io ricordi a tutti coloro che possono vivere pienamente, il valore assoluto del dono della vita che merita attenzione e consapevolezza. Mi sovvengono alla mente le riflessioni e le confessioni di un filosofo Marco Aurelio che, seduto sul trono del più grande impero dell’antichità, si rivolgeva al mondo come a un incessante fluire di tutte le cose e scriveva:” le attività e le passioni umane, e perfino la gloria stessa, sono solo oblio e illusione.


Bisogna approfittare del presente e delle circostanze, della possibilità di contribuire, per la propria parte, all’ordine del cosmo.” Ognuno ha il suo posto nell’universo, che gli è stato assegnato e a cui non è possibile sottrarsi e l’imperatore stoico Marco Aurelio, afferma:” brevità o durata della vita sono la medesima cosa: tutto è presente, tutto è nell’attimo che fugge, ogni impresa dipende da noi, dalla nostra volontà o disponibilità ad ascoltare, a capire”.

Marco Aurelio esercita l’eroica autenticità che sempre perseguì come un dovere verso se stesso e verso tutti gli uomini. L’imperatore scrive queste pagine nei ritagli di tempo che le cure del governo e le guerre contro le tribù germaniche gli lasciano, eppure dal suo scranno regale continuamente ammonisce: “Sii un uomo libero!”. Sono le parole che aveva pronunciato prima di lui uno schiavo frigio, Epitteto. Marco Aurelio Imperatore colui che non ha padroni le prende a prestito perche ‘teme il suo stesso potere, per preservare l’indipendenza del proprio spirito e tener fede ai doveri verso i propri simili: “Chi si lascia intimorire sbaglia come l’iracondo… Agisci rettamente e non aver paura di nessuno all’infuori di te stesso. Rimani fedele a te stesso, checché dicano di te”.

Cosi come James Hillman che nel” Codice dell’ Anima” sostiene che la nostra Anima e simile all’ immagine della ” ghianda “che si presta perfettamente a descrivere questo concetto perche‘,seppur piccolissima, contiene in sé la globalità perfettamente definita dell’intera quercia e se i fattori esterni glielo concederanno, quella sarà la sua massima realizzazione. Hillman scrive;“Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada…. Era la mano del Destino, o un preciso carattere individuale perche’ la nostra vita non è tanto determinata dalla influenze subite ma quanto dal modo in cui abbiamo imparato ad immaginarla. Credere nella nostra natura vuol dire restituirci la percezione del nostro destino, recuperare il senso della nostra vocazione, rivolgersi alla sensazione che esiste un motivo per cui la mia persona, che è unica e irripetibile, è al mondo, e che esistono cose alle quali mi devo dedicare al di là del quotidiano. Secondo Plotino noi ci siamo scelti il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all’anima e corrispondenti, alla vocazione, l’idea che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che richiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta, riceve conferma cercando di leggere ciascuna vita a ritroso”.

Ed allora ritornano le parole di commiato di Piero Angela : “ho cercato di raccontare quello che ho imparato. Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio”

Sant’ Agostino scriveva:“ Prega come se tutto dipendesse da Dio. Lavora come se tutto dipendesse da te.”

Scalfari e Piero Angela condividevano questo pensiero ed anche cio’che scrive Virginia Wolf , proprio Lei dalle profondita’ del suo dolore: “L’unica consolazione della vecchiaia era proprio questa: le passioni restano forti come sempre, ma almeno si guadagna – alla fine! – quella capacità che dà all’esistenza il suo gusto supremo – la capacità di tenere l’esperienza nelle proprie mani, e di volgerla, con una lenta rotazione, verso la Luce.

Verso al Luce ….

“Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo.” La felicità è avere un filo a cui appendere le cose… Filo che, immerso nel tesoro di un’onda, tornerebbe alla superficie ricoperto di perle”.

E Tu Carlotta nella tua breve vita sei stata un oceano di sentimenti e

Mi hai lasciato perle di felicita’ che scorrono tra i miei pensieri e li benedicono

Vorrei infine Carlotta che Tu prendessi per mano due bambine travolte dall’ incredibile gesto delle loro madri: Elena Del Pozzo e Diana Pifferi e raccontassi loro cos’e’ l’ amore di una madre:- la mamma e’ il primo volto da guardare , e’ il sorriso ,e’ la dedizione, e’la cura, e’ il sacrificio ,e’ purezza. Gioca con loro e restituisci loro l’innocenza tradita ,le risate sottratte, l’ abbraccio infinito che a loro e’ mancato. Infine a Te angelo della mia anima dedico questa poesia:

Mia cara,
nel bel mezzo dell’odio
ho scoperto che vi era in me
un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime
ho scoperto che vi era in me
un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos
ho scoperto che vi era in me
un’ invincibile tranquillità.
Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell’inverno,
ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate.
E che ciò mi rende felice.
Perché afferma che non importa
quanto duramente il mondo
vada contro di me,
in me c’è qualcosa di più forte,
qualcosa di migliore
che mi spinge subito indietro.

(Albert Camus)

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