12 Giugno 2013, 13:08
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PALERMO – Nel Pd palermitano scoppia il caso “unioni civili”. Il giorno dopo l’approvazione del registro da parte del consiglio comunale del capoluogo siciliano, che ha visto il voto favorevole del Pdl e dell’Udc ma anche l’assenza in blocco della pattuglia democratica, monta una polemica che coinvolge i vertici nazionali del partito e chiede conto e ragione di doppi incarichi e astensioni.
A Sala delle Lapidi, infatti, il Pd può contare su tre consiglieri: Rosario Filoramo, la parlamentare nazionale Teresa Piccione (vicina al segretario regionale Giuseppe Lupo e di estrazione ex Margherita) e Carlo Di Pisa, eletto anche col sostegno dell’ex ministro Salvatore Cardinale. Pattuglia che, ieri sera, mentre l’Aula di piazza Pretoria approvava a stragrande maggioranza e con consensi trasversali il registro delle unioni civili, era però assente in blocco. “Un’assenza scandalosa – l’aveva definita ieri Francesco Bertolino (Idv) – immaginare il primo partito della sinistra italiana latitante sui temi della cittadinanza e della difesa dei diritti dell’individuo è davvero triste. Votare quest’atto insieme ai consiglieri responsabili del Pdl e senza quelli del Pd è stato davvero paradossale”.
“Io sono stato presente fino a un certo punto della seduta, poi mi sono dovuto allontanare – spiega Di Pisa – e comunque se fossi rimasto mi sarei astenuto, così come ho fatto per il prelievo del punto: manca una legge nazionale, il registro così com’è non serve a nulla e non sortisce alcun effetto”. Una posizione peraltro annunciata, come annunciate erano le assenze della Piccione (impegnata alla Camera) e di Filoramo, che per il momento è fuori città ma che si era detto comunque favorevole all’istituzione del registro. “L’assenza del Pd da Sala delle Lapidi durante il voto non è stata determinata da una scelta politica ma dalle contingenze determinatesi – dice la Piccione – ho fatto presente nelle sedi opportune che io non avrei potuto essere presente perché impegnata in votazioni di Aula a Roma e che i consiglieri Filoramo e Di Pisa non erano presenti per impegni personali. Ogni polemica sull’argomento è solo pretestuosa”.
Ma la polemica, oggi, è continuata a montare e stavolta dentro lo stesso Partito Democratico anche per il fatto che, nelle altre grandi città italiane che hanno approvato il registro (Milano, Bari, Torino, Firenze e Napoli), le amministrazioni comunali sono tutte di sinistra e sostenute dal Pd, quando addirittura non guidate da esponenti democratici.
A dar fuoco alle polveri, per primo, ci ha pensato Fabrizio Ferrandelli. “Giudico poco seria la clamorosa assenza di ieri sera a Sala delle Lapidi dei consiglieri del Partito Democratico – tuona il deputato regionale, che può invece vantare il voto favorevole di due consiglieri comunali a lui vicini, Fabrizio Ferrara e Antonella Monastra – l’atteggiamento del Pd non è stato per niente responsabile. Garantire l’iscrizione dei bambini al nido, l’inserimento nella graduatoria emergenza abitativa, l’integrazione all’affitto e le attività assistenziali anche a chi non è sposato sono idee e valori che dovrebbero essere la carta di identità di un partito moderno che si batte affinché le diversità non si trasformino mai in diseguaglianze”.
Dose rincarata, nel corso della mattinata, anche dal parlamentare nazionale Davide Faraone che ha diramato un comunicato congiunto con Ivan Scalfarotto, vicepresidente nazionale del Pd. “I segnali che arrivano da Palermo sono poco comprensibili – scrivono i due – il Pd non partecipa alla votazione per l’istituzione del registro delle unioni civili e lascia che questo venga approvato anche con l’appoggio di Pdl e Udc. Nella città che quest’anno sarà sede del Pride nazionale potevamo segnare un passo più deciso verso l’approvazione dei diritti e essere partecipi di questo atto di civiltà. Dobbiamo anche smetterla di portare avanti le solite scuse di benaltrismo rispetto alle priorità della città e di carattere simbolico del registro”. “Mi auguro che l’assenza dei consiglieri sia stata soltanto un fatto causale – commenta il deputato regionale Antonello Cracolici – la battaglia sul riconoscimento delle unioni civili è propria del Pd, non credo possano esserci dubbi in questo senso”.
Prova invece a buttare acqua sul fuoco il segretario provinciale Enzo Di Girolamo: “Non ha senso far polemiche, la Piccione è in Parlamento e Filoramo fuori città. La linea del Pd è chiara: siamo a favore del registro per le unioni civili, una posizione che nessuno può cambiare arbitrariamente senza un congresso. E come partito abbiamo anche aderito al Pride che si terrà a Palermo”. Un sostegno venuto anche dalle circoscrizioni: “I gruppi del Pd ei quartieri hanno votato tutti a favore del registro – dice Fabio Teresi (Pd), presidente della Quinta circoscrizione – spero sia stata un’assenza casuale, che comunque rimane gravissima. Uno dei consiglieri dice che si sarebbe astenuto? Bene, dovrà spiegarlo al partito ma è una sua posizione personale, non è certo quella del Pd”. Ma Teresi punta il dito anche contro il doppio incarico della Piccione, deputata e consigliere comunale: “E’ un tema che va affrontato in sede di partito, non possiamo permetterci queste assenze. Ci vuole una presenza costante in consiglio comunale”.
LE REAZIONI
“Il gruppo consiliare del PD ha preferito non votare, non si capisce il motivo, nessuno ne parla, ma resta un vulnus nei rapporti tra la base ed il gruppo consiliare al Comune – dice Maurizio Li Muli, consigliere Pd della Quinta circoscrizione – mentre nelle Circoscrizioni i Consiglieri del PD lavorano, incessantemente per recuperare un difficile rapporto con i cittadini ai quali troppo spesso, purtroppo, non si riesce a dare risposta; risulta perlomeno bizzarra la loro assenza su dei temi così importanti. La loro assenza penso sia un chiaro segnale politico e personale, che però non rappresenta e non potrebbe rappresentare l’intendimento del Partito, anche perché quest’ultimo a Palermo, negli ultimi tempi, non ha mai convocato i gruppi dirigenti, nè per discutere il rapporto tra il PD e questa Amministrazione nè per prendere posizioni su questi ed altri temi. Adesso, dopo questa approvazione, dovremo modificare tutti i regolamenti comunali, dall’iscrizione agli asili nido alle case popolari ed in Circoscrizione daremo, come sempre, il ns fattivo contributo, ci auguriamo che per quella data tutto il PD abbia chiaro chi e cosa vuole essere”.
Nadia Spallitta, Vice Presidente Vicario del Consiglio comunale di Palermo.
“L’istituzione delle Registro delle Unioni Civili a Palermo, con l’obbligo per gli uffici di adeguare entro 60 giorni i regolamenti comunali in materia socio-assistenziale, alloggiativa e procedimentale, e con un ordine del giorno a firma dei consiglieri Nadia Spallitta e Giulio Cusumano, condiviso dall’aula, che dà mandato al Sindaco di promuovere tutte le opportune iniziative, affinchè si modifichi il sistema legislativo e si estendano i diritti anche alle Unioni di Fatto, rappresenta un momento di maturità politica e di consapevolezza democratica rispetto al riconoscimento di diritti inviolabili”.
“ La stessa Corte costituzionale- prosegue- con decisione 138/2010, ha sancito, ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione ( cit. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo che nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità), che “le unioni omosessuali sono formazioni sociali, tutelate dalla Costituzione, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone il riconoscimento giuridico ed i connessi diritti e doveri. In particolare, è compito dello Stato adempiere a doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale, nei casi di unioni di fatto e di persone dello stesso sesso”. “ Sempre la Corte costituzionale ai sensi dell’articolo 2 Cost. – aggiunge Spallitta – con successiva decisione del 2011, che pochi conoscono, ha affermato un ulteriore principio, riconoscendo che “i diritti inviolabili spettano ai singoli in quanto esseri umani, per cui la condizione personale di un soggetto non può essere considerata come causa di trattamenti diversificati e peggiorativi. Con questa decisione è stata dichiarata incostituzionale la norma che impediva il matrimonio di un cittadino e di uno straniero, privo di permesso di soggiorno,con affermazione di un principio del quale il legislatore non potrà non tenere conto”. “ E se quindi è compito del Parlamento adeguare la legge a ciò, che oggi la società chiede fortemente – conclude – il Comune di Palermo, per le questioni amministrative, questa risposta l’ha già data, dimostrando, altresì, una visione culturale rispettosa di diritti civili e delle libertà costituzionali”.
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